VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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sabato 8 dicembre 2012

Maria, Giuseppe, l'Angelo ed il sì

“Vedi; anche Elisabetta, tua parente,
nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio
e questo è il sesto mese per Lei,                                                              
che tutti dicevano sterile; nulla
è impossibile a Dio”.
Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto”.
E l’Angelo partì da Lei. (Luca 1.36-38).
C’è il mistero dell’Annunciazione a Maria,
ma c’e anche il mistero dell’annunciazione
che riceviamo noi, nella nostra vita.
Non ce ne accorgiamo, ma milioni di
angeli passano nella nostra storia personale a portarci un’annunciazione,
a portarci il messaggio di Dio.
Non sarà l’Arcangelo Gabriele come a Maria,                                                           
ma c’è un angelo, c’è un annuncio che il Signore ci manda;                                        
ce lo manda attraverso gli uomini, attraverso un’emozione del cuore,
una gioia o un dolore.
Quest’annuncio è un atteggiamento permanente                                                       
di Dio verso ciascuno di noi.
L’annunciazione non è soltanto l’evento di Nazareth;                                                       
è un evento perenne della nostra vita.
Guai a noi se diremo di non avere avuto delle annunciazioni.
Avremo una coscienza sorda, un cuore chiuso alla percezione del
messaggio, che un Angelo continuamente ci porta da parte di Dio.
Allora facciamo attenzione, cerchiamo di capire questi segni del
Cielo che sono le annunciazioni.
Chiediamo a Maria questa grazia, perché ci possiamo accorgere
di questo passaggio d’ali nella nostra vita.
Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe,
prima che andassero a vivere insieme si
trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva
ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
Mentre però stava pensando a queste cose,                                                                
ecco che gli apparve in sogno un angelo del
Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide,                                                                                    
non temere di prendere con te Maria, tua sposa,                                                
perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù;                                               
Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era                                      
stato detto dal Signore per mezzo del profeta:                                                                          
“Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà                              
chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi”.
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva
ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa,
la quale, senza che egli la conoscesse,                    
partorì un figlio, che egli chiamò Gesù. (Matteo 1,18-25).
Dio entra nella storia degli uomini ttraverso il si della, Vergine Maria.
Ma c’è un altro si che accompagna quello di Lei; è il sì di Giuseppe.
Giuseppe era un uomo giusto, ci dice la Scrittura.
Nel suo significato biblico, il “giusto” è colui che
è fedele e osserva la legge di Dio.
Maria Vergine, colma della Grazia e della
presenza del Signore, e a Giuseppe uomo giusto,                                                                                
Dio chiede un si, che è una fede incrollabile nei
misteriosi disegni divini, è una spada che trapasserà
i loro cuori, è un calvario che inizierà subito,                                                                            
con la stalla di Betlemme e la fuga in Egitto.
Ma Maria e Giuseppe pronunciano umilmente questo si,                                      
ed entrano nel folle piano di Dio, nella storia della salvezza.
Credo che ognuno di noi abbia più di una volta fatto
esperienza che il piano di Dio si è imposto nella
nostra vita sovrastando il nostro piano.                                                                                    
E noi non abbiamo saputo acconsentire al piano di Dio.
Con troppa leggerezza rispondiamo durante la Messa:                                                                          “Rendiamo grazie a Dio”.
Ma poi, quando Tu o Dio, intervieni nella mia vita con certe prove,
con certi dolori, con situazioni che non combinano con la mia logica
o con il mio cuore o con i miei desideri o con i miei sogni o                                     
con le mie speranze, allora sono coerente con le mie parole?
Rendo davvero grazie a Dio?
Mi conservo fedele, oppure mi allontano?
È triste arrivare al termine della propria esistenza
senza aver saputo accettare il progetto di Dio;                                                                     
essersi ribellati, induriti, urtati contro il progetto di Dio.
E quindi aver vissuto senza pace interiore; perché la pace vera la
sentiamo entrando sia pure faticosamente nella volontà di Dio;
la pace è dove è il piano di Dio; che si trova lasciando fare a Dio,                                                                  come ha fatto Maria, come ha fatto Giuseppe.
Che i due grandi si di Nazareth, i due grandi obbedienti di Nazareth,                                                          ci aiutino a chinare la testa dolcemente, fiduciosamente,                                      
ogni volta che Dio ha per noi un disegno diverso dal nostro.                              
Ci aiutino a dire “Sì” per la vita di ieri, per quella di oggi e per la nostra
vita di domani; a dire “Sì” per sempre, anche per le prove che non
abbiamo accettato ieri, ed anche per le prove di domani.
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e                        
raggiunse in fretta una città di Giuda.                                                           
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.                                           
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria,                                                  
il bambino le sussultò nel grembo.                                                               
Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:                   
“Benedetta Tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!                                        
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?                                    
Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi,                                  
il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.                                                      
E beata colei che ha creduto nell’adempimento
delle parole del Signore”. (Luca 1.39-45).
Maria è divenuta madre di Dio per opera dello Spirito Santo;                                                                      è divenuta il primo ostensorio che racchiude il Santissimo,                                       
il primo ostensorio al mondo, la prima custodia di Lui.
Ma dov’è Dio, lì è carità e amore.                                                                          
E Maria allora per carità e amore, si reca in fretta nella
regione montuosa, in una città di Giuda, per aiutare la
cugina Elisabetta che aveva bisogno di Lei.
È stata questa, nella storia, la prima processione del Corpus Domini,
il canto dei pastori, il belato degli agnelli, il luccicare delle prime stelle,
l’aroma dell’ulivo, fu il primo incenso che si levò al cielo per Lui.
In alto i cuori; Maria è madre, Maria è Madre di Dio!                                           
Ma il mistero dell’Incarnazione non si esaurisce a Nazareth.
L’evento di Nazareth diventa realtà palpitante                                                     
ogni volta che si celebra la Messa.                                                                              
In ogni Messa è Nazareth.                                                                                     
In ogni Messa è il dono meraviglioso che Maria ci ha ottenuto                          
con la sua risposta a Dio e la sua risposta agli uomini:                                           
“Sia fatto di me secondo la tua Parola”.
Sull’Altare, nell’Eucaristia, Dio assume carne e sangue umano.                                                          Questo dono continuato del corpo e sangue di Cristo,                                            
ci è arrivato attraverso il corpo e il sangue di Maria.
Quando questo dono, quest’Ostia,
scenderà in noi nella comunione,
custodiamola anche noi nell’ostensorio del nostro corpo,                           
portiamola in processione nel nostro cammino quotidiano.
Contemplando Maria, capiamo che l’Eucaristia è nata lì,                                      
nel grembo Verginale di Maria, che col suo si ha dato la
vita a Gesù, il quale poi l’ha istituita nella notte dei tempi,                                                                             durante l’ultima Cena, che per noi diventerà la nostra,                                                                           Cena perenne.

 

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