VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



Per informazioni e contatti scrivere a:

FAUSTOBERTILLA@GMAIL.COM



CELL. 349/1009626

domenica 29 gennaio 2012

Domenica 29 Gennaio 2012 anno B

CHE CENTRI CON NOI NAZARENO?
“È il momento giusto; Dio ti si è avvicinato,
cambia la tua vita!”, il messaggio autorevole
di Gesù riecheggia in Galilea, il falegname di
Nazareth che tutti conoscono ha preso il posto
del Battista, e tutti ne restano ammaliati e turbati.
Marco annota lo stupore della folla che è ammirata
dall’insegnamento autorevole di Gesù, contrariamente
a quanto accadeva con i predicatori di professione.
La folla era abituata alle cose teoriche dei dottori
della legge e degli scribi, che predicavano la parola,
il più delle volte, per dimostrare la propria capacità
dialettica e per far sfoggio di cultura, riflessioni che,
regolarmente, passava a una spanna sopra la testa
degli uditori; la parola del falegname di Nazareth,
invece, lascia interdetti; raggiunge nel cuore,
spalanca nuovi significati, alleggerisce la vita.
Gesù parla per esperienza; il suo fecondo rapporto
con Dio gli permette di indicare una strada di
autenticità che colpisce in pieno volto l’uditore.
Siamo invitati anche noi, nell’eccesso delirante
di comunicazione che contraddistingue il nostro tempo,
a fare ordine nelle troppe voci che sentiamo.
Tuttologi, corsivisti, opinionisti, fino al discorso da bar,
tutti siamo strattonati per la giacca da mille idee e finiamo,
il più delle volte, a non averne alcuna o a sposare
quella che suscita maggiori consensi.
L’autorevolezza di Gesù non ha nulla a che vedere
con l’autoritarismo di chi impone una sua idea senza motivarla,
Egli parla dal profondo, parla per amore,
mette l’uditore al centro del suo discorso perché davvero
gli stanno a cuore la salvezza e la felicità di ognuno.
Gesù non condivide neppure quel triste atteggiamento,
troppo diffuso oggi, di chi confonde l’assenza di idee
con la tolleranza e l’apertura; come vediamo negli
adolescenti e nei giovani la presenza di un distruttivo
senso di smarrimento di chi non trova in noi adulti nessuna
certezza e che perciò fatica a farsene delle proprie.
Io credo, e lo credo veramente, che Gesù può davvero
dire una parola definitiva sull’uomo e su Dio e,
nel suo equilibrio, nel suo fascino, nella sua
schietta e virile verità, nel suo amorevole desiderio
di salvezza, trovo un punto fermo da cui partire per la mia ricerca.
Dobbiamo essere realisti; nel troppo rumore diventa
difficile udire l’impercettibile discorso di Dio,
un Dio che—almeno Lui!—non urla per farsi sentire ma
c’invita, piuttosto, a rientrare in noi stessi.
Senza silenzio la nostra vita muore frastornata dai troppi rumori,
senza interiorità finiamo col non sapere neppure noi quali
idee abbiamo, senza spiritualità il mondo che ci circonda
ci possiede, come l’indemoniato nella sinagoga.
L’indemoniato è simbolo di tutte le obiezioni che
c’impediscono, infine, di diventare credenti.
Abita nella sinagoga, partecipa alla preghiera,
professa la sua fede; dice Marco; con sfrontatezza,
ammonisce la comunità che legge il suo Vangelo;
il primo esorcismo che Gesù esercita è
nella comunità, tra i fratelli.
Non esistono pericoli ”fuori”, ma “dentro” di noi,
dentro le nostre scelte viviamo le contraddizioni della fede,
dentro le nostre comunità abita la logica
tenebrosa della divisione.
L’affermazione del credente indemoniato è terribile:
“Che centri con noi, sei venuto per rovinarci!”.
È demoniaca una fede che tiene il Signore lontano
dalla quotidianità, che lo relega nel sacro, che sorride
benevola alle pie esortazioni senza calarle nella dura
quotidianità; è demoniaca una fede che vede in Dio un
concorrente e che contrappone la piena riuscita della vita,
con la fede; se Dio esiste, io sono castrato, non posso
realizzare i miei desideri; è demoniaca una fede che
resta alle parole; il demone riconosce in Gesù il
santo di Dio, ma non aderisce al suo vangelo.
Ecco tre rischi concreti e misurabili per noi discepoli
che frequentiamo la sinagoga; professare la fede in
un Dio che non c’entra con la nostra vita, un Dio avversario,
un Dio da riconoscere solo a voce.
Il primo annuncio di conversione risuona, in Marco,
nella comunità dei credenti.
Siamo sempre tentati di trovare altrove, nel “mondo”,
i nostri nemici, i nostri avversari.
Gesù, con maggiore realismo, ci dice di guardare
dentro la comunità, dentro gli atteggiamenti che
consideriamo scontati e ovvi; una fede solo devozionale,
un’appartenenza solo esteriore, una fede solo intellettuale,
c’impediscono una totalizzante esperienza di discepolato.
“Che centri con noi?”.
Il rischio, diffuso e presente nella Chiesa del terzo millennio,
nel nostro Occidente che crede di credere, pasciuto e annoiato,
è quello di avere una fede che resta chiusa nel prezioso
recinto del sacro, una fede fatta di sacri formalismi e di
tradizioni, che però non riesce a incidere, a cambiare
la mentalità e il destino del mondo.
Una fede che non cambia la vita, i rapporti in economia,
in politica, nella giustizia, è fintamente cristiana.
Non basta credere; anche il demonio crede, anch’egli sa
bene chi è Gesù e, proprio per questo, sa che Egli è venuto
per distruggere le tenebre che abitano prepotenti il nostro mondo.
Accogliamo la Parola liberatrice che, oggi, il Maestro
rivolge alla sua comunità.
Chiediamogli che la nostra fede contagi la vita,
che illumini le scelte e il quotidiano.
La Parola di cui ci nutriamo, insieme al pane eucaristico,
ogni domenica, è una Parola autorevole, che ci spinge
al cambiamento, ci mette le ali e illumina i nostri passi.
Restiamo sereni, noi discepoli del Signore;
Egli ci libera da ogni tentazione,
strappa da noi la parte oscura e distruttiva che ci abita,
scioglie il dubbio, ci spinge alla fiducia a all’abbandono.
Colui che, solo, ha una parola definitiva sulla Storia ci rende
liberi da ogni laccio per poterlo riconoscere
come Maestro e Signore.

Nessun commento:

Posta un commento