Il Dio di Gesù.
Gesù,
che celebriamo Risorto e Signore, Gesù che scopriamo
essere
più di un Maestro, più di un Profeta, ci svela il volto di Dio.
Gesù
ne parla con autorevolezza perché lui,
in
quel volto ci si specchia.
La
prima comunità matura questa verità sconcertante: Gesù
è la
presenza stessa di Dio, il figlio di Dio venuto per raccontare
agli
uomini chi è veramente Dio Padre.
E
questo perché quasi duemila anni di alleanza con un popolo,
Israele,
non erano bastati perché l'uomo, finalmente, si allontanasse
da
tutte le rappresentazioni superstiziose di Dio e potesse, senza
più
errori, conoscere nel profondo, in intimità, il volto del Padre.
Io
non credo in Dio, credo nel Dio di Gesù Cristo.
Tutti
ci facciamo una certa idea di Dio: per credergli o per rifiutarlo
e -
mediamente - sento dire di Dio delle cose veramente orribili.
Mi
spiace veramente che così tanta gente abbia una così brutta
immagine
di Dio e sono convinto che molte persone che si credono
cristiani,
in realtà non si sono neanche mai posti il problema
dell'identità
di Dio.
Tutta
la nostra vita è una conversione dal Dio che c'è nella nostra
testa
al Dio di Gesù Cristo!
Il Dio che Gesù racconta, è il Dio d'Israele, che si è svelato
Il Dio che Gesù racconta, è il Dio d'Israele, che si è svelato
progressivamente,
rispettando i tempi di comprensione dell'uomo,
attento
alla fatica di vivere dell'uomo.
È il
Dio geloso, che ama sul serio, non di un amore asettico,
ma
di un amore talmente viscerale da esigere attenzione, e spesse
volte
la Bibbia usa immagini umane per descrivere la gelosia e la
passione
di Dio che sente contorcersi le interiora per i suoi figli.
Un
Dio che svela agli uomini la strada per essere felici,
le
famose dieci parole (noi abbiamo tradotto discutibilmente
"dieci
comandamenti" suscitando quel moto spontaneo di affetto
che
abbiamo mediamente verso leggi e regolamenti…) che indicano
all'uomo
il percorso verso la felicità.
Un
Dio che conosce la sofferenza del popolo e che vuole liberarlo
attraverso
l'opera di altri uomini, che sa pazientare e scuotere,
intervenire
e sostenere, amare e forzare.
Un
Dio che sa perdonare e dimenticare, che è ostinato nel suo amore,
che
perseguita Israele con i suoi benefici, un Dio bellissimo, che
non
si riesce a vedere se non di spalle, e la cui visione provoca
la
morte, talmente è glorioso.
Un
Dio che - come dicevamo - stanco di essere frainteso si fa uomo,
corpo
e sguardo.
Un
Dio che suda e impara, si stanca e ride, fa festa e lutto,
lavora
e gioisce della famiglia e dell'affetto dei suoi.
Un
Dio che si piega sull'umanità ferita, come un buon samaritano versa
sulle
sue ferite l'olio della consolazione e il vino della speranza, che si
prende
in carico l'uomo dolorante e lo conduce alla locanda del regno.
Un
Dio che, come un padre, accetta che il figlio minore se ne vada di casa
con
i suoi soldi, rischiando di perderlo, purché egli faccia le sue scelte,
che
lo accoglie con rispetto, senza chiedere ragione della sua
fallimentare
esperienza e gli restituisce dignità, che fa festa ed esce
a
convincere il rancoroso fratello maggiore ad entrare con lui.
Un
Dio che si commuove alle lacrime, che ama l'amicizia e l'accoglienza,
che
sceglie di donarsi fino in fondo, che non ha paura del rischio,
che
vuole morire per sigillare le parole "ti amo" rivolte a ciascuno di
noi,
che
piange di paura e chiede qualcuno che lo ascolti, che pende nudo
da
una croce.
La
croce svela la misura di un Dio sconfitto per amore, che preferisce
morire
per dire l'ultima parola.
Gesù
ci svela il volto di un Dio paziente, tenero, silenzioso, timido,
rispettoso
dell'uomo.
Timido,
perché egli è come la brezza del mattino e rispetta (lui almeno!)
la
libertà dei suoi figli.
Un
Dio adulto che ci tratta da adulti, che dice a Mosé: "ho visto la
sofferenza
del mio popolo… và, io ti mando", quando tutti avremmo
preferito
sentirci dire: "Ho visto la sofferenza del popolo, ora intervengo".
Dio
non ci allaccia le scarpe, né ci risolve i problemi: ci aiuta ad affrontarli,
ci
spiega che non è poi così fondamentale superarli, che la storia ha un
tesoro
nascosto che siamo chiamati a scoprire.
Gesù
ci svela un Dio discretamente vittorioso nella resurrezione, che ha
un
piano per l'umanità, che ha un sogno, la Chiesa, i suoi discepoli,
chiamati
non a salvare il mondo, ma a vivere da salvati, costruendo quel
regno
che lui è venuto ad inaugurare, regno di giustizia e di pace, di amore
e di
luce, di sguardo verso l'altrove.
Un
Dio che viene là dove la sua comunità si raduna e si rende presente
nell'amore
che si scambiano i discepoli e nei Sacramenti.
E
noi, in quale Dio crediamo?
Se
crediamo nel Dio che ci ha svelato Gesù, bè, allora siamo fortunati.
Santa
Domenica Fausto.
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