NOI INVITATI ALLE NOZZE.
Matteo (22,1-14).
Noi che Venerdì siamo tornati da Mediugorje,
ci sentiamo invitati con diritto alle
nozze,
per incontrare ancora una volta Maria e
il
suo Figlio Gesù e con loro sicuramente
faremo
festa, una festa piena di gioia di
serenità e di pace
come la settima trascorsa in quel luogo
di pace.
Il regno di Dio, ci spiega Matteo, è una
bella
festa di nozze riuscita.
Vi è già successo?
A me sì, ho partecipato a delle splendide
feste
nuziali, dov’era l’amore a far la festa,
non la
lunghezza del menu.
Pensate allora alla più bella festa cui
avete
partecipato; la presenza di Dio è
qualcosa di simile.
Non per niente San Giovanni inizia il suo
Vangelo
con una memorabile festa nel villaggio di
Cana!
L’incontro con Dio è festa, gioia,
danza, sorriso, bellezza indescrivibile.
Ma allora—scusate—perché molti pensano
alla fede come al più triste dei
funerali?
Perché si fatica così tanto a
testimoniare
alle persone in cerca di senso che
l’incontro
con il Vangelo è un’esperienza
straordinaria?
Che bello incontrare Dio!
Ripenso alla mia esperienza e posso dire
con assoluta serenità che la ragione
della mia fede è la gioia.
Io credo, perché non ho incontrato nulla
di più bello, di più gioioso, di più
autentico,
di più esigente nella mia vita del
Signore Gesù.
La Parola di oggi ci richiama alla gioia,
alla festa.
Ascoltandola, provo una fitta al cuore.
Fa tristezza, vedere alle nostre Messe,
persone coi volti tristi, celebrazioni
affrettate,
Comunioni date come si danno le carte
quando si gioca a briscola, con parole
sbiascicate.
Che tristezza!
Riscopriamo la gioia, ve ne prego,
lasciamo che sia la bellezza di credere,
il senso della festa per l’incontro con
Gesù Eucaristia.
Fino a quando daremo testimonianza
di una religiosità tristemente doverosa,
non avvicineremo nessuno alla fede!
Ma, come domenica scorsa, emerge oggi il
tema
del rifiuto; paradossalmente davanti alla
gioia
dell’essere invitati a nozze accampiamo
mille scuse.
Ho da fare, non ho tempo, altre
incombenze urgenti,
sono le scuse ricorrenti per non
partecipare alle nozze.
Non anteponiamo nulla all’amore di Gesù!
La parabola ci ricorda che la chiamata
del Signore
è per tutti, che non sta a noi stendere,
la lista degli invitati, anzi, proprio
chi all’apparenza
è distante è invitato alla festa.
Questo dev’essere lo stile delle nostre
comunità;
uno stile che si fa accoglienza
verso chi arriva, come fa Dio!
Senza dividere i fedeli col devotimetro.
Davanti a Dio siamo tutti uguali, anzi se
fa qualche
eccezione, la fa per gli ultimi, per i
più diseredati.
Coraggio, accettiamo sempre l’invito del
Signore
con gioia, andiamo alla Cena Pasquale
dell’Agnello,
con il sorriso e la gioia di un incontro
speciale,
l’incontro col Risorto, accostiamoci alla
mensa con
la consapevolezza che Lui è lì vivo e si
fa cibo per
nutrire la nostra anima.
Credo che, dopo essere stati ad una bellissima
festa
di nozze, come lo sono sempre i nostri pellegrinaggi
a Medjugorje, non possiamo ritornare a
casa delusi
o scoraggiati; ma pieni di speranza e di
amore,
per continuare il nostro cammino con più
serenità,
sicuri di aver ritrovato due amici
sinceri;
Gesù e Maria, l’amore e la pace.
Santa Domenica con una preghiera
per tutti voi da Fausto.
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