VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



Per informazioni e contatti scrivere a:

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mercoledì 29 ottobre 2014

Essere fedeli

GRAZIE PERCHÉ VOI NON TRADIRETE
LA MIA PRESENZA.
Situazioni simili a quelle in cui ci troviamo ai nostri
giorni, ci possono sviare facilmente dalla nostra
vita interiore.
Le tensioni possono portare con loro la paura e la diffidenza.
Allora rimaniamo con molte domande ed è più che
naturale che ci chiediamo se Dio continuerà ad
aiutarci tramite Maria!
Eppure, quella domanda non è accettabile, perché
Dio ci aiuterà sem­pre.
Non ci tradirà mai!
Ci sarà sempre fedele e anche Maria ci sarà sempre fedele!
Anzitutto, dobbiamo davvero ringraziare Maria perché
ci rimane fedele, nella sua pre­senza costante e in
ogni situazione.
È venuta anche quando non sapevamo ancora quali
eventi si prospetta­vano nel nostro futuro.
È venuta per stare con noi.
Devo personalmente confessarvi che queste parole mi
hanno reso molto felice, perché denotano che Maria
vede che ci sono ancora persone leali e anch'io, come
molti altri, cominciavo a nutrire dubbi che le
eravamo ancora fedeli.
Ora, grazie a queste parole, posso credere che, nelle
parrocchie ed anche in tutto il resto del mondo,
ci siano ancora veramente cuori e anime che non
permettono a se stessi di venire confusi.
Direi anche che non permettono a Satana di allontanarli
dal cammino che Maria, nel nome dì Dio, ci mostra.
Anche se tutto dà a pensare che stia arrivando la
guerra fredda, Maria, grazie a Dio, vede e ringrazia
quelle anime leali che ancora pregano.
Mi sono spes­so sentito chiedere, anche da gente devota,
perché Dio e Maria non ci stan­no aiutando.
In questi momenti di tensione molti gruppi di
preghiera si riuniscono e che molta gente abbia
ricominciato a pregare per le intenzioni di Maria.
Restare leali in tempi tanto difficili come questi è
davvero un'espressione di fede.
Avere fede significa restare saldi, avere radici profonde.
Essere leali significa essere perseveranti, lasciare che
Dio decida il suo Tempo per agire, non essere
impazienti e continuare a ripetere: "Sia fatta la tua
volontà"; essere leali significa credere che non
saremo mai sottopo­sti a prove più dure di quanto
potremmo sopportare, ma se vogliamo sapere ancora
meglio cosa significa la lealtà allora non dobbiamo
far altro che guardare Maria, che dall'inizio fino
alla fine è sempre rimasta leale a Gesù.
Da quando all'Annunciazione ha aperto il suo cuore
e ha detto "Sia fatta la sua volontà", quel suo cuore
è rimasto aperto a Gesù fino alla fine.
Gli è rimasta fedele lungo tutto il cammino della
Croce, gli è rimasta fedele nella sofferenza fino
alla morte di Gesù, Suo Figlio.
E rimasta leale nell'amore, nella fede e nella
speranza fino alla sua stessa morte.
Molti, dopo la morte di Gesù, certamente avranno
pensato: "E fini­ta. È tutto perduto", ma Lei invece
è sempre stata leale nel suo cuore e ha mantenuto
salda la speranza e ha avuto ragione.
Con il suo esempio davanti a noi, possiamo
continuare ad osservare cosa significa la lealtà e
quanto sia bello restare fedeli a Dio e l'un l'altro!
Il tradi­mento, la mancanza di lealtà, è sempre una
brutta cosa.
Quando abbiamo fiduciosamente riposto la nostra
fiducia in qualcuno, che poi improvvisa­mente diventa
sleale e ci tradisce, allora in noi si apre una ferita profonda.
Quando i genitori non sono leali con i propri figli e
quando marito e moglie non sono leali l'uno con l'altro,
allora la distruzione attacca non solo le per­sone,
ma l'intera famiglia.
Quando non siamo leali a Dio e ai suoi Coman­damenti,
distruggiamo noi stessi.
La guerra è un tradimento, perché Dio ha detto:
"Non uccidere", ci ha detto di perdonare e di riconciliarci
e Maria ce lo ha ripetuto tanto spesso sulla Collina
delle Apparizioni che dobbiamo davvero perdonarci
e riconci­liarci l'uno con l'atro, pregare e guidare gli
altri verso la pace. Lo stesso Gesù è stato leale.
Ha compiuto fedelmente la sua missione, anche se
non è stato sempre facile, anche se è stato difficilissimo.
Può essere difficilissimo restare leali quando le
persone contraccambia­no la nostra lealtà e il nostro
amore con il tradimento.
Gesù è rimasto fede­le alla legge dell'amore.
Quando venne ferito gravemente, e quando venne
inchiodato alla sua Croce dagli uomini, è rimasto
comunque leale alla legge dell'amore perdo­nando loro.
In tal modo è rimasto fedele anche alla legge della pace:
si è riconciliato e ha aperto il cammino della pace.
E rimasto così leale nel Suo amore per noi che ci ha
ricordato persino nel suo ultimo minuto di vita e ha
detto a Giovanni e a Maria: "Questa è tua madre.
Questo è tuo figlio".
Quindi ora Maria ci ringrazia di non aver tradito la
sua presenza, il che significa che c'è qualcuno che
è rimasto fedele a Dio, alla preghiera, al digiuno,
alla fede, all'amore e alla pace.
Queste persone, le persone di questo genere che
sono rimaste fedeli a Maria sono la speranza
vivente, gli esempi viventi della pace.
Aiuteranno anche gli altri a trovare la pace e a
restare in pace.
Allora, preghiamo tutti affinché diventiamo e
restiamo lea­li alle nostre promesse battesimali
e alla vita, specialmente in questi mo­menti di tensione.
La nostra lealtà è veramente anche un segno di
gratitu­dine verso Maria e la sua presenza.

lunedì 27 ottobre 2014

Collevalenza (PG) 25-26-Ottobre 2014

Il nostro pellegrinaggio al Santuario
dell’Amore Misericordioso.
Ciao amici, ieri sera siamo tornati dal pellegrinaggio
al Santuario dell’Amore Misericordioso a Collevalenza (PG).
Peccato sia finito troppo in fretta, due giornate intense
e bellissime, non solo per il tempo che era splendido,
ma soprattutto per l’esperienza che abbiamo vissuto.
Ringrazio tutte gli amici che mi hanno seguito in questa
esperienza, (alcuni partecipanti mi hanno detto che è
stata indimenticabile) e mi ha fatto tanto piacere, ma in
particolare per l’intensità delle emozioni, ho visto
persone attente e partecipi a quanto piano piano  andavano
scoprendo attraverso le mie povere spiegazioni della
vita di Madre Speranza e del suo Amore Misericordioso,
io non me ne sono accorto, mi hanno detto chi mi
ascoltava: “Sembrava quando spiegavi, guardando la tua
espressione, che stessi vivendo in quel momento quanto
ci raccontavi”.
Ringraziamo il Signore, l’artefice è stato Lui allora,
che mi ha fatto uscire le parole dalla bocca.
Qualcosa però mi sono accorto anch’io, quando nel
Santuario del Crocifisso ho spiegato il perché di quel
Crocifisso così particolare, ho visto persone molto
attente e se vogliamo un po sbalordite da quello che
spiegavo loro, Domenica poi quando siamo andati a
visitare le stanze dove è vissuta la Madre è venuto a
prendere le chiavi un seminarista del Santuario,
il quale mi disse: “Complimenti per la catechesi che
hai fatto ieri al Crocifisso, sono rimasto ad ascoltarla tutta”,
gli ho risposto, che non ho fatto nessuna catechesi,
lui di rimando disse, altrochè se era una catechesi e,
pure bella, ed anche qui dobbiamo ringraziare il Signore
per questo, perché è stato merito suo.
Poi altro momento significativo, la via Crucis lungo il
viale che ha voluto la Madre, Sabato sera dopo la cena
iamo partiti e ci siamo immersi in quel viale illuminato
da una fievole luce, in un silenzio irreale soffermandoci
ad ogni stazione commentando il cammino di Gesù,
sembrava stessimo accompagnando Gesù a compiere
il suo gesto d’Amore, bellissima.
Ringrazio tutte le splendide persone che mi hanno
accompagnato in questa splendida avventura che
rimarrà sicuramente nel mio cuore.
Ma un grazie grande alla Beata Madre Speranza per
questa sua opera e soprattutto l’Amore Misericordioso
che mi ha donato la grazia di poter fare queste esperienze.
Un abbraccio a tutti voi amici cercatori della tenerezza

e dell’Amore del Signore Gesù da Fausto.   

Messaggio del 25 Ottobre 2014 da Medjugorje

Il messaggio ricevuto da Marija dalla Madonna.               
"Cari figli! Pregate in questo tempo di grazia e
chiedete l'intercessione di Tutti i Santi che sono
già nella luce.
Loro vi siano d'esempio e d'esortazione di giorno
in giorno, sul cammino della vostra conversione.
Figlioli, siate coscienti che la vostra vita è breve e
passeggera.
Perciò anelate all'eternità e preparate i vostri cuori
nella preghiera.
Io sono con voi ed intercedo presso mio Figlio per
ciascuno di voi, soprattutto per coloro che si sono
consacrati a Me ed a mio Figlio.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.



martedì 14 ottobre 2014

Il Richiamo

IL RICHIAMO DI UNA MAMMA.
Quando i miracoli avvengono all'interno della nostra
vita, allora avven­gono già in tutto il mondo.
Se tanti, tantissimi saranno quelli che permettono a se
stessi di essere trasformati attraverso la preghiera e
portano davvero il Signore nelle loro vite, allora la pace
diventerà possibile.
Naturalmente, quando c'è la guerra o la malattia, non ci
si può aspettare che qualche potere magico paralizzì le armi,
ma c'è un grazia che tocca e trasforma il cuore umano.
In questo sia­mo stati dotati di un potere immenso.
Forse a questo punto qualcuno si chiederà perché le guerre
in atto non vengono bloccate tramite il Rosario.
Prima dì chiedercene la ragione, dovremmo porci
onestamente alcune domande.
Abbiamo veramente pregato il Rosario?
Abbiamo veramente assunto l'impegno di recitarlo?
Abbiamo fatto veramente quello che ci chiede Maria?
Se lo avessimo fatto, allora potremmo porci altre doman­de.
Tutte le guerre in atto e non solo, ma anche, tutte le
guerre che hanno luogo nelle fami­glie, nelle comunità,
nella Chiesa, possono TUTTE essere fermate con la
preghiera e il Rosario.
E allora la pace verrà davvero.
Però purtroppo tante persone hanno vergogna di far
sapere che sono cristiani praticanti, ed ancora peggio,
il non far sapere che pregano.
Poi pretendiamo che il Signore blocchi le atrocità che
noi umani (si fa per dire; perché nei massacri e nelle
esecuzioni che stanno avvenendo di umano non c’è
assolutamente nulla) stiamo compiendo, cosa può
fare Dio contro la nostra volontà? Assolutamente
niente, ed allora fermiamole noi le guerre che ne
abbiamo la possibilità!
Personalmente, sono venuto a conoscenza di tanti
miracoli, raccontatimi da chi sa di esse­re salvo per
aver pregato e indossato il Rosario.
Ora è chiarissimo contro chi stiamo combattendo
con la preghiera.
Dobbiamo combatte­re per difenderci e sappiamo bene
che le nostre forze umane da sole non sono sufficienti,
ma con la preghiera e con il Rosario siamo sicuri che
anche da questa guerra contro il male, noi e Maria
usciremo vittoriosi".
Quindi suggeri­sco che prima di chiederci "Perché mai
la mia preghiera non ha portato miracoli nella mia
famiglia, nella mia comunità e nel mondo?",
dobbiamo deciderci, assieme ai nostri amici, a pregare
davvero, ma non solo le nor­mali preghiere che recitiamo
quando ci troviamo in un momento di diffi­coltà, bensì
cercando Dio attraverso l'amore.
Anche questo Maria ci ha insegnato in uno dei suoi
messaggi, quando ha detto: "Non cercate Dio attraverso
i vostri bisogni o desideri, ma attraverso il suo amore"!
I miraco­li accadranno e la vittoria apparterrà con tutta
certezza a Maria e a coloro che amano Lei e suo Figlio.
Lei è la madre che ha sconfitto il diavolo, il principe
di questo mondo.
Possa questo insegnamento penetrare nelle nostre vite
e attraverso di noi nel mondo intero. 

domenica 12 ottobre 2014

Viva gli sposi

NOI INVITATI ALLE NOZZE.
Matteo (22,1-14).

Noi che Venerdì siamo tornati da Mediugorje,
ci sentiamo invitati con diritto alle nozze,
per incontrare ancora una volta Maria e il
suo Figlio Gesù e con loro sicuramente faremo
festa, una festa piena di gioia di serenità e di pace
come la settima trascorsa in quel luogo di pace.
Il regno di Dio, ci spiega Matteo, è una bella
festa di nozze riuscita.
Vi è già successo?
A me sì, ho partecipato a delle splendide feste
nuziali, dov’era l’amore a far la festa, non la
lunghezza del menu.
Pensate allora alla più bella festa cui avete
partecipato; la presenza di Dio è qualcosa di simile.
Non per niente San Giovanni inizia il suo Vangelo
con una memorabile festa nel villaggio di Cana!
L’incontro con Dio è festa, gioia,
danza, sorriso, bellezza indescrivibile.
Ma allora—scusate—perché molti pensano
alla fede come al più triste dei funerali?
Perché si fatica così tanto a testimoniare
alle persone in cerca di senso che l’incontro
con il Vangelo è un’esperienza straordinaria?
Che bello incontrare Dio!
Ripenso alla mia esperienza e posso dire
con assoluta serenità che la ragione
della mia fede è la gioia.
Io credo, perché non ho incontrato nulla
di più bello, di più gioioso, di più autentico,
di più esigente nella mia vita del Signore Gesù.
La Parola di oggi ci richiama alla gioia, alla festa.
Ascoltandola, provo una fitta al cuore.
Fa tristezza, vedere alle nostre Messe,
persone coi volti tristi, celebrazioni affrettate,
Comunioni date come si danno le carte
quando si gioca a briscola, con parole sbiascicate.
Che tristezza!
Riscopriamo la gioia, ve ne prego,
lasciamo che sia la bellezza di credere,
il senso della festa per l’incontro con Gesù Eucaristia.
Fino a quando daremo testimonianza
di una religiosità tristemente doverosa,
non avvicineremo nessuno alla fede!
Ma, come domenica scorsa, emerge oggi il tema
del rifiuto; paradossalmente davanti alla gioia
dell’essere invitati a nozze accampiamo mille scuse.
Ho da fare, non ho tempo, altre incombenze urgenti,
sono le scuse ricorrenti per non partecipare alle nozze.
Non anteponiamo nulla all’amore di Gesù!
La parabola ci ricorda che la chiamata del Signore
è per tutti, che non sta a noi stendere,
la lista degli invitati, anzi, proprio chi all’apparenza
è distante è invitato alla festa.
Questo dev’essere lo stile delle nostre comunità;
uno stile che si fa accoglienza
verso chi arriva, come fa Dio!
Senza dividere i fedeli col devotimetro.
Davanti a Dio siamo tutti uguali, anzi se fa qualche
eccezione, la fa per gli ultimi, per i più diseredati.
Coraggio, accettiamo sempre l’invito del Signore
con gioia, andiamo alla Cena Pasquale dell’Agnello,
con il sorriso e la gioia di un incontro speciale,
l’incontro col Risorto, accostiamoci alla mensa con
la consapevolezza che Lui è lì vivo e si fa cibo per
nutrire la nostra anima.
Credo che, dopo essere stati ad una bellissima festa
di nozze, come lo sono sempre i nostri pellegrinaggi
a Medjugorje, non possiamo ritornare a casa delusi
o scoraggiati; ma pieni di speranza e di amore,
per continuare il nostro cammino con più serenità,
sicuri di aver ritrovato due amici sinceri;
Gesù e Maria, l’amore e la pace.
Santa Domenica con una preghiera  

per tutti voi da Fausto.   

sabato 11 ottobre 2014

Pellegrinaggio a Medjugorje

Il ritorno da Medjugorje.
Cari amici, la settimana a Medjugorje è stata fantastica,
ancora una volta un’esperienza bellissima, siamo
ritornati euforici per quello che abbiamo vissuto
insieme e per le amicizie che si sono create nel nostro
formidabile gruppo, per questo vi ringrazio ancora
una volta per la vostra disponibilità e per la fiducia
che avete avuto nei miei confronti.
Ci sono stati momenti bellissimi che ci hanno aperto
il cuore alla speranza e rinvigorito la nostra stanca fede,
a volte per colpa dei nostri dolori, delle sofferenze o delle
malattie, abbiamo sentito in questi giorni il Signore e
la Mamma Celeste particolarmente vicini a noi, ho visto
visi tristi illuminarsi nuovamente di una nuova luce,
quella della speranza, quella dell’abbandono nel Signore,
quella della certezza che comunque non sono soli a
portare la loro croce ma è la Mamma a farsi carico
del loro peso per fare meno fatica.
La Madonna non ci ha detto che toglierà le nostre
croci, no, ci ha solo fatto capire che le condivide con noi,
che ci solleverà un pò del loro peso con il suo amore
di Mamma.
Abbiamo fatto esperienze nuove inaspettate che ci
hanno aperto il cuore, condiviso la fatica, il sudore,
il dolore e la preghiera per ritrovarci poi in un fraterno
abbraccio pieno di gioia e di speranza, sicuri che quei
momenti non li dimenticheremo tanto facilmente.
Per finire un bellissimo ricordo per il nostro sacerdote,
il tenero Don Silvio che ci ha accompagnati spiritualmente,
stavo osservandolo un giorno mentre si intratteneva in
conversazione con alcune persone del gruppo e mi sono
detto; ecco cosa intende il nostro Papa Francesco quando
parla della tenerezza di Dio, è quella che riceviamo da
un suo ministro come Don Silvio quando gli parliamo
assieme, in quel momento ci trasmette tutta la tenerezza
del Padre Celeste che ha per tutti noi.
Ringraziamo il Signore per tutto quello che abbiamo
ricevuto, e ringrazio tutti voi amici che avete contribuito
a fare di questo viaggio un momento di fraternità e di gioia,
con tanto affetto vi abbraccio tutti nella speranza di

poterci incontrare ancora una volta, Fausto.  

sabato 4 ottobre 2014

Andiamo a raccogliere i buoni frutti

Il dolore di Dio.
 (Matteo 21,33-43)
Eccoci, amici, pronti a partire per Medjugorje,
perché proprio in quella pietraia?
Perché lì, attraverso Maria il Signore ha piantato una
vigna, la vigna dell’amore, la vigna della pace, la vigna
della gioia, la vigna della salvezza.
Sta a noi andare a raccogliere i frutti buoni della vigna;
attenzione però, non facciamo come i fittavoli cattivi,
che dopo averla avuta in affitto vogliono impadronirsi
dei frutti.
Il dolore di Dio, si sente nel sofferto discorso di Isaia
ripreso da Gesù!
Questo sconcertante racconto è una chiave di lettura della
Storia e della vita.
Anche a me succede di entrare in crisi, specialmente quando
faccio uno scontro frontale con la vita; accade normalmente
quando incontro persone a cui voglio bene o anche amici
incontrati nei pellegrinaggi; mi parlano dei loro problemi,
descrivendo sofferenze degne di un romanzo; persone
rimaste sole dall’infanzia, amori falliti, bambini desiderati
e morti in tenera età, malattie gravi, inganni e
malvagità capaci di rovinare una vita.
In quel momento avverto tutta l’impotenza, la fragilità delle
parole usurate dal tempo e dal pietismo, e sento forte la
domanda del senso; perché, Signore?
Dove trovare una risposta autentica, non sbrigativa?
Davanti al grande dolore del mondo, al non senso dei bambini
che saltano sulle mine antiuomo, agli inquietanti venti di
guerra, ai rumori dei muscoli ostentati e della violenza che
cresce, davanti al grande mistero che è (e resta) in ciascuno
di noi, sento forte l’esigenza di trovare un senso, di avere
delle certezze, una risposta, anche non esplicita.
Certo; qualcuno evita di farsi domande, fugge, semplicemente,
cercando di non rispondere mai.
O si rifugia in concetti e immagini solo all’apparenza
consolanti ma che, in fondo, rivelano tutto il limite del
nostro ragionamento, anche religioso.
Il dolore di Dio, questo mi sconcerta, mi zittisce,
mi riempie e mi inquieta.
Gesù parla; sussurra quasi, lo sguardo abbassato, la voce
rotta dall’emozione; che fare? Che farò?
La storia dell’umanità, ci svela Gesù, è una storia d’amore
in crisi, di un innamorato passionale-Dio-e di una sposa
tiepida e opportunista; l’umanità.
Leggete bene la parabola, per favore; quanta dignità in
questo padrone che prepara con cura e amore la vigna
da dare in affitto; leggete dell’arroganza idiota di questi
fittavoli che pensano-uccidendo il figlio del padrone—di
diventare eredi.
Immagine dell’umanità che non riconosce il proprio
Creatore, il proprio limite, questa tragica parabola è
la sintesi della storia fra Dio e Israele, fra Dio e l’umanità.
L’uomo non riconosce il suo Creatore, si sostituisce a Lui;
ecco il peccato fondamentale, la tragica fragilità dell’uomo;
credere di essere autosufficiente, senza dover rendere
conto, non riconoscere il proprio limite.
Così accade ancora oggi, all’umanità che invece di
orgogliosamente realizzarsi nel dare frutti, pensa a come
fregare il proprietario, che nega l’evidenza, che si crede
onnipotente. Che fare?
Gesù, ora, stenta a parlare, pensa alle sue parole, ai suoi
gesti, alla tanta tenerezza, alla profonda e virile umanità
mostrata negli anni dell’annuncio.
Il problema principale, amici, è che all’uomo un Dio
così proprio non importa, non lo vuole.
Preferiamo un Dio scostante e irritato, forse, onnipotente
e freddo, da placare o convincere. Che fare?
Questo Dio sconsiderato che rischia la vita del figlio,
illudendosi di suscitare rispetto nell’uomo, se non giustizia.
Invece no, anche questo gesto è stravolto, incompreso.
Che fare?
Gesù non sa più cosa dire, ora, aspetta una risposta dai
fittavoli che—ingenuamente—nella durezza del loro
cuore non capiscono che proprio di loro sta parlando.
E inveiscono; morte, punizione, vendetta, maniere forti!
Già, replica il Rabbì, già…Così non sarà, così non avverrà.
Solo l’ultima parte del consiglio si avvererà; ad altri sarà
data la vigna, cioè a noi.
Il Rabbì, invece, non si vendicherà, ma si lascerà
spazzare via piuttosto che usare violenza.
A noi ora, amici.
Questa è la Storia, questa è-oggi come allora-la
morale della favola.
L’uomo si dimentica di essere vignaiolo, di guardare
altrove, si scorda di vivere nella gratitudine il dono
della vita, di scoprire il proprio destino e la propria
chiamata ed è accecato semplicemente dalla
propria violenza e dalla propria arroganza.
A noi—non più fittavoli ma coeredi—il compito di
vivere nella gioia di coltivare la vigna di Dio,
sopportando con pazienza evangelica la violenza
nel nostro e nell’altrui cuore, opponendovi, come
esorta San Paolo: “Tutto quello che è vero, nobile,
giusto, puro e amabile”.
Ecco amici perché dobbiamo andare a Medjugorje,
per raccogliere i frutti e non essere come i cattivi
vignaioli, ma dei buoni fratelli in Cristo Gesù
e condividere con i fratelli che incontriamo, tutto
quanto di bello e di buono abbiamo raccolto.
Buon raccolto e un proficuo
pellegrinaggio a tutti da Fausto.