Giovinetto, dico a te, alzati.
Signore ti prego lasciami almeno soffrire
in pace,
non hai rispetto della mia disperazione;
non
illudermi, ne ho già prese anche troppe
illusioni,
non me ne serve un’altra, ti prego,
lasciami
piangere il mio dolore ti prego, grazie.
Ei giovinetto, guarda che dico proprio a
te,
alzati, lascia il dolore a tua madre che
non
vuol credere nel mio amore.
Siamo tutti stranieri rispetto a Dio,
siamo
tutti cittadini, grazie a Dio.
I confini li creiamo noi, ci spartiamo le
nazioni
come bottino di guerra, mettiamo sui
piatti della
bilancia i rapporti di forza della
politica e
dell’economia per acquisire potere,
gettiamo fumo
negli occhi per nascondere le scomode
verità
(sapete che i tre uomini più ricchi
d’America possiede
più del prodotto interno lordo della
somma dei
sei paesi più poveri del mondo?),
creiamo un clima di diffidenza verso il
diverso,
lo straniero, scordando che tutti siamo
stranieri
e che la terra è di Dio e di nessun
altro.
La Parola, ancora, ci aiuta a riflettere
sullo straniero,
con la straziante scena del funerale del
figlio unico
della vedova di Nain.
Quì, la vedova vede il proprio figlio
ammalarsi e morire.
Disperata, straziata dal dolore, vede le
sue opere
di bene svanire nel nulla; l’uomo giusto
non viene risparmiato dal dolore…|
Ma il figlio della vedova rivive e lei è
incredula;
ma non può essere, uno straniero che
neanche conosco
mi ha aiutata, di più, mi ha ridato mio
figlio.
È forte Gesù!
Straniero o no, credente o no, l’uomo
sperimenta che
il dolore accomuna tutti, azzera le
differenze,
avvicina all’essenziale.
Ci ricordassimo del dolore, quando ci
sbraniamo in
ufficio, sul lavoro, nelle comunità e
nelle parrocchie!
Facessimo memoria della sofferenza che
tutti ci
accomuna e che tutti colpisce, quando
siamo travolti
da delirio di onnipotenza!
Siamo tutti mendicanti di senso,
bisognosi di una
carezza, di un abbraccio sincero.
Tutti cercatori, tutti accomunati dalla stessa
incontenibile necessità di felicità.
Ma, davanti al tragico mistero della
morte le differenze
si annullano e tutto torna chiaro.
Se la morte e il dolore ci accomunano, la
speranza
e la fede ci rendono membri di una nuova
famiglia,
ci fanno portatori di una nuova logica.
Gesù ci svela il volto di un Dio che non
ci evita il dolore,
ma che lo porta con sé, lo assume e lo
redime.
Dio non ha voluto darci una risposta al
dolore, ma
lo ha condiviso e redento, riempiendolo
di luce.
No, non abbiamo facili soluzioni né
scorciatoie.
Ai discepoli il dolore non viene evitato.
La Parola, oggi, ci indica il percorso
della condivisione
del dolore, del portare insieme il peso
della ricerca
come percorso di superamento del dolore,
come fece Maria, come lo possiamo fare anche
noi,
aiutandoci e sostenendoci a vicenda.
Non scordiamoci quando siamo nel dolore,
che Gesù è venuto a condividerlo, a
conoscere cosa
vuol dire soffrire, perciò anche il
Signore sa quanto
si sta male nella sofferenza.
Perciò, sofferenti nel corpo e nell’anima
come lo
sono sempre io, non disperiamoci,
Dio è con noi, soffre con noi.
(Messo il 16 Settembre 2014)
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