VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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domenica 16 dicembre 2012

Giuseppe il sognatore

Parliamo amici, un po’ dei sogni di Giuseppe.
Giuseppe è un artigiano, che ha imparato
il mestiere di falegname e che decide
di mettere su famiglia.
I suoi genitori, da tempo, hanno preso
contatti con i genitori della piccola Maria.
Giuseppe è cresciuto come accadeva allora,  
sapendo che Maria la bella sarebbe
diventata la sua sposa.
Il Vangelo, avaro, non aggiunge nulla di più, non dice niente.
Osiamo però, immaginare i semplici sogni di un ragazzo di provincia,
abituato a riconoscere la vena del legno e a seguire il percorso nodoso,
come è quello della nostra vita.
Una vita semplice, pianificata; una bella e brava moglie da amare
e rispettare, dei figli, la possibilità, un domani, di ingrandire
il laboratorio e, se Dio volesse, la possibilità di trasferirsi in una
città più grande, magari a Sefforis.
Questi credo, erano i pensieri di quel giovane sognatore.
Poi Dio gli ha fregato la ragazza!
Leggiamo il racconto di Matteo.
La nascita di Gesù avvenne in questo modo:
sua Madre Maria si era fidanzata con Giuseppe;
ma prima che essi iniziassero a vivere insieme,
si trovò che lei aveva concepito per opera dello Spirito Santo.
Il suo sposo Giuseppe, che era giusto e non voleva esporla al
pubblico ludibrio, decise di rimandarla in segreto.
Ora, quando aveva già preso una tale risoluzione,
ecco che un angelo del Signore gli apparve in sogno per dirgli:
“Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria,
tua sposa; ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo.
Darà alla luce un figlio, e tu lo chiamerai Gesù;
Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
Tutto ciò è accaduto affinchè si adempisse quanto fu
annunciato dal Signore per mezzo del profeta che dice:
“Ecco; la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio
che sarà chiamato Emmanuele, che significa: con-noi-è-Dio”.
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo
del Signore e prese con sé la sua sposa; ma non si accostò a lei,
fino alla nascita del figlio; e gli pose nome Gesù. (Matteo 1,18-25).
Me la immagino, la scena.
Giuseppe è intento a piallare un’asse, le maniche della tunica
arrotolate, il sudore che gli imperla la fronte a causa dello sforzo.
Nel suo cuore ha un uragano, gli è spuntata davanti Maria con una
pancia che sembra il mappamondo di una scuola,
aspetta un figlio; e rimane a bocca aperta incredulo.
Maria! Così timida, così riservata, gentile e sorridente.
Maria! Ma come, Maria!
Io pensavo che fosse una così brava ragazza!
(cose da non credere ragazzi)
Giuseppe è turbato, scosso, non sa cosa fare. (e te credo).
Da devoto israelita si sarebbe dovuto alzare, andare dal rabbino
di Nazareth e dire che quel figlio non era suo;
Maria sarebbe stata subito lapidata, senza pietà.
Ma Giuseppe non vuole veder morire Maria.
La ama, anche se è profondamente ferito e si sente tradito.
Trova, alla fine della sua notte agitata, una soluzione;
andrà dal rabbino per ripudiarla, per dire che  si è stancato di Maria.
Certo, Maria avrà la vita segnata, nessuno la vorrà più come sposa.
Ma, almeno, le salverà la vita!
Giuseppe, dice Matteo, è un uomo giusto.
Non giudica secondo le apparenze, mette da parte il suo orgoglio
di maschio ferito, non si appiglia alle leggi degli uomini che non
sentono ragione, né hanno misericordia.
E Dio interviene!
Il sogno convince Giuseppe; anche se lui non capisce,
che sta accadendo qualcosa di immenso.
Giuseppe si sveglia, stranito, e decide di seguire il suo sogno.
Giuseppe è un sognatore, lo sarà ancora.
Grazie ad un sogno prende con sé Maria, un sogno lo inviterà
a fuggire in Egitto, un’altro lo riporterà in patria.
Giuseppe è un papà che segue i propri sogni.
Non sogni deliranti di potere e di affermazione, ma sogni che
mettono al centro la concretezza dell’amore per la sua (strana) famiglia.
Segue il suo sogno e la sua vita è stravolta, cambiata, radicalmente mutata.
Eppure ci sta.
Maria e Giuseppe, due giovani figli del popolo di Israele,
donano la propria vita alla follia di Dio.
È accaduto amici.
Dio si diverte a tirar fuori dalle persone il meglio, a scegliere gli
abbandonati della storia, a mettere sui troni gli umili,
scaraventando a terra i potenti.
Allora andiamo con ordine, altrimenti non capiamo niente!
Maria dopo l’annuncio dell’angelo, decide di partire per
andare a trovare la cugina Elisabetta.
Maria ha sentito dire dall’angelo,
che Elisabetta sua cugina, aspettava un figlio.
L’idea le è venuta dopo qualche giorno; perché non andare a trovarla?
Un incontro per mettere in ordine le idee, per lasciar passare un pò
di tempo e capire come dirlo a Giuseppe, di quello che stava succedendo.
E soprattutto per verificare la verità di tutto ciò che stava accadendo.
Avete mai avuto dubbi di fede? Io tanti, e sempre più numerosi.
Maria va volentieri da Elisabetta per vedere se è tutto vero.
Elisabetta è l’unica che può davvero confermare,
(sempre conferme servono), quanto è successo.
Giuseppe fu contento di accompagnare Maria da Elisabetta,
pensava che per Lei stare con la cugina più anziana,
potesse esserle di aiuto, per imparare a portare avanti una famiglia.
(che ingenuo, non sapeva ancora della fregatura).
Possiamo immaginare quel viaggio.
Tanta strada attraverso bei paesaggi, un piccolo ciuchino che
porta Maria, (ed un segreto, ma diciamolo piano che non senta
Giuseppe per non rovinargli la sorpresa, la sopra c’è anche Dio;
non un’auto blindata con autista, ma un piccolo asinello, quanta umiltà).
Elisabetta è stata avvertita da una vicina dell’arrivo di una coppia.
Se l’aspettava una visita.
Il suo cuore è pieno di dolcezza e di consolazione, il ventre ormai
è evidente e lei, sterile, mai avrebbe immaginare di provare
una così forte emozione.
Eccoli finalmente, Giuseppe e Maria entrano nel cortile di casa,
e Giuseppe aiuta Maria a scendere.
Maria a piccoli passi, si avvicina, quasi timorosa a sua cugina.
È un istante lunghissimo e commovente.
Maria non osa parlare, scruta Elisabetta che, improvvisamente
allarga le braccia, ed illumina il suo viso con un sorriso:
“Ma come hai fatto a credere, piccola Maria?”.
È l’apoteosi, Maria abbraccia la cugina lodando il Signore,
mentre Giuseppe e Simeone, assistono increduli divertiti.
Poi Giuseppe senza sospettare nulla riparte per Nazareth,
lasciando Maria dalla cugina.
È tutto vero allora. Dio non si è stancato del suo popolo.
Dio interviene, Dio c’è.
Ecco la follia d’amore, Dio viene in mezzo a noi.
E lo fa attraverso la disponibilità, un po’ folle di queste due donne.
Dovremmo imparare da loro, a gioire del fatto che Dio interviene
nella storia, nella nostra vita, anche se la mia vita, a volte, è poca cosa.
Vorrei imparare da queste due donne a non mettere la mia
realizzazione al centro di me stesso, a capire che siamo solo
piccole tessere, di un immenso mosaico che Dio sta disegnando.
Ci sono dei momenti difficili, nella vita, momenti in cui dubitiamo
di farcela, o di credere, momenti in cui l’ombra e il dolore
sembrano prevalere, momenti di assoluto scoraggiamento.
In quei momenti, bisogna mettersi in viaggio e andare a trovare
qualcuno che, come noi, ha incontrato Dio da vicino,
le cose belle che Dio fa, nella nostra e nell’altrui vita. Ma.
Ma non possiamo sempre essere a mille, anche Maria se ne accorge.
È arrivato il momento di ritornare ad affrontare le realtà della vita.
L’incontro con Elisabetta l’ha caricata, gli ha donato delle certezze,
ma i mesi scorrono e la pancia si gonfia che sembra una vela al vento.
Nel viaggio di ritorno, mille pensieri affollavano la sua mente;
come dirglielo alle compagne, con cui aveva condiviso fino
a poco tempo prima, i suoi sogni di ragazza e, come spiegare
il mistero che le era scoppiato nel grembo?
Che avrebbero detto in paese?
Già, noi facciamo fatica a credere a qualche realtà che ci ferisce
e non accettiamo; pensiamo a quel piccolo paese, a quei paesani,
che sicuramente gli erano stati vicini, quando vennero a mancare
i suoi genitori, quand’era ancora in tenera età e, gli hanno fatto
da chioccia, per alleviarle il dolore causato dalla loro morte.
Sicuramente si saranno sentiti traditi per quella improvvisa notizia,
anche perché non potendo dare un nome al padre del nascituro,
sarebbe passata per un’adultera.
Povera Maria, quanti pensieri e grattacapi!
Soprattutto, come dirlo a Giuseppe?
Ecco un altro grosso problema, ce n’eravamo quasi dimenticati,
e se per caso non capisce?
Altra tegola sul capo di Maria.
Quanti grattacapi ha creato a Lei il Signore,
perché venisse al mondo il suo Figlio.
Sembrava quasi che non gli importasse niente, di quello che
sarebbe successo a quella ragazza che lui aveva scelto.
Per noi è proprio così, quando arrivano i problemi,
le malattie, le disperazioni, ci sembra proprio che Dio non
gli interessi niente di quello che ci sta succedendo,
che non gli importi proprio nulla.
Dio, Ti chiediamo, perché tutto questo?
Se pensiamo anche, che era solo l’inizio!
Che tegola, abbiamo detto, si è abbattuta sul capo di Maria,
ma ancora di più su quello di Giuseppe.
L’aveva lasciata dalla cugina contento avevamo detto.
Se l’è vista ritornare incinta!
Al vederla così con quel pancione, senz’altro sarà rimasto esterrefatto.
E, dopo un attimo di smarrimento, sarà arrivata anche la rabbia,
la disperazione per essere stato tradito,
l’illusione di farsi una famiglia con quella giovane, che lui amava,
e che ora non gli sarebbe più stato possibile.
(a quel tempo, per le donne adultere c’era la lapidazione).
In quel momento è sorta la prima crisi matrimoniale
dell’era cristiana e, l’ha generata proprio la nascita di Gesù.
Ma subito, è arrivato il primo perdono della storia.
Giuseppe, quando la vide, pensò a quel messaggio dell’angelo,
gli si schiarì la mente e capì che allora era tutto vero.
La prese per mano e, se la portò subito con sé.
Tutto era già perdonato.
Ed era contento di stargli vicino.
Ne spiava i bisogni e ne capiva le ansie.
Ne interpretava le improvvise stanchezze.
Ne assecondava i preparativi, per un Natale che ormai stava
per arrivare, quello vero, non quello taroccato e pieno
di melassa che facciamo noi. (ma questa è un’altra storia).
Una notte, Lei gli disse: “Senti Giuseppe, si muove”.
Lui allora, le posò sul grembo la mano delicatamente.
E rabbrividì di felicità.
Allora diciamo, Santa Maria, donna gestante.
Mettiti accanto a tutte quelle donne, che quel battito di cuore,
quel piccolo sussulto del loro bambino nel grembo,
non lo sentiranno più, perché hanno preferito levarselo di torno,
in quanto era d’impiccio, gli rovinava l’esistenza, la carriera
e la loro voglia di vivere e divertirsi; per poi quando ormai
è troppo tardi, ritrovarsi da sole e nella disperazione,
a riempire il cuscino di lacrime e di pentimento.
Mettiti accanto anche a quegli uomini, che perché non
si sentono sicuri dei loro sentimenti o perché non si
sentono pronti ad avere una famiglia, spingono la
compagna del momento ad abortire, privandosi della
gioia di essere come Giuseppe e, poter sentire sotto
le loro mani il tremolio di una nuova vita.
Maria non fu estranea alle tribolazioni a
cui è soggetta ogni comune gestante.
Anzi, era come se si concentrassero in Lei,
le paure di tutte le donne in attesa.
Quante domande si saranno fatti
Maria e Giuseppe in quel periodo?
Tante domande, ma al momento nessuna risposta!
E aspettando il giorno fatidico, Tu gli preparavi la tunica
con amore, mentre gli tessevi dentro di Te la tunica di carne,
magari con il presentimento, che un giorno gliel’avrebbero lacerata.
Ma intanto, Tu stavi aspettando!
Grazie Maria perché, se Gesù l’hai portato nel grembo nove mesi,
noi, ci stai portando tutta la vita!
Poi un menefreghista imperatore, decide di contare i propri sudditi.
Questa è un’altra storia e ci fermiamo.     
Che dire amici, chiediamo un po’ di serenità per poter ritornare
a sognare, buoni sogni allora aspettando la bella notizia
finalmente, buona giornata Fausto.    

   

  

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