VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

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giovedì 13 dicembre 2012

Una riflessione sul Natale

Le pagine dei Vangeli dell’infanzia ci mettono
davanti alla drammaticità dell’incarnazione,
alla contraddizione di un uomo che dice
di cercare Dio e non riesce a riconoscerlo
quando Egli si fa trovare.
Lo avevano detto i profeti; Dio era stanco.
La voce roca del Battezzatore aveva
gridato a tutti di prepararsi; Dio, questa
volta, non avrebbe mandato più nessuno.
Sarebbe venuto Lui.
Troppe incomprensioni con l’umanità,
anche con l’amata sposa, Israele.
Dio non dona più la sua Parola ai profeti,
viene a parlare di persona.
Dio nasce.
Cosa è più folle, inatteso, sconcertante,
incredibile, drammatico ma magnifico.
Dio nasce, diventa uomo.
Dio si spoglia della sua divinità, perché tutti noi
possiamo essere avvolti dalla sua divinità.
Dio viene a raccontarsi, perché nessuno più vacilli;
ecco il suo vero volto.
Allora essere uomini non dev’essere così male,
se Dio accetta di diventare uomo!
Allora esiste un modo di essere uomini che ci rende vicini a Dio,
e l’umanità, vissuta con intensità, può riservarci grandi sorprese.
Ti chiedo un favore, Gesù, un dono, in questo Natale;
“Aiuta noi cristiani a essere più uomini”.
Guardo il presepe ormai pronto. Sorrido, ecco Dio.
Il Dio che qualcuno brandisce come un’arma,
il Creatore dell’Universo, il tutto; eccolo.
Fa le smorfie, gli occhi socchiusi, cercando il seno della madre.
Sorrido; non so che farmene di un Dio così.
Io voglio un Dio che mi risolva i problemi,
non uno che me ne crei!
Voglio un Dio potente, non la più fragile delle creature!
Mi spaventa e mi inquieta il vero volto di Dio, non so se
ho fatto un buon affare a credere nel Dio dei cristiani.
È solo Dio, pochi lo accolgono,
gente ambigua, mezzi furfanti.
Che ridere!
Ora la madre adolescente tenta di addormentarlo.
Tace Dio. Non dona spiegazioni. Tace.
Ti chiedo un altro favore, Gesù:
“Aiuta noi cristiani a non pensarti sulle nuvole,
dopo tutta la fatica che hai fatto per venire sulla terra”.
È segno di contraddizione un Dio così.
Innocuo, inerme, suscita violente reazioni in chi non lo accoglie.
È pieno di sangue il Natale, che abbiamo riempito di zucchero.
Il sangue di Dio.
Accetta corre il rischio; l’amore lascia liberi, ovvio.
Dio corre il rischio di non essere riconosciuto.
Per molti il Natale è una festa piena di dolore.
Non so dare una risposta del perché del dolore,
e ogni riflessione mi spinge verso il silenzio.
Guardo il neonato che ora dorme ignaro.
E se fosse tutto così semplice?
Se d’avvero, la vita fosse spogliazione e dono?
Un mistero da vivere, più che da indagare e da risolvere!
Ti chiedo un altro favore, Gesù:
“Un ultimo dono, in questo Natale;
fai un sorriso a chi non ne può più”.
È Natale finalmente, che bello.
Dio non si è ancora stancato di noi e ancora una volta,
viene nella speranza che finalmente le nostre teste dure
si ammorbidiscano e finalmente la smettiamo di lamentarci
di continuo, dicendo che Dio non ci ascolta ed è lontano,
no amici, eccolo qui, trovarlo è più facile del previsto,
ci sorride, finalmente riconosciuto!

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