VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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mercoledì 26 dicembre 2012

Messaggio della Madonna a Marija
del 25 Dicembre 2012 a Medjugorje.
La Madonna è venuta con Gesù bambino
tra le braccia e non ha dato messaggi,
ma Gesù bambino ha iniziato a parlare e ha detto:
“Io sono la vostra pace,
vivete i miei comandamenti”.
La Madonna e Gesù bambino, insieme,
ci hanno benedetto con il segno della croce.

Messaggio speciale della Madonna a Jakov oggi 25 Dicembre 2012 a Medjugorje

Cari figli! Donatemi la vostra vita e
abbandonatevi completamente a me
perché io possa aiutarvi a comprendere
il mio amore materno e l'amore del mio
Figlio verso di voi. 
Figli miei, io vi amo immensamente ed oggi,
in modo particolare nel giorno della nascita
del mio Figlio, desidero accogliere ciascuno di voi nel mio cuore
e donare le vostre vite al mio Figlio.
Figli miei, Gesù vi ama e vi dona la grazia di vivere nella Sua misericordia,
ma molti dei vostri cuori sono presi dal peccato e vivete nelle tenebre.
Perciò, figli miei, non aspettate, dite no al peccato e offrite i vostri
cuori al mio Figlio perché soltanto così potrete vivere la misericordia
di Dio ed incamminarvi sulla via della salvezza con Gesù nei vostri cuori.“

lunedì 24 dicembre 2012

Il rompiscatole; Gesù.

Dio viene, a rompere le uova nel paniere,
ai potenti.
Arriva l’editto del censimento, mancano
poche settimane al parto.
Bisogna partire, nonostante il pancione,
nonostante il lungo viaggio, perché un
imperatore ha deciso di contare
i suoi sudditi e di crogiolarsi nella sua superbia.
Tra i suoi sudditi, c’è Dio.
Ma lui non lo sa, anzi non gli interessa proprio niente.
In quel momento Maria ha avuto un sussulto nel cuore.
Le cose si stavano complicando.
Mettetevi nei panni di Maria, ha saputo di essere
Lei la Madre del Messia, ha avuto un chiarimento non
troppo semplice con Giuseppe suo sposo,
ora le cose sembrano procedere bene….e
arriva un contrattempo importante.
A volte mi viene da pensare, sembra che Dio gli
piaccia divertirsi con noi, che gli piaccia metterci alla prova,
difatti questi due ragazzi, avevano già avuto abbastanza
problemi, era giusto che avessero un po’ di tranquillità.
E invece no.
A Betlemme? In quella situazione?
Maria ubbidisce, si fida, si affida.
Ma i sobbalzi del ciuchino, sono molto più
dolorosi di quelli di qualche mese prima.
E l’arrivo a Betlemme è disastroso.
Me la vedo Maria, che cerca di non far preoccupare
Giuseppe che, come ogni buon maschio all’avvicinarsi
del momento del parto, è preso dal panico e cerca
di non darlo a vedere.
Non c’è posto, non per loro, almeno.
E il ventre era duro, teso, dolorante.
Fai presto Giuseppe, sussurra la piccola Maria.
E Giuseppe bussa, insiste, implora,
nessuno vuole Gesù fra le scatole, troppo intrigante.
Finche, trova un’animo pietoso che si intenerisce e li fa accomodare
nel locale dietro casa in cui si tenevano gli attrezzi e gli animali.
Va bene così, ovvio, non hanno scelta.
In quel momento, in cui Maria era adagiata sulla paglia,
sopra il mantello di Giuseppe, mentre stava preparandosi
al parto, cosa avrà pensato Maria?
Possiamo immaginarlo.
Bell’accoglienza riservata al Figlio di Dio!
Complimenti vivi all’umanità! E a Dio!
Ogni madre sa che il proprio figlio è il bene più prezioso,
più della propria vita.
Maria sa che il suo grembo contiene l’Assoluto.
E ora l’Assoluto, nasce in una stalla. Il primogenito nasce.
A nessuno interessa questo evento,
(veramente poco anche ai giorni nostri), o quasi.
Maria, stanca per il parto ma finalmente serena,
lo stringe al suo petto con amore immenso,
forse pensando al momento in cui glielo strapperemo
brutalmente per appenderlo ad una croce.
I papà e le mamme, sanno che quello è il momento
più bello della vita, e quel momento lo hanno vissuto
anche Maria e un impacciato Giuseppe.
Scorrono le ore, il Bambino, ora, dorme.
Tutto tace, tutto è silenzio,
la luna getta una pallida luce su ogni cosa.
Dio è venuto, è venuto a raccontarsi, ma è venuto in punta
di piedi per non disturbare, è venuto in umiltà.
E, in quel momento, quando finalmente il sonno sostituisce
la tensione e la stanchezza, arrivano i pastori.
È un po’ come vedersi piombare nella stanza del reparto
maternità, un gruppo di zingari numerosi e indesiderati.
Giuseppe si risveglia dal sonno e si pone
fra i pastori e Maria per proteggerla.
Dopo il primo attimo di sconcerto, legittimo,
gli animi si rasserenano.
Dopo aver veduto, riferirono quello che del
Bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si meravigliavano
delle cose che i pastori dicevano. (Luca 2,17-18).
I pastori raccontano degli angeli e dello stupore.
Maria e Giuseppe ascoltano, turbati.
Poi Maria scopre il Bambino dal mantello in cui è avvolto,
e lo mostra ai pastori.
(Nella prima apparizione ai sei veggenti a Medjugorje,
Maria gli faceva vedere il Bambino Gesù,
coprendolo e scoprendolo con il suo mantello).
Maria, da parte sua, conservava tutte queste
cose meditandole in cuor suo: (Luca 2,19).
La frase riportata da Luca, ci apre un orizzonte nuovo.
L’Evangelista, ripeterà le stesse identiche parole dopo il
ritrovamento di Gesù nel tempio, a dodici anni. (Luca 2,51).
Maria cerca di capire, medita, fa silenzio, prega intensamente.
Luca scrive che Maria metteva insieme i pezzi.
Betlemme, la stalla, i pastori, i Magi.
Maria cerca di capire, cuce insieme le cose,
trova una logica comune che viene da Dio.
Quante volte la nostra vita è sprovvista di un filo che
la unisca, di qualcosa che la tenga insieme!
Quante persone conosco, che si sentono travolte
dagli eventi e faticano a trovarne il senso!
Maria ci insegna a rientrare in noi stessi,
a lasciare che sia la Parola ad illuminare i fatti,
che sia Dio a svelarci, con discrezione,
la misura delle cose che viviamo.
Di quanto silenzio ha bisogno il nostro tempo.
E tanto più c’è caos, tanto più ci è necessario il tempo
della riflessione e della meditazione.
Prima del compimento degli otto giorni,
il Bambino va circonciso.
Una tradizione che risale all’alleanza con Mosè,
è un gesto di dono al Signore della vita,
come se si riconoscesse che tutto, anche un figlio,
è suo dono e gli appartiene.
Anche se Gesù è la presenza stessa di Dio,
Maria e Giuseppe obbediscono alla Legge,
senza porsi troppi problemi teologici.
Maria e Giuseppe salgono al tempio,
per la presentazione del loro primogenito.
Offrono due colombi, l’offerta minima, l’offerta dei poveri.
Gli affari non vanno troppo bene, a Giuseppe,
meglio stare sul risparmio.
E mentre chiedono informazioni, si avvicina loro un anziano, Simeone.
Prende il Bambino e pronuncia una strana preghiera.
Lo lasciano fare, i giovani sposi, sono rispettosi delle persone anziane,
non come adesso che non c’è più rispetto per niente.
Poi accade!
Il vecchio, sorridendo, affida il neonato alle premurose
braccia della madre, e la guarda diritto negli occhi.
Simeone li benedì e a Maria, sua Madre, disse:
“Ecco, Egli è posto per la caduta e per la risurrezione di molti
in Israele e come segno di contraddizione, e a Te una spada
trapasserà l’anima, affinche vengano svelati i pensieri
di molti cuori”. (Luca 2,33-35).
Scende il gelo, ora.
Simeone ha visto lontano; questo Bambino sarà segno di
contraddizione per molti, costringerà a schierarsi,
svelerà i segreti del cuore di ognuno e questo a Maria,
provocherà un dolore tagliente e profondo.
Tutti i genitori desiderano istintivamente il bene per i loro figli.
Succede, poi, che alcuni genitori non siano proprio in
grado di occuparsene, e facciano un sacco di danni,
ma questo è un altro discorso.
Non c’è sofferenza peggiore del vedere soffrire una persona che si ama.
Maria impallidisce.
Ha accettato, nove mesi prima, di diventare la Madre di Dio.
Sa che diventare madre richiede sacrificio e dono di se,
ed è disposta a farlo.
Ora viene a sapere che alla sofferenza che si ha come ruolo genitoriale,
alla fatica educativa di ogni bambino, si aggiungerà un fosco futuro.
Il saluto dell’angelo, la profezia su Gesù che sarà chiamato
santo, Figlio di Dio, non significa evitare la sofferenza,
per Gesù e per sua Madre.
Maria sorride e saluta, si avvia verso il sacerdote che taglierà
un minuscolo brandello di pelle a suo figlio.
A Lei, è appena stato tagliato un pezzo di cuore.
Non per questo si pentirà.
Anzi da qui prenderà la forza di seguire gli eventi della nostra salvezza.     

 

mercoledì 19 dicembre 2012

L'ATTESO

C’è un, “prima” di Gesù, è ovvio.
E non è un, “prima” qualunque; è il “prima”
che ha visto coinvolto un popolo e la sua storia.
È il “prima” di Abramo, Isacco e Giacobbe,
cercatori di Dio.
Di Mosè, un liberatore da liberare, di Saul,
Davide e Salomone, i re servi di Dio.
Dei profeti immensi come Isaia o Geremia
il perseguitato, come Elia, il divorato dal fuoco,
e come Osèa l’innamorato deluso e di Giobbe,
della preghiera dei Salmi e della saggezza dei proverbi.
Il “primo” che è l’attesa del Messia, di un liberatore,
di un nuovo (e diverso), re Davide,
di una presenza di Dio, finalmente.
Dio ha deciso di raccontarsi all’umanità,
attraverso l’esperienza di un popolo di nomadi
che si scopre chiamato a libertà.
Una storia lunga un millennio e mezzo,
fatto di passione e di infedeltà,
di grandi slanci e di grande frenate,
(fortunatamente non avevano i nostri mezzi,
altrimenti sai che ammucchiate con le loro frenate),
di colpi di luce e di lunghe e tenaci ombre.
È come se Dio, avesse avuto la pazienza
che un maestro ha con i suoi alunni;
ha atteso che l’uomo divenisse capace di accoglierlo,
di scoprire il suo vero volto.
Dio ha inventato una pedagogia della Rivelazione,
intessendo una storia che noi, ora, definiamo “di salvezza”.
il Dio di Israele è diverso da qualunque altra intuizione religiosa,
da qualunque esperienza che l’uomo abbia mai fatto del Divino.
Ma non è tutto così semplice; il volto di Dio che Israele ha scoperto,
(non per tenerlo per sé, ma per raccontarlo al mondo),
è entusiasmante,
ma non sempre facile da capire e da digerire.
L’ho visto anch’io, in me e in torno a me.
L’ho visto nei racconti che molte persone mi fanno,
parlando della loro fede, nelle fatiche e nei giri di testa che a volte,
prendono, chi dice di avere incontrato Dio; allora possiamo farci
una brutta idea di Dio, (e qui si capisce quanto sia vera la
storia dei sei veggenti di Medjugorje).
Un’idea che proviene dall’inconscio e dalla cultura,
più che dal Vangelo.
Ancora di più; anche brandendo il Vangelo possiamo dire
male Dio e di Dio,
pensando di essere persone illuminate e devote,
(basta guardare la stragrande maggioranza delle parrocchie,
dove esiste quasi una guerra per accaparrarsi il posto più in vista.
Perciò la Chiesa sente la necessità, ogni anno,
di ripercorrere, nell’anno Liturgico, il cammino della salvezza;
proprio per non correre il rischio, sempre presente,
di crearsi un Dio a propria immagine e somiglianza.
Così è accaduto a Israele e all’umanità; malgrado un millennio
di esperienze, da Abramo ai Profeti, l’idea conclusiva su chi
sia veramente Dio, non è poi granchè.
Dio è straordinario, certo, Creatore ineguagliabile,
sovrano del cosmo, inaccessibile nel suo Mistero.
Ma anche incomprensibile alle nostre povere vite.
E allora quante volte abbiamo sentito dire che;
Dio lo devi tenere buono sennò, ti bastona.
A Dio, (anche a Lui!),
devi dimostrare di valere e resti sempre, comunque,
in difetto, un vermicello, un peccatore.
Dio, se si sveglia di malumore, ti manda un cancro,
(si diceva qualche tempo fa, ma ancora adesso da qualche
persona), quando succede qualcosa, è dare la colpa a Lui e dire,
ma che male ho fatto per meritarmi questo?).
Poi Dio si è proprio rotto le scatole di non essere capito.
E ha deciso di venire a spiegarsi.
INCARNAZIONE. Dio si è stancato di non essere capito,
dicevamo, e ha deciso di diventare uomo.
Uomo; capace di raccontarsi, di spiegarsi e di svelarsi.
Uomo; perché nessuno mai potesse dire: “Dio non sa”.
Uomo, per mettersi nei nostri panni.
E allora cosa è accaduto?
Dio, nella pienezza dei tempi, si è incarnato.
Mi piace tantissimo questa parola; “Incarnazione”.
Suscita in me sensazione di concretezza, dignità e stupore.
Dire che Dio diventa uomo è un annuncio sconcertante.
Se non fossimo vaccinati da 2000 anni di cristianesimo,
scuoteremmo la testa.
Ma come, Lui che può evitarlo, decide di venire sulla terra a soffrire?
Sfido chiunque a non dire almeno una volta:
“Ma Lui che può tutto, perché permette il male e
la sofferenza, non potrebbe…….?”.
Lui che è il pienamente realizzato, la sorgente dell’amore,
la gioia eterna, accetta di essere contenuto,
di non essere amato, di sperimentare la fatica e il fallimento.
Incomprensibile. E ci mancherebbe che non lo fosse.
Talmente incomprensibile che qualcuno,
tra i discepoli, periodicamente,
ha rifiutato questa concretezza,
reputandola una finzione, un’apparenza.
Invece no; per amore Dio ha scelto di correre il rischio,
di abbandonare la sua Divinità, di annientarsi, (se lo dice S. Paolo,
lo posso dire anch’io, o no? Leggete Filippesi 2,3-11).
Perché? Per amore. Solo per amore.
È l’unica chiave di interpretazione di un gesto che,
altrimenti, non avrebbe senso.
Da nessun punto di vista.
È il gesto incomprensibile di Madre Teresa di Calcutta,
che lascia la sua scuola, che educava ragazze “bene”,
per andare ad aiutare gli intoccabili (lebbrosi, appestati), a morire.
È il gesto senza senso dei Missionari, che lasciano tutto e
vanno nei paesi martoriati, rischiando il più delle volte la vita.
È il gesto folle di chi dona la vita, senza avere nulla in contraccambio.
Come ha fatto Dio.
E lo sapeva molto bene Madre Speranza,
quello che Dio fa per noi (il mendicante).
GLI INIZI. Mettiamoci nei panni di Dio.
Decidiamo di venire a svelare il nostro vero volto;
si tratta di scegliere un tempo e un luogo, (come si fa oggi).
Voi cosa scegliereste?
Una grande metropoli, primavera del terzo millennio?
(cioè alla moda).
Ovvio che si; avreste a disposizione la mitica rete,
i satelliti, i cellulari, internet; cosa chiedere di meglio
per diffondere un messaggio che ha come finalità,
quella di essere conosciuto da quanta più gente possibile;
(vediamo la pubblicità).
E che persone scegliereste? Un personaggio alla moda,
con cultura universitaria e master in comunicazioni;
(magari accompagnato da una subrett,
il meno vestita possibile,per fare colpo). VERO!
E invece no. Dio decide di venire sulla terra in un’epoca
senza grandi possibilità comunicative;
vuole abitare in un paese sotto occupazione;
di questo paese sceglie un villaggetto del cavolo,
che sorge lontano dalle strade principali; e chiede la collaborazione
di una donna, o meglio, di un’adolescente figlia del popolo,
senza particolare istruzione, in una cultura in cui le donne non
potevano aprire bocca in pubblico.
BURLONE Dio. Dio chiede, (notate bene non impone chiede),
a Maria la bella quattordicenne di Nazareth, il permesso di
usare il suo corpo, le chiede di fargli da Madre. Assurdo.
Affidereste un qualunque compito importante a un adolescente?
NO, VERO? Ci mancherebbe!
Invece Dio si diverte a chiamare Davide, quand’era un ragazzino;
(1° Samuele 16,1-13); incarica l’acerbo Daniele di profetizzare,
per difendere Susanna; (Daniele 13); coinvolge Maria e la fa
diventare, la porta del cielo per Dio.
Ciò accade, perché gli adolescenti conservano
quel briciolo di follia che manca a noi adulti.
Follia che Dio apprezza e condivide.
Lo so, qualcuno è stanco, dopo anni di statue lacrimanti sangue,
presunte apparizioni di qua e di là, poi ci ricordiamo delle recite
natalizie all’asilo dalle suore, ci fanno storcere il naso appena
sentiamo pronunciare il nome di Maria; non dimenticando i
quadri appesi sopra la testata del letto dei nonni.
(qualcuno mi ha detto: “Ma non ti sembra che sia
diventata un po’ troppo chiacchierina?”.
Non vi dico la risposta è da censura!
Facciamo una parentesi!
Per un momento fate finta di non sapere come va a finire il film,
fate scendere Maria dagli altari su cui l’abbiamo posta,
toglietele, solo per un momento, la corona d’oro,
scioglietele le sue mani giunte, per vedere che, invece,
afferra una piccola brocca per andare a prendere acqua,
ecco questa è Maria, donna semplice e umile.
Andate con l’immaginazione a Nazareth, guardate l’ampia
collina, la terra arida, simile a certe zone del nostro sud Italia,
con pochi alberi e molte pietre, (ecco perché ha scelto Medjugorje,
gli ricorda la sua terra d’origine).
Immaginate un piccolo abitato, nulla più.
Le ragazze del luogo, brune in volto, con i capelli scuri nascosti
da un velo, una tunica in lino ampia, legata ai fianchi da una cintura,
già donne, aiutare in casa per la preparazione
del pane azzimo, (senza lievito).
Amici ultras del Fans club delle Madonne; riportare nel suo vissuto
Maria significa, sottolinearle la grandezza, non sminuirla!
È accaduto amici, che ci crediamo o meno.
È accaduto che un angelo abbia visitato Maria, per conto di Dio.
Non so cosa pensiate degli angeli.
A toglierli dalla Bibbia si strappa un buon 10 per cento delle pagine.
Certo; nel mondo del, “senonvedononcredo”, in cui siamo tutti figli
del sospetto, gli angeli adorano molto di infanzia.
Ma esistono d’avvero.
Nella Bibbia gli angeli aiutano Dio e accompagnano gli uomini.
L’angelo che viene mandato dall’adolescente
di Nazareth è particolare, un angelo “super”, l’arcangelo Gabriele.
Come rappresentarlo? Fate voi!
Credo che nessun angelo si offenda se gli togliete
le ali o se lo vestite da benzinaio….!
Rileggiamo il racconto di Luca.
Al sesto mese Dio mandò l’angelo Gabriele in una
città della Galilea chiamata Nazareth, a una vergine sposa
di un uomo di nome Giuseppe, della casa di Davide;
il nome della vergine era Maria.
Entrò da lei e le disse: “Salve, piena di grazia, il Signore è con te”.
Per tali parole ella rimase turbata e si domandava
che cosa significasse un tale saluto.
Ma l’angelo le disse: “Non temere, Maria,
perché hai trovato grazia presso Dio.
Ecco, tu concepirai nel grembo e darai alla luce un figlio.
Lo chiamerai Gesù.
Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo;
il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre,
e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno
e il suo regno non avrà mai fine”.
Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo,
poiché io non conosco uomo?”.
L’angelo le rispose: “Lo Spirito Santo scenderà sopra di te
e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra;
perciò quello che nascerà sarà chiamato santo, Figlio di Dio.
Ed ecco, Elisabetta, tua parente,
ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia,
e lei che era ritenuta sterile è già al sesto mese;
nessuna cosa infatti è impossibile a Dio”.
Disse allora Maria: “Ecco la serva del Signore;
si faccia di me come hai detto tu”.
E l’angelo si allontanò da lei, (Luca 1,26-28).
Questa è una pagina di poesia pura, una pagina da brivido.
Avete sentito bene?
Sapete perché ve lo domando?
Perché tante volte, quando in Chiesa viene letto il Vangelo,
vuoi perché siamo distratti con i nostri pensieri,
vuoi perché magari il lettore legge per conto suo,
nel senso che legge per se  e non per altri,
o magari perché ormai l’abbiamo sentita tante volte non ci
facciamo più tanto caso e non riusciamo a mettere a fuoco la storia.
Allora abbiamo sentito bene questa volta?
Allora di fronte si trovano, un’adolescente ed un Arcangelo.
Magari quella volta che ci abbiamo messo un po’ più d’impegno,
magari abbiamo pensato che Maria fosse scioccata,
neanche capace di ragionare, sbigottita diremmo noi.
E invece discutono alla pari.
Senti—le dice l’angelo--, Dio ha deciso di diventare uomo e
ha bisogno di una madre. ACCETTI?
Maria è si un po’ sbalordita, leggermente spaventata, è normale,
mica stai parlando con il vicino di casa.
Ma non per questo ha perso la parola:
“Com’è possibile?---replica Maria.
Non ho avuto rapporti coniugali col mio fidanzato”.
Maria è fidanzata a Giuseppe, promessa sposa, (usanza dell’epoca).
(Tra il fidanzamento e il matrimonio passava un anno,
in cui i promessi sposi restavano ognuno a casa propria).
Maria è estremamente concreta, tutt’altro che sulle nuvole.
Pone domande, manifesta dubbi.
L’angelo le dà una risposta divertentissima.
E questo è un problema?
Secondo te il Creatore dell’Universo,
non può far partorire una vergine?
Guarda Elisabetta, tua parente;
pur essendo in età avanzata avrà un figlio.
Nulla è impossibile a Dio. (E noi oggi pretendiamo di aver
scoperto l’inseminazione artificiale?
Da qui si capisce che leggiamo poco e male le scritture).
Mi viene da ridere a pensare a quei poveri medici della scoperta,
interviste, apparizioni in TV,
premi nobel e invece sono dei taroccatori.
Ma di questo che stiamo parlando scena muta su tutto il fronte.
Il ragionamento non fa una piega, perché abbiamo voluto togliere
la paternità a Dio di questo! (bo…).
Maria riflette, l’angelo non demorde aspetta,
aspetta una risposta; (e daie sempre risposte dobbiamo dare!).
Credo che in quel momento trepidante, il tempo si sia fermato.
Tutti gli uomini, tutta la storia, tutto il Creato,
trattennero il respiro, “tifando” per Maria.
Perché, se Maria avesse risposto picche, forse,
non saremmo qui a parlarne.
Sinceramente, voi che avreste fatto?
Non venite a dirmi, adesso che conoscete la storia,
io avrei detto si subito, che non ci credo.
Perché io sinceramente avrei pensato:
“Forse ho esagerato con la grappa e, ho le allucinazioni!”.
Oppure avrei pensato di parlarne con il mio confessore,
poi magari ne riparliamo;
e sicuramente se lo avessi fatto mi avrebbe detto:
“Questo è un segreto teniamolo per noi,
non parlarne con nessuno e lascia perdere”. Scontato!
O ancora: “Ho un contratto matrimoniale da rispettare,
non creiamo confusioni; e come la prenderà Giuseppe?”.
(Si perché Dio sembra che non gli importi un gran che di lui).
Sicuramente andrà fuori di testa.
(Vediamo cosa sta succedendo ai nostri giorni;
solo perché una ragazza dice; “non ti amo più”,
l’altro la mette a riposo per tutta la vita,
altro che libertà di pensiero).
Maria sa benissimo che, se accetta, la sua vita cambierà.
Per sempre.
C’è il rischio anche della lapidazione.
E accetta! Che coraggio folle!
Luca conclude il brano, come fosse una cronaca:
“E l’angelo si allontanò da Lei”.
Tiè, ora arrangiati, sono fatti tuoi!
Cioè; fine delle apparizioni, fine dello spettacolo,
fine dei fuochi d’artificio.
Da ora (e per sempre) Maria, resterà sola.
Sola davanti al mistero più folle.
Sola nel credere le cose più incredibili.
Nel credere che, davvero,
Dio ha voluto comprimersi nel ventre di una donna.
Nel credere che, sul serio, l’ansia di risposta che abita
il cuore di ogni uomo, si è-infine-colmata.
Nel credere che, nel modo più inatteso,
avremmo infine conosciuto Dio.
Maria risponde: “Sì”. Maria dice: “Sì”, alla follia di Dio.
Come si sarà svegliata Maria, il giorno dopo?
Cos’avrà pensato? Con chi ne avrà parlato?
Credo che se venisse da uno di noi,
nostra figlia adolescente e ci parlasse di apparizioni
di angeli e di bambini in arrivo, credetemi,
resteremo piuttosto perplessi e la porteremo da uno psicologo!
Maria ha dovuto far crescere la sua fede,
da quel momento e per sempre.
Credo che la prima persona a cui si è confidata sia stata la cugina
Elisabetta, visto che il Vangelo ci dice che partì in tutta fretta.
(ma questa è un’altra storia).
Per questo, ancora oggi,
i discepoli di suo Figlio le vogliono così bene.
Per la sua fede. Semplicemente folle.
Ed è per questo, che Maria, continua a venire su questa terra,
per implorarci, ed ammonirci di ritornare a suo Figlio,
come sta facendo a Medjugorje.
Perché tutto quello che Lei ha rischiato con quel,
“sì”, folle a Dio; non sia stata cosa inutile.  

 

domenica 16 dicembre 2012

Giuseppe il sognatore

Parliamo amici, un po’ dei sogni di Giuseppe.
Giuseppe è un artigiano, che ha imparato
il mestiere di falegname e che decide
di mettere su famiglia.
I suoi genitori, da tempo, hanno preso
contatti con i genitori della piccola Maria.
Giuseppe è cresciuto come accadeva allora,  
sapendo che Maria la bella sarebbe
diventata la sua sposa.
Il Vangelo, avaro, non aggiunge nulla di più, non dice niente.
Osiamo però, immaginare i semplici sogni di un ragazzo di provincia,
abituato a riconoscere la vena del legno e a seguire il percorso nodoso,
come è quello della nostra vita.
Una vita semplice, pianificata; una bella e brava moglie da amare
e rispettare, dei figli, la possibilità, un domani, di ingrandire
il laboratorio e, se Dio volesse, la possibilità di trasferirsi in una
città più grande, magari a Sefforis.
Questi credo, erano i pensieri di quel giovane sognatore.
Poi Dio gli ha fregato la ragazza!
Leggiamo il racconto di Matteo.
La nascita di Gesù avvenne in questo modo:
sua Madre Maria si era fidanzata con Giuseppe;
ma prima che essi iniziassero a vivere insieme,
si trovò che lei aveva concepito per opera dello Spirito Santo.
Il suo sposo Giuseppe, che era giusto e non voleva esporla al
pubblico ludibrio, decise di rimandarla in segreto.
Ora, quando aveva già preso una tale risoluzione,
ecco che un angelo del Signore gli apparve in sogno per dirgli:
“Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria,
tua sposa; ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo.
Darà alla luce un figlio, e tu lo chiamerai Gesù;
Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
Tutto ciò è accaduto affinchè si adempisse quanto fu
annunciato dal Signore per mezzo del profeta che dice:
“Ecco; la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio
che sarà chiamato Emmanuele, che significa: con-noi-è-Dio”.
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo
del Signore e prese con sé la sua sposa; ma non si accostò a lei,
fino alla nascita del figlio; e gli pose nome Gesù. (Matteo 1,18-25).
Me la immagino, la scena.
Giuseppe è intento a piallare un’asse, le maniche della tunica
arrotolate, il sudore che gli imperla la fronte a causa dello sforzo.
Nel suo cuore ha un uragano, gli è spuntata davanti Maria con una
pancia che sembra il mappamondo di una scuola,
aspetta un figlio; e rimane a bocca aperta incredulo.
Maria! Così timida, così riservata, gentile e sorridente.
Maria! Ma come, Maria!
Io pensavo che fosse una così brava ragazza!
(cose da non credere ragazzi)
Giuseppe è turbato, scosso, non sa cosa fare. (e te credo).
Da devoto israelita si sarebbe dovuto alzare, andare dal rabbino
di Nazareth e dire che quel figlio non era suo;
Maria sarebbe stata subito lapidata, senza pietà.
Ma Giuseppe non vuole veder morire Maria.
La ama, anche se è profondamente ferito e si sente tradito.
Trova, alla fine della sua notte agitata, una soluzione;
andrà dal rabbino per ripudiarla, per dire che  si è stancato di Maria.
Certo, Maria avrà la vita segnata, nessuno la vorrà più come sposa.
Ma, almeno, le salverà la vita!
Giuseppe, dice Matteo, è un uomo giusto.
Non giudica secondo le apparenze, mette da parte il suo orgoglio
di maschio ferito, non si appiglia alle leggi degli uomini che non
sentono ragione, né hanno misericordia.
E Dio interviene!
Il sogno convince Giuseppe; anche se lui non capisce,
che sta accadendo qualcosa di immenso.
Giuseppe si sveglia, stranito, e decide di seguire il suo sogno.
Giuseppe è un sognatore, lo sarà ancora.
Grazie ad un sogno prende con sé Maria, un sogno lo inviterà
a fuggire in Egitto, un’altro lo riporterà in patria.
Giuseppe è un papà che segue i propri sogni.
Non sogni deliranti di potere e di affermazione, ma sogni che
mettono al centro la concretezza dell’amore per la sua (strana) famiglia.
Segue il suo sogno e la sua vita è stravolta, cambiata, radicalmente mutata.
Eppure ci sta.
Maria e Giuseppe, due giovani figli del popolo di Israele,
donano la propria vita alla follia di Dio.
È accaduto amici.
Dio si diverte a tirar fuori dalle persone il meglio, a scegliere gli
abbandonati della storia, a mettere sui troni gli umili,
scaraventando a terra i potenti.
Allora andiamo con ordine, altrimenti non capiamo niente!
Maria dopo l’annuncio dell’angelo, decide di partire per
andare a trovare la cugina Elisabetta.
Maria ha sentito dire dall’angelo,
che Elisabetta sua cugina, aspettava un figlio.
L’idea le è venuta dopo qualche giorno; perché non andare a trovarla?
Un incontro per mettere in ordine le idee, per lasciar passare un pò
di tempo e capire come dirlo a Giuseppe, di quello che stava succedendo.
E soprattutto per verificare la verità di tutto ciò che stava accadendo.
Avete mai avuto dubbi di fede? Io tanti, e sempre più numerosi.
Maria va volentieri da Elisabetta per vedere se è tutto vero.
Elisabetta è l’unica che può davvero confermare,
(sempre conferme servono), quanto è successo.
Giuseppe fu contento di accompagnare Maria da Elisabetta,
pensava che per Lei stare con la cugina più anziana,
potesse esserle di aiuto, per imparare a portare avanti una famiglia.
(che ingenuo, non sapeva ancora della fregatura).
Possiamo immaginare quel viaggio.
Tanta strada attraverso bei paesaggi, un piccolo ciuchino che
porta Maria, (ed un segreto, ma diciamolo piano che non senta
Giuseppe per non rovinargli la sorpresa, la sopra c’è anche Dio;
non un’auto blindata con autista, ma un piccolo asinello, quanta umiltà).
Elisabetta è stata avvertita da una vicina dell’arrivo di una coppia.
Se l’aspettava una visita.
Il suo cuore è pieno di dolcezza e di consolazione, il ventre ormai
è evidente e lei, sterile, mai avrebbe immaginare di provare
una così forte emozione.
Eccoli finalmente, Giuseppe e Maria entrano nel cortile di casa,
e Giuseppe aiuta Maria a scendere.
Maria a piccoli passi, si avvicina, quasi timorosa a sua cugina.
È un istante lunghissimo e commovente.
Maria non osa parlare, scruta Elisabetta che, improvvisamente
allarga le braccia, ed illumina il suo viso con un sorriso:
“Ma come hai fatto a credere, piccola Maria?”.
È l’apoteosi, Maria abbraccia la cugina lodando il Signore,
mentre Giuseppe e Simeone, assistono increduli divertiti.
Poi Giuseppe senza sospettare nulla riparte per Nazareth,
lasciando Maria dalla cugina.
È tutto vero allora. Dio non si è stancato del suo popolo.
Dio interviene, Dio c’è.
Ecco la follia d’amore, Dio viene in mezzo a noi.
E lo fa attraverso la disponibilità, un po’ folle di queste due donne.
Dovremmo imparare da loro, a gioire del fatto che Dio interviene
nella storia, nella nostra vita, anche se la mia vita, a volte, è poca cosa.
Vorrei imparare da queste due donne a non mettere la mia
realizzazione al centro di me stesso, a capire che siamo solo
piccole tessere, di un immenso mosaico che Dio sta disegnando.
Ci sono dei momenti difficili, nella vita, momenti in cui dubitiamo
di farcela, o di credere, momenti in cui l’ombra e il dolore
sembrano prevalere, momenti di assoluto scoraggiamento.
In quei momenti, bisogna mettersi in viaggio e andare a trovare
qualcuno che, come noi, ha incontrato Dio da vicino,
le cose belle che Dio fa, nella nostra e nell’altrui vita. Ma.
Ma non possiamo sempre essere a mille, anche Maria se ne accorge.
È arrivato il momento di ritornare ad affrontare le realtà della vita.
L’incontro con Elisabetta l’ha caricata, gli ha donato delle certezze,
ma i mesi scorrono e la pancia si gonfia che sembra una vela al vento.
Nel viaggio di ritorno, mille pensieri affollavano la sua mente;
come dirglielo alle compagne, con cui aveva condiviso fino
a poco tempo prima, i suoi sogni di ragazza e, come spiegare
il mistero che le era scoppiato nel grembo?
Che avrebbero detto in paese?
Già, noi facciamo fatica a credere a qualche realtà che ci ferisce
e non accettiamo; pensiamo a quel piccolo paese, a quei paesani,
che sicuramente gli erano stati vicini, quando vennero a mancare
i suoi genitori, quand’era ancora in tenera età e, gli hanno fatto
da chioccia, per alleviarle il dolore causato dalla loro morte.
Sicuramente si saranno sentiti traditi per quella improvvisa notizia,
anche perché non potendo dare un nome al padre del nascituro,
sarebbe passata per un’adultera.
Povera Maria, quanti pensieri e grattacapi!
Soprattutto, come dirlo a Giuseppe?
Ecco un altro grosso problema, ce n’eravamo quasi dimenticati,
e se per caso non capisce?
Altra tegola sul capo di Maria.
Quanti grattacapi ha creato a Lei il Signore,
perché venisse al mondo il suo Figlio.
Sembrava quasi che non gli importasse niente, di quello che
sarebbe successo a quella ragazza che lui aveva scelto.
Per noi è proprio così, quando arrivano i problemi,
le malattie, le disperazioni, ci sembra proprio che Dio non
gli interessi niente di quello che ci sta succedendo,
che non gli importi proprio nulla.
Dio, Ti chiediamo, perché tutto questo?
Se pensiamo anche, che era solo l’inizio!
Che tegola, abbiamo detto, si è abbattuta sul capo di Maria,
ma ancora di più su quello di Giuseppe.
L’aveva lasciata dalla cugina contento avevamo detto.
Se l’è vista ritornare incinta!
Al vederla così con quel pancione, senz’altro sarà rimasto esterrefatto.
E, dopo un attimo di smarrimento, sarà arrivata anche la rabbia,
la disperazione per essere stato tradito,
l’illusione di farsi una famiglia con quella giovane, che lui amava,
e che ora non gli sarebbe più stato possibile.
(a quel tempo, per le donne adultere c’era la lapidazione).
In quel momento è sorta la prima crisi matrimoniale
dell’era cristiana e, l’ha generata proprio la nascita di Gesù.
Ma subito, è arrivato il primo perdono della storia.
Giuseppe, quando la vide, pensò a quel messaggio dell’angelo,
gli si schiarì la mente e capì che allora era tutto vero.
La prese per mano e, se la portò subito con sé.
Tutto era già perdonato.
Ed era contento di stargli vicino.
Ne spiava i bisogni e ne capiva le ansie.
Ne interpretava le improvvise stanchezze.
Ne assecondava i preparativi, per un Natale che ormai stava
per arrivare, quello vero, non quello taroccato e pieno
di melassa che facciamo noi. (ma questa è un’altra storia).
Una notte, Lei gli disse: “Senti Giuseppe, si muove”.
Lui allora, le posò sul grembo la mano delicatamente.
E rabbrividì di felicità.
Allora diciamo, Santa Maria, donna gestante.
Mettiti accanto a tutte quelle donne, che quel battito di cuore,
quel piccolo sussulto del loro bambino nel grembo,
non lo sentiranno più, perché hanno preferito levarselo di torno,
in quanto era d’impiccio, gli rovinava l’esistenza, la carriera
e la loro voglia di vivere e divertirsi; per poi quando ormai
è troppo tardi, ritrovarsi da sole e nella disperazione,
a riempire il cuscino di lacrime e di pentimento.
Mettiti accanto anche a quegli uomini, che perché non
si sentono sicuri dei loro sentimenti o perché non si
sentono pronti ad avere una famiglia, spingono la
compagna del momento ad abortire, privandosi della
gioia di essere come Giuseppe e, poter sentire sotto
le loro mani il tremolio di una nuova vita.
Maria non fu estranea alle tribolazioni a
cui è soggetta ogni comune gestante.
Anzi, era come se si concentrassero in Lei,
le paure di tutte le donne in attesa.
Quante domande si saranno fatti
Maria e Giuseppe in quel periodo?
Tante domande, ma al momento nessuna risposta!
E aspettando il giorno fatidico, Tu gli preparavi la tunica
con amore, mentre gli tessevi dentro di Te la tunica di carne,
magari con il presentimento, che un giorno gliel’avrebbero lacerata.
Ma intanto, Tu stavi aspettando!
Grazie Maria perché, se Gesù l’hai portato nel grembo nove mesi,
noi, ci stai portando tutta la vita!
Poi un menefreghista imperatore, decide di contare i propri sudditi.
Questa è un’altra storia e ci fermiamo.     
Che dire amici, chiediamo un po’ di serenità per poter ritornare
a sognare, buoni sogni allora aspettando la bella notizia
finalmente, buona giornata Fausto.    

   

  

giovedì 13 dicembre 2012

Una riflessione sul Natale

Le pagine dei Vangeli dell’infanzia ci mettono
davanti alla drammaticità dell’incarnazione,
alla contraddizione di un uomo che dice
di cercare Dio e non riesce a riconoscerlo
quando Egli si fa trovare.
Lo avevano detto i profeti; Dio era stanco.
La voce roca del Battezzatore aveva
gridato a tutti di prepararsi; Dio, questa
volta, non avrebbe mandato più nessuno.
Sarebbe venuto Lui.
Troppe incomprensioni con l’umanità,
anche con l’amata sposa, Israele.
Dio non dona più la sua Parola ai profeti,
viene a parlare di persona.
Dio nasce.
Cosa è più folle, inatteso, sconcertante,
incredibile, drammatico ma magnifico.
Dio nasce, diventa uomo.
Dio si spoglia della sua divinità, perché tutti noi
possiamo essere avvolti dalla sua divinità.
Dio viene a raccontarsi, perché nessuno più vacilli;
ecco il suo vero volto.
Allora essere uomini non dev’essere così male,
se Dio accetta di diventare uomo!
Allora esiste un modo di essere uomini che ci rende vicini a Dio,
e l’umanità, vissuta con intensità, può riservarci grandi sorprese.
Ti chiedo un favore, Gesù, un dono, in questo Natale;
“Aiuta noi cristiani a essere più uomini”.
Guardo il presepe ormai pronto. Sorrido, ecco Dio.
Il Dio che qualcuno brandisce come un’arma,
il Creatore dell’Universo, il tutto; eccolo.
Fa le smorfie, gli occhi socchiusi, cercando il seno della madre.
Sorrido; non so che farmene di un Dio così.
Io voglio un Dio che mi risolva i problemi,
non uno che me ne crei!
Voglio un Dio potente, non la più fragile delle creature!
Mi spaventa e mi inquieta il vero volto di Dio, non so se
ho fatto un buon affare a credere nel Dio dei cristiani.
È solo Dio, pochi lo accolgono,
gente ambigua, mezzi furfanti.
Che ridere!
Ora la madre adolescente tenta di addormentarlo.
Tace Dio. Non dona spiegazioni. Tace.
Ti chiedo un altro favore, Gesù:
“Aiuta noi cristiani a non pensarti sulle nuvole,
dopo tutta la fatica che hai fatto per venire sulla terra”.
È segno di contraddizione un Dio così.
Innocuo, inerme, suscita violente reazioni in chi non lo accoglie.
È pieno di sangue il Natale, che abbiamo riempito di zucchero.
Il sangue di Dio.
Accetta corre il rischio; l’amore lascia liberi, ovvio.
Dio corre il rischio di non essere riconosciuto.
Per molti il Natale è una festa piena di dolore.
Non so dare una risposta del perché del dolore,
e ogni riflessione mi spinge verso il silenzio.
Guardo il neonato che ora dorme ignaro.
E se fosse tutto così semplice?
Se d’avvero, la vita fosse spogliazione e dono?
Un mistero da vivere, più che da indagare e da risolvere!
Ti chiedo un altro favore, Gesù:
“Un ultimo dono, in questo Natale;
fai un sorriso a chi non ne può più”.
È Natale finalmente, che bello.
Dio non si è ancora stancato di noi e ancora una volta,
viene nella speranza che finalmente le nostre teste dure
si ammorbidiscano e finalmente la smettiamo di lamentarci
di continuo, dicendo che Dio non ci ascolta ed è lontano,
no amici, eccolo qui, trovarlo è più facile del previsto,
ci sorride, finalmente riconosciuto!

mercoledì 12 dicembre 2012

Pellegrinaggio a Medjugorje del 19 Agosto 2012

Eccovi amici, come promesso quando mi sarebbero arrivate le foto del pellegrinaggio,
è stata un'esperienza bellissima, conoscere persone splendide con cui abbiamo condiviso;
la preghiera, la condivisione delle nostre esperienze e delle nostre problematiche, i dolori,
le sofferenze ma anche le gioie di essere una vera famiglia.
Credo siano esperienze da fare spesso, sono le cose che con la vita frenetica che abbiamo
possono portarci a trovare un po di serenità e di pace interiore, e magari sentire il Signore
che continuamente ci parla, ma non riusciamo a sentire con il frastuono che abbiamo
attorno, è stata un'esperienza gratificante anche per me, per questo vi porto nel cuore,
nella speranza di incontrarci di nuovo per scambiare le nostre opinioni e magari poter
pregare insieme, fra poco partirò ancora una volta per Medjugorje, il 30 Dicembre e
vi presenterò tutti alla Mamma Celeste, intanto se volete, nel mio blog ho messo
tante riflessioni per l'Avvento e la settimana prossima per il Natale, quello vero,
per chi non riesco a sentire, tanti cari auguri di un Santo Natale con Gesù,
Giuseppe e Maria, ed un felice Anno nuovo nella grazia del Signore, con la
Santa speciale Benedizione della Madonna, un abbraccio a tutti da Fausto.





































































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