VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



Per informazioni e contatti scrivere a:

FAUSTOBERTILLA@GMAIL.COM



CELL. 349/1009626

domenica 18 maggio 2014

Gesù la Via che ci conduce al Padre

Il Dio di Gesù.
Gesù, che celebriamo Risorto e Signore, Gesù che scopriamo
essere più di un Maestro, più di un Profeta, ci svela il volto di Dio.
Gesù ne parla con autorevolezza perché lui,
in quel volto ci si specchia.
La prima comunità matura questa verità sconcertante: Gesù
è la presenza stessa di Dio, il figlio di Dio venuto per raccontare
agli uomini chi è veramente Dio Padre.
E questo perché quasi duemila anni di alleanza con un popolo,
Israele, non erano bastati perché l'uomo, finalmente, si allontanasse
da tutte le rappresentazioni superstiziose di Dio e potesse, senza
più errori, conoscere nel profondo, in intimità, il volto del Padre.
Io non credo in Dio, credo nel Dio di Gesù Cristo.
Tutti ci facciamo una certa idea di Dio: per credergli o per rifiutarlo
e - mediamente - sento dire di Dio delle cose veramente orribili.
Mi spiace veramente che così tanta gente abbia una così brutta
immagine di Dio e sono convinto che molte persone che si credono
cristiani, in realtà non si sono neanche mai posti il problema
dell'identità di Dio.
Tutta la nostra vita è una conversione dal Dio che c'è nella nostra
testa al Dio di Gesù Cristo!
Il Dio che Gesù racconta, è il Dio d'Israele, che si è svelato
progressivamente, rispettando i tempi di comprensione dell'uomo,
attento alla fatica di vivere dell'uomo.
È il Dio geloso, che ama sul serio, non di un amore asettico,
ma di un amore talmente viscerale da esigere attenzione, e spesse
volte la Bibbia usa immagini umane per descrivere la gelosia e la
passione di Dio che sente contorcersi le interiora per i suoi figli.
Un Dio che svela agli uomini la strada per essere felici,
le famose dieci parole (noi abbiamo tradotto discutibilmente
"dieci comandamenti" suscitando quel moto spontaneo di affetto
che abbiamo mediamente verso leggi e regolamenti…) che indicano
all'uomo il percorso verso la felicità.
Un Dio che conosce la sofferenza del popolo e che vuole liberarlo
attraverso l'opera di altri uomini, che sa pazientare e scuotere,
intervenire e sostenere, amare e forzare.
Un Dio che sa perdonare e dimenticare, che è ostinato nel suo amore,
che perseguita Israele con i suoi benefici, un Dio bellissimo, che
non si riesce a vedere se non di spalle, e la cui visione provoca
la morte, talmente è glorioso.
Un Dio che - come dicevamo - stanco di essere frainteso si fa uomo,
corpo e sguardo.
Un Dio che suda e impara, si stanca e ride, fa festa e lutto,
lavora e gioisce della famiglia e dell'affetto dei suoi.
Un Dio che si piega sull'umanità ferita, come un buon samaritano versa
sulle sue ferite l'olio della consolazione e il vino della speranza, che si
prende in carico l'uomo dolorante e lo conduce alla locanda del regno.
Un Dio che, come un padre, accetta che il figlio minore se ne vada di casa
con i suoi soldi, rischiando di perderlo, purché egli faccia le sue scelte,
che lo accoglie con rispetto, senza chiedere ragione della sua
fallimentare esperienza e gli restituisce dignità, che fa festa ed esce
a convincere il rancoroso fratello maggiore ad entrare con lui.
Un Dio che si commuove alle lacrime, che ama l'amicizia e l'accoglienza,
che sceglie di donarsi fino in fondo, che non ha paura del rischio,
che vuole morire per sigillare le parole "ti amo" rivolte a ciascuno di noi,
che piange di paura e chiede qualcuno che lo ascolti, che pende nudo
da una croce.
La croce svela la misura di un Dio sconfitto per amore, che preferisce
morire per dire l'ultima parola.
Gesù ci svela il volto di un Dio paziente, tenero, silenzioso, timido,
rispettoso dell'uomo.
Timido, perché egli è come la brezza del mattino e rispetta (lui almeno!)
la libertà dei suoi figli.
Un Dio adulto che ci tratta da adulti, che dice a Mosé: "ho visto la
sofferenza del mio popolo… và, io ti mando", quando tutti avremmo
preferito sentirci dire: "Ho visto la sofferenza del popolo, ora intervengo".
Dio non ci allaccia le scarpe, né ci risolve i problemi: ci aiuta ad affrontarli,
ci spiega che non è poi così fondamentale superarli, che la storia ha un
tesoro nascosto che siamo chiamati a scoprire.
Gesù ci svela un Dio discretamente vittorioso nella resurrezione, che ha
un piano per l'umanità, che ha un sogno, la Chiesa, i suoi discepoli,
chiamati non a salvare il mondo, ma a vivere da salvati, costruendo quel
regno che lui è venuto ad inaugurare, regno di giustizia e di pace, di amore
e di luce, di sguardo verso l'altrove.
Un Dio che viene là dove la sua comunità si raduna e si rende presente
nell'amore che si scambiano i discepoli e nei Sacramenti.
E noi, in quale Dio crediamo?
Se crediamo nel Dio che ci ha svelato Gesù, bè, allora siamo fortunati.
Santa Domenica Fausto.


Nessun commento:

Posta un commento