VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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lunedì 24 dicembre 2012

Il rompiscatole; Gesù.

Dio viene, a rompere le uova nel paniere,
ai potenti.
Arriva l’editto del censimento, mancano
poche settimane al parto.
Bisogna partire, nonostante il pancione,
nonostante il lungo viaggio, perché un
imperatore ha deciso di contare
i suoi sudditi e di crogiolarsi nella sua superbia.
Tra i suoi sudditi, c’è Dio.
Ma lui non lo sa, anzi non gli interessa proprio niente.
In quel momento Maria ha avuto un sussulto nel cuore.
Le cose si stavano complicando.
Mettetevi nei panni di Maria, ha saputo di essere
Lei la Madre del Messia, ha avuto un chiarimento non
troppo semplice con Giuseppe suo sposo,
ora le cose sembrano procedere bene….e
arriva un contrattempo importante.
A volte mi viene da pensare, sembra che Dio gli
piaccia divertirsi con noi, che gli piaccia metterci alla prova,
difatti questi due ragazzi, avevano già avuto abbastanza
problemi, era giusto che avessero un po’ di tranquillità.
E invece no.
A Betlemme? In quella situazione?
Maria ubbidisce, si fida, si affida.
Ma i sobbalzi del ciuchino, sono molto più
dolorosi di quelli di qualche mese prima.
E l’arrivo a Betlemme è disastroso.
Me la vedo Maria, che cerca di non far preoccupare
Giuseppe che, come ogni buon maschio all’avvicinarsi
del momento del parto, è preso dal panico e cerca
di non darlo a vedere.
Non c’è posto, non per loro, almeno.
E il ventre era duro, teso, dolorante.
Fai presto Giuseppe, sussurra la piccola Maria.
E Giuseppe bussa, insiste, implora,
nessuno vuole Gesù fra le scatole, troppo intrigante.
Finche, trova un’animo pietoso che si intenerisce e li fa accomodare
nel locale dietro casa in cui si tenevano gli attrezzi e gli animali.
Va bene così, ovvio, non hanno scelta.
In quel momento, in cui Maria era adagiata sulla paglia,
sopra il mantello di Giuseppe, mentre stava preparandosi
al parto, cosa avrà pensato Maria?
Possiamo immaginarlo.
Bell’accoglienza riservata al Figlio di Dio!
Complimenti vivi all’umanità! E a Dio!
Ogni madre sa che il proprio figlio è il bene più prezioso,
più della propria vita.
Maria sa che il suo grembo contiene l’Assoluto.
E ora l’Assoluto, nasce in una stalla. Il primogenito nasce.
A nessuno interessa questo evento,
(veramente poco anche ai giorni nostri), o quasi.
Maria, stanca per il parto ma finalmente serena,
lo stringe al suo petto con amore immenso,
forse pensando al momento in cui glielo strapperemo
brutalmente per appenderlo ad una croce.
I papà e le mamme, sanno che quello è il momento
più bello della vita, e quel momento lo hanno vissuto
anche Maria e un impacciato Giuseppe.
Scorrono le ore, il Bambino, ora, dorme.
Tutto tace, tutto è silenzio,
la luna getta una pallida luce su ogni cosa.
Dio è venuto, è venuto a raccontarsi, ma è venuto in punta
di piedi per non disturbare, è venuto in umiltà.
E, in quel momento, quando finalmente il sonno sostituisce
la tensione e la stanchezza, arrivano i pastori.
È un po’ come vedersi piombare nella stanza del reparto
maternità, un gruppo di zingari numerosi e indesiderati.
Giuseppe si risveglia dal sonno e si pone
fra i pastori e Maria per proteggerla.
Dopo il primo attimo di sconcerto, legittimo,
gli animi si rasserenano.
Dopo aver veduto, riferirono quello che del
Bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si meravigliavano
delle cose che i pastori dicevano. (Luca 2,17-18).
I pastori raccontano degli angeli e dello stupore.
Maria e Giuseppe ascoltano, turbati.
Poi Maria scopre il Bambino dal mantello in cui è avvolto,
e lo mostra ai pastori.
(Nella prima apparizione ai sei veggenti a Medjugorje,
Maria gli faceva vedere il Bambino Gesù,
coprendolo e scoprendolo con il suo mantello).
Maria, da parte sua, conservava tutte queste
cose meditandole in cuor suo: (Luca 2,19).
La frase riportata da Luca, ci apre un orizzonte nuovo.
L’Evangelista, ripeterà le stesse identiche parole dopo il
ritrovamento di Gesù nel tempio, a dodici anni. (Luca 2,51).
Maria cerca di capire, medita, fa silenzio, prega intensamente.
Luca scrive che Maria metteva insieme i pezzi.
Betlemme, la stalla, i pastori, i Magi.
Maria cerca di capire, cuce insieme le cose,
trova una logica comune che viene da Dio.
Quante volte la nostra vita è sprovvista di un filo che
la unisca, di qualcosa che la tenga insieme!
Quante persone conosco, che si sentono travolte
dagli eventi e faticano a trovarne il senso!
Maria ci insegna a rientrare in noi stessi,
a lasciare che sia la Parola ad illuminare i fatti,
che sia Dio a svelarci, con discrezione,
la misura delle cose che viviamo.
Di quanto silenzio ha bisogno il nostro tempo.
E tanto più c’è caos, tanto più ci è necessario il tempo
della riflessione e della meditazione.
Prima del compimento degli otto giorni,
il Bambino va circonciso.
Una tradizione che risale all’alleanza con Mosè,
è un gesto di dono al Signore della vita,
come se si riconoscesse che tutto, anche un figlio,
è suo dono e gli appartiene.
Anche se Gesù è la presenza stessa di Dio,
Maria e Giuseppe obbediscono alla Legge,
senza porsi troppi problemi teologici.
Maria e Giuseppe salgono al tempio,
per la presentazione del loro primogenito.
Offrono due colombi, l’offerta minima, l’offerta dei poveri.
Gli affari non vanno troppo bene, a Giuseppe,
meglio stare sul risparmio.
E mentre chiedono informazioni, si avvicina loro un anziano, Simeone.
Prende il Bambino e pronuncia una strana preghiera.
Lo lasciano fare, i giovani sposi, sono rispettosi delle persone anziane,
non come adesso che non c’è più rispetto per niente.
Poi accade!
Il vecchio, sorridendo, affida il neonato alle premurose
braccia della madre, e la guarda diritto negli occhi.
Simeone li benedì e a Maria, sua Madre, disse:
“Ecco, Egli è posto per la caduta e per la risurrezione di molti
in Israele e come segno di contraddizione, e a Te una spada
trapasserà l’anima, affinche vengano svelati i pensieri
di molti cuori”. (Luca 2,33-35).
Scende il gelo, ora.
Simeone ha visto lontano; questo Bambino sarà segno di
contraddizione per molti, costringerà a schierarsi,
svelerà i segreti del cuore di ognuno e questo a Maria,
provocherà un dolore tagliente e profondo.
Tutti i genitori desiderano istintivamente il bene per i loro figli.
Succede, poi, che alcuni genitori non siano proprio in
grado di occuparsene, e facciano un sacco di danni,
ma questo è un altro discorso.
Non c’è sofferenza peggiore del vedere soffrire una persona che si ama.
Maria impallidisce.
Ha accettato, nove mesi prima, di diventare la Madre di Dio.
Sa che diventare madre richiede sacrificio e dono di se,
ed è disposta a farlo.
Ora viene a sapere che alla sofferenza che si ha come ruolo genitoriale,
alla fatica educativa di ogni bambino, si aggiungerà un fosco futuro.
Il saluto dell’angelo, la profezia su Gesù che sarà chiamato
santo, Figlio di Dio, non significa evitare la sofferenza,
per Gesù e per sua Madre.
Maria sorride e saluta, si avvia verso il sacerdote che taglierà
un minuscolo brandello di pelle a suo figlio.
A Lei, è appena stato tagliato un pezzo di cuore.
Non per questo si pentirà.
Anzi da qui prenderà la forza di seguire gli eventi della nostra salvezza.     

 

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