Il nostro cammino con il proposito di seguire
Gesù,
ci porta ad appuntamenti sempre più intensi,
sempre più sconvolgenti.
Siamo nel sinedrio, il luogo della condanna di Pilato.
In questo luogo il Salvatore, piegato dalla
flagellazione, fu
caricato del patibolo e prese a salire verso il Golgota, il
monte dei condannati, all’infamia della crocifissione.
Da qui inizia la via dolorosa di Cristo, la via Madre
di tutte le vie dolorose del mondo; questa via è
impregnata del sangue
che scorreva dal volto di Gesù, dai tagli della corona di spine, dalle lacerazioni di
tutto quel corpo divino.
C’è un mistero profondo di amore, che il Signore ha
lasciato come
traccia incancellabile sulla via dolorosa.
Allora seguiamo anche a ritroso, le tracce di
quest’Amore.
Riscopriamo dalla radice quest’amore, arretriamo il
pensiero a
quando Adamo, consapevole della colpa commessa nel Paradiso
terrestre, consapevole della propria indegnità,
si nascose alla vista
del Signore.
E il Signore lo cercò e lo chiamò: “Adamo, Adamo, dove
sei?”.
Gesù il Messia è venuto sulla terra per
continuare
la ricerca iniziata dal Padre.
Gesù si è fatto carne, si è fatto uomo, per cercare
ancora l’uomo.
Il Padre non vuole che l’uomo se ne vada solo, lontano
da Lui.
Se l’uomo deve scontare sulla terra i suoi
peccati,
nel dolore, nella fatica, nella compagnia della serpe
che lo tenterà
sempre, allora Dio, lo seguirà con il suo Amore
immenso;
il Figlio lo cercherà per Lui.
Lo cercherà nelle tribolazioni, nelle disperazioni e
nelle croci.
Il Figlio continuerà a chiamare, a implorare; “Adamo dove sei?”.
E allora noi faremo una sosta intensa, che riassume
idealmente
l’intera strada della Croce, seguendo la sanguinante
traccia dell’amore di Dio.
Mediteremo sul Salvatore che cade e che muore,
ripetendoci ancora una volta: “Adamo, dove sei?”.
Facciamo silenzio dentro di noi, raccogliamoci
intensamente in
preparazione alla via Crucis, che vogliamo percorrere
in memoria
della Passione e Morte di
Nostro Signore Gesù Cristo.
Contempleremo le stazioni dove l’uomo cade più in
basso,
quelle dove il Figlio di Dio si abbassa di più, per
trovare e redimere l’uomo.
Chiediamo a Maria, che si unisca a noi in questo
cammino,
che prenda il primo posto davanti a noi, che ci
accompagni passo, passo,
come accompagnò Gesù nella sua via dolorosa, lacerata
come Lui,
mite come Lui, vittima d’amore come Lui.
Dopo averlo così schernito, lo spogliarono
del mantello,
gli fecero indossare i suoi vestiti e lo
portarono via per crocifiggerlo.
Mentre uscivano, incontravano un uomo di
Cirene,
chiamato Simone e, lo costrinsero a prendere
la croce di Lui.
Giunti a un luogo detto Golgota, che
significa luogo del Cranio,
gli diedero da bere vino mescolato con
fiele; ma Egli,
assaggiatolo, non ne volle bere.
Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono
le sue vesti
tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano
la guardia.
Al di sopra del suo capo, posero la
motivazione scritta della
sua condanna: “Questi è Gesù, il Re dei Giudei”.
Insieme con Lui furono crocifissi due ladroni,
uno a destra e uno a sinistra. (Matteo 27, 31-38)
Gesù cade la prima volta sotto la croce.
Il mistero
dell’amore di Dio per l’uomo, il mistero di questo
Dio che
viene sulla terra per abbracciare la croce, è impressionante.
Come luce di
spiegazione, c’è soltanto l’altra faccia del mistero,
quella della
nostra realtà di peccatori; noi avevamo bisogno che
il Signore
ci amasse fino al punto di dare tutto se stesso per noi.
O Salvatore
del mondo!
Questa Croce Te l’abbiamo imposta anche noi.
In mezzo a tutte le voci che gridavano contro di Te,
che volevano
la tua crocifissione, c’era anche la nostra voce;
c’era la
presenza del nostro peccato, tutte le volte che è stato
un peccato
volontario e cosciente.
Signore, quelle volte, in mezzo a tutte quelle voci
urlanti,
tu hai
sentito anche la mia voce.
C’era
anche la mia voce.
Ma in questo
momento, Signore, la mia voce è una voce
che Ti
supplica, che Ti domanda la grazia del perdono e,
te la
domanda nel momento in cui mi sei più accanto;
sei caduto a
terra per cercarmi a terra, fragile e indifeso.
Signore, ecco la tua prima caduta!
Questa
prostrazione che Ti mostra sfinito, sotto il tuo
pesante
fardello, era
necessario a tutti noi,
perché ci costringe a
ricordare quei momenti,
quelle volte
in cui ci hai attirato più a terra che in cielo;
quei momenti
e quelle volte in cui, tanto più la croce ci
pesava sulle
spalle, tanto più si sentiva questa forza
di
attrazione verso il basso.
Signore, Tu che ci hai creato col
fango, non meravigliarti
se
qualche volta ci trovi infangati.
Signore, la croce per noi non è uno strumento di amore
come lo è
stato per Te.
Per noi è
tanto difficile amare la croce e dirti:
“Sia
fatta la tua volontà!”.
Quando
questa croce ci inchioda, ce la vorremmo schiodare di dosso.
La croce che
ci accompagna ogni giorno è la croce del nostro dovere,
la croce che
si chiama impegno, che si chiama lavoro,
che si
chiama responsabilità.
Dalla nostra
croce, noi vorremmo schiodarci,
evadere,
magari anche peccando.
Signore, qui fra di noi raccolti a meditare la tua
Passione,
non credo ci
sia un Barabba, non credo ci sia un cattivo ladrone;
tutti noi
vorremmo essere uomini e donne fedeli; ma ciò nonostante
non
siamo immuni, Tu lo sai, non siamo immuni da tentazioni, da
vigliaccherie, da fragilità impensabili. Signore,
quando Tu ci vedi cadere, restaci vicino, insegnaci la fedeltà,
insegnaci ad amare quella santità che si intesse, momento
per momento,
sul povero telaio della nostra esistenza.
Signore, insegnaci ad essere crocifissi insieme a
Te!
Gesù, cade la seconda volta!
Vorrei
Signore, alzare a Te la mia povera
preghiera personale.
Vorrei
dirti Signore, che nella tua via Crucis
era necessario che
Tu ci
presentassi questa tua seconda caduta.
Nessuno di
noi, Tu lo sai bene, nessuno di quelli che ti presentano
i loro
propositi è sempre capace di mantenerli sino alla fine.
Tu conosci
signore, le nostre seconde cadute.
Tu
sai Signore, com’è facile per i nostri
propositi,
diventare
tradimenti: “Anche per Pietro è stato così”. Tu lo sai Signore, che sul nostro cammino è più
presente la debolezza
che la
costanza, più presente il peccato che la grazia.
Quando ci
fermiamo davanti a Te che cadi la seconda volta
per
redimerci, il nostro orgoglio è più forte del pentimento;
perché non
siamo tanto dispiaciuti di averti offeso;……
quanto siamo
dispiaciuti di essere umiliati.
Tu
sai Signore, che abbiamo bisogno di
vederti così,
caduto, per
contemplarti più vicino a noi, a noi che siamo in terra,
caduti,
ricaduti, tante e tante volte.
Per
queste nostre ricadute, o Signore, Tu sei
caduto ancora una volta.
Con il prezzo di questa tua ricaduta hai voluto
riscattare le
nostre
ricadute.Signore, noi vorremmo essere dei
santi,
ma riusciamo
soltanto ad essere mediocri.Abbiamo desiderato
tante volte
di essere delle fiamme; ma siamo soltanto del fumo
che il vento
disperde.Abbiamo desiderato di essere luce e,
siamo soltanto una piccola fiammella, preda del soffio
delle
circostanze.
Signore,
anche noi, come la Veronica , abbiamo un lino bianco
da porgerti;
è il nostro desiderio di bontà.
Questo
desiderio è in tutti noi; è desiderio di impegno,
di
trasformazione.
Stampa
o Signore, stampa
in noi qualche cosa di Te.
Trasferisci
su di noi qualche cosa di Te, come facesti sul lino
della
Veronica.Guarda Signore, questo lino bianco che
noi
mettiamo sul
tuo volto, nella strada dolorosa della nostra vita;
è il lino delle nostre
speranze, è il lino delle nostre aspirazioni.
Fai
anche a noi Signore, quel dono
misericordioso che Tu facesti
alla
Veronica, sulla strada del Golgota; concedici una immagine di Te,
un riverbero
di Te.Solo così, quando saremo caduti e ricaduti,
noi potremo ancora rialzarci per riprendere il cammino
dietro a te
sulle tue orme.Gesù, cade la terza volta
C’era
bisogno di una nuova, straziante caduta prima della fine;
è la tua
terza e ultima caduta.
Signore, perdonaci se mentre Tu sei di nuovo a terra pensando
a noi, al
contrario noi pensiamo a noi stessi.
Perdonaci Signore, se guardandoti non sappiamo pensare
a Te,
che sei
schiacciato a terra con le vesti incollate,
quelle vesti
che fra poco ti saranno strappate di dosso; lacerandoti.
Perdonaci
Signore, se soffriamo non per le
tue,
ma per le
nostre lacerazioni; noi portiamo sempre addosso
qualche cosa
che costituisce la pelle, la veste della nostra
vita; diamo
peso al denaro, all’ambizione, alla professione,
all’apparenza,
alla bellezza, al divertimento; diamo peso al
personaggio
che ci siamo fabbricato su di noi.
E la vita
però ci strappa, momento per momento,
giorno per
giorno, anno per anno, questi vestiti che portiamo
addosso e di
cui non vogliamo spogliarci; la vita ci strappa
il
benessere, ci strappa la salute, ci strappa la
serenità,
i
sogni e le speranze.
Signore
lo sappiamo, noi dovremmo imparare che
ciò
che vale non
è quello che abbiamo sulla pelle,
ma quello
che è dentro la nostra pelle; anche le piante
hanno dentro
la scorza tanto aroma, tanta resina;
ma finche
rimangono intatte non riescono a dare profumo.
Bisogna che
siano incise, bisogna che siano spezzate,
e allora
daranno la loro resina, il loro aroma.
Anche la
nostra sorte è quella di essere incisi, di essere spezzati;
ma
come è duro, Signore!O Signore, lo strappo delle vesti è duro,
Tu lo sai,
perché anche le tue vesti si erano attaccate alla carne.
Anche le
nostre vesti sono attaccate alla nostra carne.
Signore, strappaci queste vesti, ma
non farci tanto male!
Abbi
pietà della nostra debolezza!
Fai
o Signore, che abbiamo la forza di
rialzare le membra dopo
ogni
strappo, dopo ogni ferita, dopo ogni caduta!
Dacci
soprattutto la forza dell’ultima caduta,
la forza di
fare ancora un passo, ancora un passo,
quello che
ci resta da fare alla fine della nostra vita,
per aprire
le braccia sul legno della croce;
quando
potremo dire con Te: “Tutto è compiuto!”.
SUL GOLGOTA.Uno dei
malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non
sei Tu il Cristo? Salva Te stesso e anche noi!”.
Ma l’altro
lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei
dannato
alla stessa pena?
Noi
giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni,
Egli
invece non ha fatto nulla di male”.
E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno”.
Gli rispose:
“In verità ti dico, oggi sarai con
Me
nel Paradiso”. (Luca 23,39-43)
Stavano
presso la Croce
di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre,
Maria di
Clèofa e Maria di Magdala.
Gesù allora,
vedendo la Madre
e li accanto a Lei il discepolo che
Egli amava,
disse alla Madre: “Donna ecco il tuo figlio!”.
Poi disse al
discepolo: “Ecco la tua Madre!”. (Giovanni 19,
25-27)
Da
mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio
su tutta la
terra.Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “ Elì, Elì,
lemà sabactàni?”,
che significa: “Dio mio, Dio mio, perché
Mi
hai abbandonato?”.
Udendo
questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui
chiama
Elia”. (Matteo 27, 45-47).
E Gesù
disse: “Tutto è
compiuto!”.
E,
chinato il capo, spirò. (Giovanni 19,30).
Gesù
muore sulla Croce!
Quasi
nell’indifferenza totale della folla,
Gesù
dona la sua vita per noi.
Gerusalemme
si prepara per la festa di Pasqua.
Sulla
Croce agonizza l’Agnello di Dio.
Per Lui è il
supremo passaggio dalla morte alla Gloria.
Con Lui ed
in Lui è tutta l’umanità che Lui è venuto a salvare.
In quel
luogo detto; “Cranio”, segnato da tre
croci,
il mondo si
apre alla sua reale liberazione.
È, quasi
sfida suprema ai sapienti e ai potenti, il primo che
vince la
morte al seguito di Dio Crocifisso è un povero bandito
crocifisso
al suo fianco: “Oggi sarai con Me in Paradiso”.
E perché
questa immolazione divina, compiuta agli occhi di tutti,
segnata nei
registri della storia, evidenziasse l’avverarsi della
misteriosa
attesa del popolo ebraico, Gesù grida dalla Croce il
Salmo 21,
dove l’Uomo dei dolori, esprime nel pianto la sua fede: “Elì, Elì,
lemà
sabcatàni?”…”Dio mio, Dio mio, perché Mi hai abbandonato?”.
E la storia
giunge al suo culmine: “Tutto è compiuto!”.
In ogni via
Crucis, ai piedi di Cristo che muore,
vediamo
sempre Maria e Giovanni, in piedi,
in un
atteggiamento di muta contemplazione.
La morte è
veramente l’avvenimento più terribile e più misterioso
che esista,
è veramente un momento di tenebra oscura,
che pesa
sulla storia dell’umanità.
Non esistono
parole in chi piange una morte e,
non esistono
parole davanti alla morte;
esiste
soltanto la muta contemplazione della Parola fatta carne.
Questa
Parola è il Cristo che muore.
È soltanto
guardando Cristo crocifisso, che noi abbiamo un’introduzione
al mistero
della morte; la comprensione piena l’avremo soltanto di là,
quando, abbattuta ogni barriera, potremo contemplare
il Volto di Cristo Risorto.
Ma ora, in
questa vita, possiamo pensare soltanto a come vorremmo
morire, a
come vorremmo affrontare la nostra morte,
possiamo
pensare soltanto, Signore, a cosa chiederti per
la nostra morte.
Signore
Gesù, Tu hai guardato quel briciolo di
fede
che sgorgava
dal cuore del ladrone che Ti moriva accanto;
hai accolto
quel briciolo di fede, quel barlume di desiderio,
e Tu gli hai
detto: “Oggi
sarai con Me in Paradiso”.
Signore, anch’io ho un briciolo di desiderio,
anch’io ho
un briciolo di fede, anch’io forse,
alla fine
della mia vita, potrei avere sull’anima mia molte colpe,
come il
ladro che Ti stava accanto; ma Signore, anche
per me
dì quella
parola; quella parola che mi spalanca l’eterna felicità
del
Paradiso, quell’oggi eterno nel quale contemplerò il tuo
Volto senza
misteri; Signore, dì anche a me , nel momento
della mia
morte, la parola che Tu hai detto a quel peccatore
che Ti
moriva accanto: “Oggi, sarai con Me in Paradiso”…….
E
soprattutto dimmi, Signore, la parola che Tu hai
detto a Giovanni; lascia anche a me il dono che Tu
gli hai fatto morendo,
quando tu
hai abbassato il tuo capo sulla scena del Golgota,
sulla scena
di questo mondo, e hai detto: “Figlio, ecco tua Madre”.
E Maria è
stata fissata per l’eternità in questo Amore di Madre,
è stata
fissata per sempre, la Mamma del Crocifisso e Mamma
nostra.
Fai
o Signore, che anche in noi, sulla nostra
strada dolorosa,
sbocci il
pensiero di questa Mamma alla quale Tu ci hai affidato e,
fiorisca
come motivo di conforto e di speranza incrollabile.
Noi potremo
essere crocifissi come Tu fosti crocifisso;
ma Lei ci
sarà, Lei sarà ai piedi della nostra croce,
nel suo muto
dolore.
O
Cristo morente!
Quando
saremo sulla vetta del nostro Calvario,
sul nostro
Golgota, ripeti anche a noi morenti la grande promessa:
“Figlio
ecco tua Madre!”.Affinché Lei ci prenda
in braccio,
per correre all’abbraccio definitivo con Te,
nel
tuo Amore Misericordioso!
Santa
Passione a tutti voi amici e grazie di cuore per le preghiere, Fausto.
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