VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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domenica 31 luglio 2011

Noi nell'incoscienza della condivisione.

Ieri sera dopo la Santa Messa sono andato
a cena con un carissimo sacerdote
ed ho scoperto quanto serve condividere a volte anche
solo un pò di tempo con chi prevalentemente
vive le sue serate da solo.
E tra le tante cose abbiamo parlato
della pagina di Vangelo di oggi,
scoprendo che coloro che cercano il
tesoro nel campo della loro vita,
custodiscono una pagina del Vangelo che
sta loro particolarmente a cuore;
è la pagina della moltiplicazione dei pani e dei pesci,
narrata per ben sei volte dagli evangelisti.
Anche Matteo ci offre la sua versione dei fatti
con lo stesso svolgimento degli altri;
la commozione di Gesù, il suo sguardo sulla folla,
la richiesta di aiuto ai discepoli sbigottiti,
la condivisione dei pani e dei pesci che sfamano
una folla immensa (e ne avanza…!).
È un’icona splendida della realtà della
comunità cristiana; questa pagina c’introduce,
oggi, a una nuova fase della nostra riflessione.
Che cos’è la Chiesa?
Una holding del sacro?
Un vecchio baraccone che custodisce antichi riti?
Una centrale del potere che tenta di salvarsi
dal naufragio della modernità?
Così pare, vedendo le nostre comunità,
le incoerenze dei preti (vediamo il nostro Beato grande
Papa Giovanni Paolo, aveva chiesto scusa per i loro sbagli),
la fatica quotidiana ad accogliere il vangelo,
perché non sempre viene spiegato bene.
Eppure l’esperienza di Chiesa che vive Matteo
è descritta in quel gesto ingenuo e potente di offrire la
propria merenda al Signore perché con essa sfami l’umanità.
L’umanità ha fame, amici.
Di senso, di verità, di spiritualità.
Ma anche di giustizia, di pace, di cibo che noi,
paesi toccati dal Vangelo, non siamo capaci di condividere,
tutti presi dalla difesa del nostro fragile e vaporoso benessere…!
Fame che Dio sazia, non noi, che Lui vede, non noi, che
commuove Dio e—speriamo—un poco anche noi discepoli.
Il mosaico di luce che il Maestro vuole
disegnare ha bisogno anche di noi,
a Dio (burlone!) piace coinvolgere i suoi discepoli nel suo
sogno di pace, e Dio chiede, al solito, di metterci in gioco.
Date loro voi stessi da mangiare;
parola sconcertante, fastidiosa.
Ma come, Signore, noi crediamo in te e ti preghiamo
e ti veneriamo appunto per non dover far nulla!
Noi vogliamo sempre credere in te, Dio di ogni Potenza,
proprio perché tu ci tolga dai guai e sbrogli le nostre matasse!
Non è forse questa l’idea di Dio che preferiamo?
Un Dio che vede la sofferenza,
e—come un sovrano illuminato—ascolta
la preghiera dei suoi servi e li esaudisce?
Non è così per Gesù, che chiede collaborazione
e coinvolge i propri discepoli.
Quando noi chiediamo: “Signore, ferma le guerre!”,
Dio ci risponde: “Tu per primo diventa costruttore di pace”;
quando lo invochiamo: “Aiuta quella persona malata”,
ci dice: “Tu diventa mia consolazione per lei”.
La sproporzione è voluta;
pochi pani e pesci dovrebbero sfamare una folla sterminata;
è una situazione che produce disagio e sconforto,
la stessa sensazione che anche noi proviamo quando cerchiamo
di annunciare la Parola, di vivere gesti di solidarietà e di bene.
I ragazzi vanno a catechismo, in parrocchia, giocano, parlano,
gli viene annunciato il bel modo di vivere che aveva Gesù.
Poi escono, e per un’intera settimana sentiranno e vivranno
il contrario; violenza, egoismo, opportunismo.
Bisogna rinunciare?
No, il far conoscere è gesto fecondo e
accompagna l’opera di Dio, è segno profetico
che imita l’ampio gesto del seminatore, è icona di speranza
che imita la pazienza verso la zizzania del padrone del campo.
Animo, discepoli, coraggio, fratelli!
Ci siamo saziati del cibo della Parola,
del vino e del latte gratuito del Padre,
come profetizzato da Isaia;
sappiamo che nessuna difficoltà ci può
separare dall’amore di Cristo.
Siamo chiamati a donare quel poco che abbiamo,
a condividere con inattesa incoscienza tutto ciò che siamo,
per somigliare almeno un poco a
questo Dio che riempie i cuori.
Questa è la Chiesa, e solo questa;
la comunità di quelli che hanno conosciuto
l’immensa tenerezza di Dio e mettono a disposizione
ciò che sono, ciò che fanno, perché Dio sazi l’umanità
stanca che vaga come pecore senza pastore.
Coraggio, amici, il Signore ha bisogno anche di camerieri
con le maniche rimboccate per saziare la fame!
Allora rimbocchiamoci le maniche,
tappiamo il naso e mettiamoci a disposizione
di chi ha bisogno di attenzioni e di conforto,
ce ne sono tante persone che hanno bisogno di aiuto,
serve solo il coraggio di iniziare,
Santa Domenica da Fausto.

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