VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

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domenica 13 aprile 2014

La settimana Santa

Da oggi comincia la settimana più importante per
un cristiano, la settimana cosiddetta Santa per tutto
quello che Gesù ha compiuto per tutti noi,
ed allora vogliamo ripercorrerla assieme per capire
cosa è successo, ma soprattutto perché tutto questo
è avvenuto, lo faremo a puntate, giorno per giorno
ripercorreremo il cammino di Gesù in quella settimana
particolare, buona lettura e buon cammino.
Cerchiamo di capire perché Gesù è morto.
L’esecuzione di Gesù si configura come un vero e proprio
omicidio premeditato, ed eseguito con una freddezza
sconcertante, che vede molti attori aggirarsi sulla scena del delitto.
Prima di conoscere le testimonianze di chi c’era,
e di chiederci chi è colui che è stato ucciso
e perché la sua morte è stata così
importante per la storia dell’umanità,
prima di andare oltre gli eventi per farli
risuonare nella nostra anima,
dobbiamo capire la situazione,
e sgomberare il campo dai mille dubbi che la nostra
strepitosa cultura del sospetto ha istallato nel nostro cuore.
Troppe persone, riguardo alla fede,
non sanno assolutamente nulla,
o appena le sole nozioni imparate a catechismo,
come se la fede riguardasse l’emotività e la stregoneria.
Spesso, troppo spesso, le persone e i media,
trattano le questioni di fede,
come se parlassero del paranormale o della superstizione,
come se i credenti fossero un residuo di persone
emotivamente instabili da illuminare.
Perciò, mi sento offeso quando sono
trattato come uno sciocco credulone;
so bene in chi e in che cosa ho posto la mia speranza!
Perciò amici, animo!
Che siate già discepoli o alla ricerca di Dio,
dobbiamo faticare per studiare e conoscere,
per capire e motivare le nostre scelte di vita.
A partire da qui allora, nascerà la nostra fede.
Almeno si spera!
Nel leggere in profondità i vangeli della passione;
la prima cosa che salta agli occhi,
anche a chi non ha mai letto un vangelo per intero,
è che il racconto della passione occupa un grande spazio,
all’interno del vangelo.
Giovanni, ad esempio, dedica alla passione,
dall’ultima cena alla deposizione nel sepolcro,
quasi il trenta per cento del suo scritto e anche Marco,
il più stringato e asciutto degli evangelisti,
dedica un sesto del suo vangelo a descrivere
le ultime ore della vicenda umana di Gesù.
La ragione è semplice;
il racconto della passione, morte e risurrezione di Gesù,
sta all’origine dell’annuncio Cristiano,
è lo sviluppo scritto della predicazione orale di
cui troviamo traccia nel primo discorso
fatto da Pietro il giorno di Pentecoste,
scrupolosamente riportato da Luca.
Uomini d’Israele, udite queste parole:
“Gesù il Nazareno, fu un uomo accreditato da Dio
presso di voi con prodigi, portenti e miracoli,
che per mezzo di Lui il Signore operò in mezzo a voi,
come voi ben sapete; Dio, nel suo volere e nella sua
provvidenza, ha permesso che Egli vi fosse consegnato;
e voi, per mano di empi senza legge,
lo avete ucciso inchiodandolo al patibolo”.
Ma Dio lo ha risuscitato, liberandolo dalle doglie
della morte, poiché non era possibile che la morte
lo possedesse. (Atti 2,22-24).
Il primo annuncio cristiano parte proprio da qui;
quel Gesù che avete ucciso, Dio lo ha risuscitato.
Ricordiamoci sempre che la proclamazione
della risurrezione di Gesù e la conseguente
consapevolezza degli apostoli della sua vera identità,
è fatta da persone che hanno visto e conosciuto Gesù,
lo hanno ascoltato e lo hanno seguito.
A partire dalla passione, evento che tutti noi conosciamo,
(almeno si spera), gli apostoli proclamano la
risurrezione del Crocifisso.
Ma ognuno di loro lo ha interpretato in modo diverso.
Ed è normale che sia così.
Ognuno recepisce secondo la propria disponibilità interiore,
secondo la propria sensibilità, secondo la propria
formazione umana ed esperienza spirituale.
E così abbiamo i racconti dei Vangeli un po’ diversi uno dall’altro.
Marco, è discepolo di Pietro,
e la sensibilità di Simone sembra emergere in particolare,
proprio nel racconto della passione.
Pietro era convinto della sua fede e della sua capacità;
ha dovuto brutalmente sperimentare il
suo limite per diventare discepolo.
Un po’ come succede a tutti noi!
È come se Pietro dicesse;
non proclamare che Gesù è il Cristo, come ho fatto io,
se prima non hai superato lo scandalo della croce.
La passione di Marco, non arriva improvvisa,
secondo lui durante la vita pubblica di Gesù
è stata preannunciata da due complotti (Mc 3,6-11,18).
Marco ha detto al capitolo 13 del suo Vangelo,
che una successione di cose e fatti lo può portare alla morte.
I discepoli sono impreparati e fragili rispetto agli eventi
(Simone dormi? Mc 14,37), ma la loro fragilità non è
sufficiente a fermare il Signore che si consegna agli eventi.
Il suo è uno stile asciutto,
che caratterizza il vangelo più breve dei quattro,
attento all’essenziale, quasi avaro di emozioni.
Gesù è consegnato alla brutalità degli uomini.
La passione invece, in Matteo è chiara e schematica.
Ebreo che scrive per ebrei.
Matteo si preoccupa di mostrare che Gesù compie
le Scritture, pur essendo un Messia molto diverso
da quello che la maggioranza degli ebrei aspettavano.
È molto puntuale nelle descrizioni e,
scrivendo a una comunità di ebrei,
tralascia le spiegazioni dei termini ad uso dei pagani,
come invece accade in Marco.
Solo da lui sappiamo della morte di Giuda (Mt 27,5)
e del sogno della moglie di Pilato (Mt 27,19).
Il suo, è il Vangelo più letto,
più conosciuto nella storia della Chiesa;
per molti secoli si pensava che fosse il primo
a essere stato scritto.
Il pubblicano diventato discepolo, era presente, come
Pietro, almeno alla cena e alla preghiera del Getsemani.
La passione in Luca è una manifestazione della tenerezza di Dio.
Poco attento ai particolari che riconducono all’ebraismo
(scrive per i greci!).
Luca è toccato nel profondo dalla misericordia
del Signore, ci svela il volto di un Gesù che,
dopo la lotta nell’orto degli ulivi,
compie un miracolo dopo l’altro;
“Guarisce l’orecchio del servo (Lc 22,50),
guarda Pietro e lo perdona (Lc 22,61),
salva il ladro (Lc 23,41),
perdona chi lo uccide (Lc 23,34,
la folla vedendolo morire se ne torna
indietro percuotendosi il petto (Lc 23,48),
Erode e Pilato diventano amici,
Pilato lo professa innocente e giusto (Lc 23,4-14-22).
Accettando la volontà del Padre, Gesù manifesta la sua
vera natura, il suo carattere benevolo e misericordioso.
Luca, che ha dovuto documentarsi per scrivere il suo Vangelo
(Lc 1,1-3), evita di riportare particolari cruenti o umilianti.
Luca è colui che maggiormente ci assomiglia,
non avendo, come noi, mai conosciuto Gesù
ed essendosi convertito per la predicazione di Paolo
che, a sua volta, sembra non aver mai conosciuto Gesù.
E come noi è la fede che ci fa innamorare di Cristo.
La passione di Giovanni,
come tutto il suo Vangelo, è impressionante.
Per Giovanni la passione è la manifestazione
della Gloria del Signore; Gesù non è consegnato,
tiene tutto in mano, si dona, viene innalzato, non crocifisso,
Giovanni, rispetto ai Sinottici, omette parecchi particolari;
l’agonia, il bacio di Giuda, il processo giudaico,
gli oltraggi, le tenebre al momento della croce.
Peraltro ricorda; l’interrogatorio di Anna sulla sua
dottrina (Gv 18,13-27), l’interesse di Pilato (Gv 18,28-19,16),
la discussione sul cartello della croce (Gv 19,23),
la presenza di Maria (Gv 19,25),
il riferimento all’agnello pasquale (Gv 1,36).
Giovanni evita i tratti umilianti e tragici;
egli vede già in Gesù in Croce l’incoronazione del Re.
Pur essendo il vangelo più “spirituale” dei quattro,
molti concordano nel ritenerlo il più preciso nei riferimenti
cronologici e storici, ed è la sua versione che seguiremo.
Giovanni, degli evangelisti, è l’unico che ha
potuto seguire di persona l’intera passione.
La passione, quindi, ci è raccontata in maniera prospettiva;
uno stesso evento visto da angolature diverse.
Per meditarla dobbiamo prendere i vangeli nel loro insieme,
attingere i particolari che qualcuno trascura e un altro sottolinea,
avere la pazienza di tessere un quadro completo di riferimento.
Teniamo anche presente che i vangeli sono
dei libri scritti per suscitare la fede,
non degli articoli di cronaca nera,
perciò l’esattezza e la precisione, a volte,
sono sacrificati a vantaggio dell’interpretazione,
senza per questo allontanarsi dalla verità.
E questa è una cosa importante.
Vogliamo leggere i racconti a diversi livelli; da una parte
raccontano eventi storici, e cercheremo di dare spessore
ai personaggi e ai protagonisti, dall’altra vogliamo suscitare
interrogativi e portare alla fede.
Chi è, veramente, l’appeso?
Alcuni studiosi si accaniscono contro i vangeli,
definendoli inverosimili, a causa di alcune
macroscopiche dissomiglianze fra loro.
È ciò che accade, ad esempio,
riguardo alla data della morte di Gesù.
Ma secondo Giovanni, la cena avviene prima della festa
di pasqua (Gv 13,1) e suggerisce che Gesù muore il pomeriggio
della vigilia di pasqua (Gv 19,31-42),
proprio mentre nel tempio si uccidevano gli agnelli
che sarebbero serviti per la cena serale.
Specifica, Giovanni, che quella pasqua coincideva, in quell’anno,
con il giorno di shabbat; il nostro sabato.
Perciò, possiamo dire che la festa della pasqua di quell’anno
coincise con il giorno di sabato 8 Aprile dell’anno 30.
Gesù, quindi, fu ucciso il 7 Aprile dell’anno 30, di venerdì,
e la cena si svolse in uno dei giorni precedenti,
quasi certamente il giovedì.
Sarà arrestato durante la notte del giovedì,
processato e ucciso il venerdì mattina,
e sepolto in tutta fretta prima del tramonto del venerdì,
veglia della pasqua ebraica. 

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