VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



Per informazioni e contatti scrivere a:

FAUSTOBERTILLA@GMAIL.COM



CELL. 349/1009626

lunedì 14 aprile 2014

L'unzione di Betania

Proseguiamo con la storia.
IL LUNEDI DELLA SETTIMANA SANTA
Leggete se volete il brano di Giovanni (12,1-11)
È il lunedì della settimana che ora definiamo, “santa”,
per l’intensità e l’importanza di quelle ultime ore.
Gesù è a pranzo dai suoi amici;
Maria, Marta e Lazzaro, suo fratello,
appena risuscitato nel più eclatante dei miracoli di Gesù.
Un pranzo piuttosto particolare, immagino!
Riusciamo però, a immaginare il clima di quel pasto.
Gesù è abituato ad andare a Betania, dai suoi amici.
Il Vangelo è avaro di particolari; non sappiamo
quando e come si siano conosciuti, solo emerge che,
per Gesù, la casa di quei suoi coetanei è un rifugio
sicuro, e intuiamo il bisogno, per il Rabbì, di trovarsi
in mezzo a degli amici, a pochi Km da Gerusalemme
che uccide i profeti, anche senza gli apostoli, in un ruolo
che non sia quello di Maestro o del profeta contestato.
Praticamente di nascosto.
Una casa comune, con gente comune,
con un buon piatto sempre pronto, per Lui.
Che tenerezza.
Dio ha bisogno di amicizia, di quotidianità.
Se aprissimo i nostri cuori, facendoli diventare
una Betania interiore, rendendoci disponibili
e pronti ad accogliere Dio che passa.
Se avessimo il coraggio, nelle nostre preghiere,
non solo di chiedere, ma anche di ascoltare!
Tutti parlano di Lazzaro, che il tenace Caifa
ha deciso di far fuori, pure lui.
Ragion di stato, intelligente e spietato, che
sacrifica gli innocenti per evitare un male peggiore.
E così facendo uccide la giustizia. E Dio!
Gesù vive le sue ultime ore di vita.
Alle sue spalle il macchinoso complotto per
ucciderlo è a buon punto; si tratta solo di trovare
l’occasione per arrestarlo senza clamori, ma
bisogna far presto, prima della festa di pasqua.
Leggete se volete il brano di (Marco 14,1-2).
Si respira un’aria di festa, nella casa di Lazzaro.
Eppure quel clima di euforia, di cuore colmo e
riconoscente, è turbato dal velo che alcuni
colgono nello sguardo del Signore Gesù.
Che sa.
Sa, che quel miracolo è stato la goccia,
che ha fatto traboccare il vaso.
Sa, che i sadducei, stanno cercando il modo
di farlo fuori.
Sa, che quel miracolo è stato l’ultimo,
il più clamoroso, il più provocatorio.
Gesù, sa!
Se volete leggete il brano di (Giovanni 11,47-50).
Un applauso a Caifa, meravigliosa intuizione!
I suoi lo avevano detto, quando aveva deciso,
contro ogni prudenza e buon senso, di
lasciare la sicura Galilea per scendere in Giudea.
(Anche gli apostoli hanno un’intuizione,
sì, ma di codardia!).
Gli dicono infatti: Rabbì, poco fa i Giudei
cercavano di lapidarti e Tu ritorni là? (GV 11,8).
E che diamine te le vai proprio a cercare!
(Santa fifa, ora pro nobis).
Ma Gesù non pensa a sé, pensa a Lazzaro
e alle sue sorelle.
Li ama, vuole loro del bene,
sa quanto è doloroso vivere un lutto.
Lui, sa.
Difatti, Gesù è andato in Giudea dopo aver
appreso della morte dall’amico Lazzaro.
La risurrezione di Lazzaro è una prefigurazione
di quello che sta per succedere; Gesù darà la
sua vita per l’amico, perché non esiste amore
più grande di chi dà la vita per i propri amici.
Lazzaro, ora.
Noi, fa qualche giorno.
Ma questi pensieri non traspaiono, nelle parole
del Maestro; non vuole rovinare la festa.
Tutti sorridono, le donne si affaccendano;
hanno preparato un pasto sontuoso,
ci sono anche gli apostoli.
E, ad un certo punto, accade.
Specifichiamo.
Giovanni dice che è stata Maria, sorella di Marta e
Lazzaro a compiere questo gesto, alla vigilia della passione.
Gli altri Evangelisti, dicono che è stata una peccatrice a farlo,
una prostituta in casa di Simone il fariseo, detto il lebbroso.
(MC 14,3—MT 26,6—LC 7,36).
Da questa confusione, la tradizione popolare metterà
insieme tre Marie-la discepola proveniente da Magdala,
la sorella di Lazzaro e la prostituta---e ne uscirà la
splendida figura di Maria Maddalena.
Il gesto dell’unzione, alla vigilia della passione,
è certamente avvenuto.
Ed è rimasto impresso nella sensibilità dei primi testimoni.
Giovanni specifica; Maria versa una libbra di olio
essenziale di puro nardo.
Trecento grammi di puro nardo! Una follia!
Il profumo è fatto con la radice del nardo, viene dall’India,
dalle pendici delle montagne, il migliore si raccoglie
intorno ai 5000 metri di altitudine, perciò è molto prezioso.
Lavare i piedi polverosi dell’ospite, era un’attenzione
premurosa dei padroni di casa, che ordinavano ai servi
quel gesto così intimo ed efficace nel dare sollievo dopo
una lunga camminata sulle strade pietrose della Giudea.
Qui è Maria stessa a farlo, usando un unguento
che ammorbidisce e rinfresca.
Lo stesso gesto farà Gesù ai suoi attoniti discepoli,
per togliere la polvere dell’antica strada e prepararli
a percorrere la nuova via del Vangelo.
Chi frequenta la Bibbia, non può non farsi tornare
alla mente il dialogo fra la sposa e lo sposo, e la
costante presenza dei profumi e aromi,
nel poema più sensuale della Bibbia.
C’è una chiara allusione allo Sposo, Dio, che
ama la sua sposa, l’umanità, fino a dare la sua
vita per lei, in questo gesto.
Meglio!
Matteo mette sulle labbra di Gesù un’interpretazione,
che ben rivela il cupo stato d’animo del Maestro:
“Se costei ha versato sul mio corpo questo unguento,
l’ha fatto in vista della mia sepoltura, (Matteo 26,12).
Gesù accetta questo gesto d’amore, perché l’amore risuscita.
È genuino, il profumo.
Letteralmente Giovanni scrive che è autentico e fedele.
L’amore di Maria, non il profumo,
di cui questo amore è simbolo.
Nella pagina parallela del racconto di Luca (7,38),
si dice esplicitamente che il gesto è fatto da una
prostituta, in casa di Simone il fariseo.
Luca narra che la donna lava i piedi con le sue lacrime
e li asciuga con i suoi capelli sciolti.
Sciogliere i capelli è un segno impudico, riservato al
talamo nuziale, o alla provocazione della prostituta.
Questa donna usa con Gesù un linguaggio ambiguo,
l’unico che conosce.
E Gesù guarda al cuore, coglie l’essenziale,
non si lascia imbarazzare o scandalizzare.
La rassicura; le sono perdonati i suoi molti peccati
perché ha molto amato, (Luca 22,47).
Che piantagrane Gesù, un gesto così proprio
in una casa di un fariseo. Mah!
Gesù però coglie il gesto in tutta la sua profondità e gratuità.
Un gesto di perdono e di pentimento, per la prostituta.
Un gesto di riconoscenza e devozione per Maria di Betania.
Un altro colpo di ira dei farisei.
La casa si riempie della fragranza.
Ben diversa dal terribile odore di un corpo in
decomposizione di qualche giorno prima, (Giovanni 11,39).
È una fragranza che inebria, che stordisce.
Il gesto plateale suscita qualche perplessità,
in Giuda, annota un dolorante Giovanni.
Parleremo a lungo di Giuda, qui ci basta annotare
la sua obiezione, sana e sacrosanta.
Versare quel profumo è uno spreco palese.
L’essenza poteva essere venduta per trecento denari.
Ma non solo Giuda è perplesso.
In realtà la stessa osservazione la fanno i discepoli
in Matteo (26,8) e i presenti, secondo Marco (14,4).
Insomma, tutti, forse anche noi.
Nessuno capisce il valore del gesto, solo Gesù.
Maria spreca trecento denari per manifestare
il suo amore gratuito verso il Signore.
Noi magari, neanche un minuto della nostra giornata.
Non conosco il prezzo delle essenze al tempo di Gesù,
ma, trecento denari son troppi!
Tanto per capire; ricordate quando Filippo fa notare
a Gesù che duecento denari di pane non sono
sufficienti a sfamare cinquemila famiglie, (Giovanni 6,6).
Ricordate la parabola dell’operaio dell’ultima ora
da cui si capisce che una giornata di lavoro
da manovale è pagata un denaro?
Trecento denari allora è una sproporzione, un anno
di stipendio, forse un’esagerazione di chi vuole
sottolineare il grave danno fatto ai poveri.
Ne conosco di gente così, tanta.
A cominciare da quelli che pensano di sanare
l’economia e sfamare il miliardo di persone denutrite,
vendendo le (presunte) immense ricchezze del Vaticano.
Potrei essere anche d’accordo.
Però non credo che si riesca a sfamare un miliardo di
persone vendendo San Pietro e i musei Vaticani.
Ma anche se così fosse?
A chi li venderemo?
Forse qualcuno ci sarà, forse!
E se ci fosse, che se ne farebbe?
Forse il suo attico particolare in Italia!
Lasciamo perdere, che è meglio.
Però, sapete che i tre uomini più ricchi del mondo
hanno un patrimonio personale superiore al prodotto
interno lordo dei tre paesi più poveri del mondo?
A loro, però, mai nessuno chiede di vendere nulla.
Giusto, se li sono sudati a picco e pala i loro soldi, i poveretti!
No, mi spiace, facciamo così;
teniamo la vendita di San Pietro per ultima.
Prima, proviamo a versare i soldi che i grandi della terra
hanno promesso all’Africa e non hanno mai sganciato,
o a diminuire le spese per le armi, o gli stipendi dei super manager
che hanno fatto fallire multinazionali e banche, poi ne riparliamo.
Chiuso l’argomento! Speriamo!
No, a Giuda non importa molto dei poveri, 
dice Giovanni. È ladro!
È un giudizio durissimo, quello dell’evangelista,
e lo prendiamo come un dato di fatto, cercando di
inserirlo nel profilo psicologico dell’enigmatico Giuda.
(Molto spesso quelli che invocano la generosità altrui,
non sono disposti a mettere un centesimo dei propri soldi.
Si fanno virtuosi con i soldi degli altri, per sentirsi migliori.
Facile fare i generosi invitando gli altri a spendere).
Purtroppo l’argomento non è mai chiuso.
Il gesto di Maria non è capito.
Ne da Giuda, ne dagli apostoli, ne dai presenti.
Esasperando i toni, Marco dice che;
c’erano alcuni che indignati si dicevano tra loro:
a che scopo è stato fatto questo spreco di unguento?
Infatti si poteva vendere questo unguento
a oltre trecento denari per darlo ai poveri.
Ed erano infuriati contro di lei (Marco 14,4-5).
È una reazione assurda, sproporzionata, rabbiosa.
Davanti alla generosità, le persone dal cuore piccolo
si arrabbiano e giudicano folle la gratuità.
Il gesto gratuito non è capito, anzi, irrita, a volte.
Perché svela le nostre ristrettezze.
Non così Gesù.
Gesù apprezza il gesto dispendioso e inutile di Maria.
Vi coglie l’amore.
Dio ama le cose fatte con amore.
Dio ama chi compie gesti fatti con amore.
Il discepolo fa le cose che fanno gli altri, ma con amore.
Ogni gesto, anche il più insignificante,
può essere compiuto nella bellezza dell’amore.
Perché allora non prepararci ad assistere allo spettacolo
della morte di Dio facendo qualche gesto di generosità?
Proprio per fargli capire che il suo gesto d’amore,
non è stato inutile!
Un gesto bello, gratuito, libero e liberante, 
che testimonia amore e che risuscita.
Non scoraggiatevi amici.
Riempiamo di bellezze il mondo.
Della bellezza dell’Amore Misericordioso di Gesù,
ne ha proprio bisogno;

il suo motto è, tutto per Amore.

Nessun commento:

Posta un commento