VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

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sabato 30 agosto 2014

Lettera a Giuda

Vogliamo sempre farci
gli affari degli altri.

Anche Giuda, forse.
Stiamo andando a passi veloci verso l’autunno,
fra poco dobbiamo cominciare a parlare del Natale,
che sarà ghiacciato sembra, (hanno già fatto le previsioni,
dicono che sarà un’inverno terribile per il freddo; però,
anche questa estate doveva essere terribile per il caldo,
forse intendevano quello che non c’è stato!), perciò
dobbiamo già prepararci per l’Avvento di logica.
Ma purtroppo da me la logica non esiste, vengo
stuzzicato da un interlocutore, (chiamiamolo così
perché non voglio mettere il nome per la praivaci),
che aveva assistito ad un incontro formativo cui
avevo partecipato, il quale aveva come tema il
tradimento, bellissimo argomento, naturalmente
abbiamo iniziato con i tradimenti antichi o se vogliamo
disobbedienze, per soffermarci poi sul tradimento di Giuda.
Quella sera avevo portato una mia tesi appunto su quel
tradimento, la quale diceva che Giuda secondo me non
è stato un traditore, ma piuttosto un ingannato, un ingenuo.
Apriti cielo, critiche a non finire, fortunatamente un
giovane sacerdote prende la parola e dice: “Hai ragione
Fausto, la tua tesi può essere giusta, però ci devi
spiegare il perché”.
Io spiego il più chiaro possibile il perché e tutto
si tranquillizza fortunatamente.
Ritorno al mio interlocutore che era presente e non ha
avuto il coraggio di intervenire.
Alcune sere più tardi, mi interpella attraverso face book,
ed è altamente arrabbiato con me, mi dice subito che
non conosco assolutamente il Vangelo, che non capisco
un cavolo della fede ed è meglio per gli altri se non partecipo
ad incontri di quel tipo e che non posso stravolgere il Vangelo.
Ho preso paura, sembrava che avessi ammazzato
un’altra volta il Signore.
Signur, perché tutti a me, non lo so, mi sembra di essere
come la c…a, che attira le mosche, è forse perché ho tanta
pazienza? ma anche quella può esaurirsi.
Senti Signore, dimmelo se sbaglio, visto che ho voluto difendere
le tue scelte, se non sbaglio, Giuda lo avevi scelto Tu, grazie.
Hai pregato un’intera notte prima di sceglierlo, e lui ti
ha seguito per tre anni, giorno e notte.
Non credo che da un momento all’altro sia diventato una disgrazia.
Credo che troppo spesso Giuda sia stato liquidato dalla
predicazione cattolica come la macchietta del tradimento,
il prototipo del disgraziato, il simbolo del male, come
fosse l’unico artefice della fine di Gesù.
Siamo dei cattolici da strapazzo, pronti solo a incolpare gli
altri, anche di colpe nostre; bravi un applauso.
No, Giuda non è un traditore, ma un discepolo che
scivola nella caligine.
Noi discepoli, che puntiamo il dito verso Giuda, siamo
sicuri di essere dei puritani, siamo sicuri di non
commettere nessun peccato?
Sinceramente non lo so!
Come Gesù dico; chi è senza peccato scagli la prima pietra;
ma dove sono, non c’è più nessuno? No Signore sono
scappati tutti! Bene allora siamo a posto!
Vorrei proprio vedervi tutti se avete il coraggio di scagliare
la prima pietra, ipocriti e falsi, sapete solo lavarvi la bocca
con sentenze, un applauso.
No, Giuda non è un traditore, è stato ingannato, da chi?
Dai sacerdoti del tempo, proprio loro lo hanno fregato,
l’unica sua colpa è quella di essere stato un ingenuo.
Invece Giuda ci è prezioso; perché, perché ci assomiglia,
perché svela che dietro ogni discepolo c’è il rischio di un
abbandono, di un disastro, di un fallimento, il mio,
il vostro, quello di tutti noi.
Perciò, parlare del percorso di Giuda significa entrare
in una dimensione di umiltà, in cui non siamo certi della
nostra salvezza, né ci vantiamo della nostra fede.
Perché, vedete, se uno dei dodici che ha guardato Gesù
negli occhi, che ha visto i lebbrosi guarire e i ciechi tornare
a vedere, che ha masticato il pane della moltiplicazione,
è caduto in quel tranello, quanta umiltà dobbiamo
mettere nel nostro discepolato!
Se guardiamo al Vangelo di Giovanni, scopriamo una
rabbia verso se stesso quando parla di Giuda, perché il
fallimento di un discepolo, è una ferita per tutta la Chiesa,
per tutta la comunità, la rabbia di Giovanni dipende dal
non aver saputo capire e fermare la deriva di uno di loro.
Cosa aveva in mente Giuda?
Innanzi tutto il suo ruolo è marginale.
I sacerdoti avevano già deliberato di uccidere Gesù.
Devono solo trovare Gesù da solo, perché avevano paura
della sommossa del popolo.
Ecco a cosa è servito Giuda, a far capire a loro chi era.
Guardate che Giuda si è accordato con i sacerdoti;
semplicemente perché voleva che Gesù si incontrasse
con loro per spiegarsi, in effetti Gesù, non si era mai
incontrato con i sacerdoti.
Pensava che riuscissero a capirsi a spiegarsi per collaborare,
ecco cosa voleva Giuda.
In effetti, non gli ha chiesto soldi per l’informazione,
sono stati loro a darglieli, come ricompensa.
Poi quando troppo tardi, ha capito di essere stato ingannato,
li ha restituiti, lui, soldi bagnati di sangue non li ha voluti.
È sempre così, il male.
Si vende come bene, o come male minore.
È sempre così; inganna, crea zone di grigio, non è riconoscibile.
Nessuno di noi berrebbe a una bottiglia etichettata come veleno!
Il male si presenta sempre come un possibile bene.
Ogni nefandezza ha avuto, all’origine, qualche buona ragione.
Per Giuda la buona ragione è aiutare Gesù a manifestare la sua
vera identità, forzargli la mano, costringerlo a uscire dalle
riservatezze e, così, essere riconosciuto dal Sinedrio.
Che però, non ha alcuna voglia di accogliere un Messia.
Figuriamoci uno strampalato come Gesù, che vuol
condividere. Scherziamo!
Giuda non voleva far arrestare Gesù, abbiamo detto,
le cose non vanno come pensava, è inorridito nel vedere
quello che stava succedendo, corre dai sacerdoti, li supplica,
getta i denari per terra, non li vuole, non erano questi i patti,
mi avete imbrogliato, non c’è stato niente da fare,
ormai la frittata era fatta.
Non me lo posso perdonare, non sono riuscito a capire
quello che Lui voleva fare, ero troppo lontano da Lui,
non posso essere perdonato.
Giuda si toglie la vita dalla disperazione.
E noi vogliamo dargli del traditore, ironia dei cristiani.
In quel gesto, c’è tutta la nostra colpevolezza di quando
cadiamo nel peccato, ma ancora abbiamo il coraggio di
puntare il dito verso Giuda e dire; traditore!
No, Giuda, io non punto il dito contro di te, non me la
sento di mettere il peso delle mie colpe sulle tue spalle,
in quella colpa, centro anch’io tantissimo, scusami se non
ho avuto il coraggio che hai avuto tu, quello di ritornare
al Sinedrio a reclamare per l’imbroglio subito, avevo
troppa paura e sono andato a nascondermi.
Però, lasciami farti un rimprovero, perché caspita non
hai risposto al richiamo di Maria, Lei era venuta a cercarti,
come ha fatto con noi, non ti ha abbandonato al tuo destino,
sei tu che non ti sei fatto trovare.
Perché!
Solo quello voglio sapere; Perché!
Guarda che Gesù ti avrebbe perdonato,
come ha fatto dalla Croce con tutti noi.
Scusaci, Giuda, se non siamo stati capaci di aiutarti, di starti
vicino, ecco il nostro dramma.
Ecco caro amico interlocutore, io la penso così, attento
però che della caligine ce né per tutti e ci si sporca pure.


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