Vivere, amare, rendere testimonianza.
Siamo pronti a rispondere a chiunque ci domandi
ragione della
speranza che è in noi?".
San Pietro ci
ammonisce oggi, alla fine di questo tempo
di Pasqua, a
diventare testimoni del Maestro Gesù,
a correre a
raccontare agli altri dell'incontro che ci ha
cambiato la vita,
come le donne, come i discepoli di Emmaus.
Proprio perché
abbiamo scoperto che il Signore è il nostro Dio,
desideriamo
restare con lui, con lui camminare, come lui
gioire del Padre,
possiamo rendere ragione della speranza
che è in noi e
raccontarlo.
Domenica scorsa abbiamo
accennato della tristezza nel
vedere che brutta
idea di Dio abbia la gente.
Perché, allora,
non fargli un po' noi pubblicità?
Ma noi; abbiamo
davvero scoperto la bellezza del credere
nel Dio di Gesù
Cristo?
Davvero la sua
Parola ha riempito il nostro cuore,
spalancato le nostre
ali?
Abbiamo scoperto,
nella preghiera, la gioia di incontrare
il volto
sorridente di un Padre?
Allora parliamone
in giro, senza eccessi, senza fanatismi,
senza stranezze,
pronti a rendere ragione della
speranza che c'è
in noi.
Qualche tempo fa una persona mi diceva, contenta,
Qualche tempo fa una persona mi diceva, contenta,
di come al lavoro
si fossero accorti del suo buonumore
e quando, durante
una pausa caffè, le hanno chiesto
ragione di questo
cambiamento, ha dovuto ammettere
candidamente di
avere semplicemente scoperto Dio;
momento
d'imbarazzo (tutti si aspettavano un nuovo flirt!)
e qualche
mugugno, poi, a quattr'occhi, due colleghi gli
hanno chiesto
maggiori informazioni.
Vedo davvero
intorno a me tanta sete di verità e di bellezza,
di armonia e di
luce e - ahimé - pochissimi credenti disposti
a mettersi in
gioco.
Come raccontare
il Rabbí Gesù alle tante persone assetate di verità?
Senza crociate o
slogan, ma con una salda vita interiore,
una
frequentazione di Dio che ci permetta di ricevere
il dono dello
Spirito Santo: la candela fa luce perché accesa,
non perché si
sforza.
Frequentare la
tenerezza di Dio produce in noi una luce interiore
che gli altri
percepiscono.
In verità è
proprio lo Spirito Santo a suggerirci come fare, cosa dire,
come muoverci.
Lui, se lo
lasciamo fare, parla attraverso i nostri gesti
e la nostra
disponibilità.
Il mondo non vede il Signore Gesù, noi, attraverso lo sguardo
Il mondo non vede il Signore Gesù, noi, attraverso lo sguardo
della fede, lo
sguardo "dentro", sì.
E' vera
quest'affermazione del Risorto: chi riceve il dono
della fede, chi è
disposto ad accoglierlo, questo dono,
riesce a leggere
la propria vita e la storia in maniera
completamente
diversa.
Ricordo lo
sguardo commosso di una persona alla fine di
un pellegrinaggio
di 5 giorni che gli aveva letteralmente
sconvolto la
vita.
Mi diceva:
"ora è tutto chiaro, è come se sapessi già tutto
ma avessi bisogno
della luce.
Ora credo perché
è tutto evidente!", diventare trasparenza
di Dio dimorando
nel suo amore.
Come dimorare in
lui?
Osservando i
comandamenti, modo semplice e straordinario di amare.
Sì, amici: alla
parola "comandamento" subito pensiamo alla
fatica
dell'obbligo, alla noia dell'obbedire, il piccolo adolescente
che c'è in noi ha
un moto di stizza.
No, sbagliato,
perché l'unico comando che il Maestro ci ha
donato è amare e
lasciarci amare, accoglierci e accogliere.
Si può
"comandare" di amare?
Certo, no, è
gesto libero l'amore.
L'amare diventa,
in realtà, una risposta all'amore più grande
che ci ha
salvati.
L'obbedienza,
gesto adulto, obbedire significa
infatti
"ascoltare in piedi", è fidarsi del Signore, credere
che l'amore può
davvero cambiare il mondo.
Noi che abbiamo
conosciuto il Maestro possiamo, dimorando in lui,
prendendo la sua
Parola come bussola nella vita, mostrare
amore e fiducia
in lui, diventare segno e testimonianza per
chi ci sta
intorno.
Il mondo ha
bisogno di testimoni, di amanti, di discepoli. Noi, ci siamo?
Speriamo proprio
di sì, altrimenti sarebbe un guaio.
Santa
Domenica.
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