VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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venerdì 20 aprile 2012

E Dio la chiamò Speranza

Lo sbocciare di una nuova vita; il profumo inebriante
dell’azahar, il fiore di limone della huerta murciana,
forse tornò a farsi sentire, anche se non era il tempo,
quel 30 Settembre del 1893, in cui vide la luce
la piccola Josefa Alhama Valera.
Così venne chiamata, il giorno del suo battesimo,
quella che sarebbe stata Madre Speranza di Gesù.
La prima di nove fratelli, di famiglia poverissima, nasce
in un’umile baracca del Siscar, nel comune di Santomera,
in provincia di Murcia (Spagna).
Il papà, Josè Antonio, è operaio agricolo, ma il lavoro è poco,
in una terra ora riarsa dal sole del levante, con scarsa
irrigazione in quell’epoca, ora inondata da catastrofiche
alluvioni che quasi sempre mietono vittime umane.
Josefa cresce vivace e intelligente, giocherellona e birichina come tutti i bambini.
Verso i sette anni è introdotta in casa del parroco di Santomera dove viene
educata e istruita dalle due sorelle di lui, perché essendo povera non poteva
avere un’istruzione regolare come avevano i figli dei benestanti.
Verso i nove anni, desiderosa di ricevere Gesù nel suo cuore
(all’epoca la prima comunione veniva fatta all’età di 12 anni),
una mattina che celebra la S. Messa un sacerdote venuto da fuori,
ne approfitta per “rubare” Gesù e inizia un rapporto
d’intimità con Lui che durerà tutta la vita.
La chiamata e la partenza!
Nel fiore dell’età giovanile, và crescendo in lei il desiderio di dedicare tutta la
sua vita all’amico Gesù e alla gente povera e bisognosa che conosce bene.
Desiderosa di capire la volontà di Dio, si avvicina ai luoghi della sofferenza umana,
ma il discernimento non è facile.
Un fatto raccontato da Madre Speranza: “Passando con la Suora incaricata
per una corsia dell’ospedale, avevo notato un pover’uomo in fin di vita,
ormai con il rantolo e che soffriva tanto…!
Lo indicai alla Suora pensando che ella non se ne fosse accorta…,
la Suora si avvicinò al letto del moribondo e con il lenzuolo gli coprì la faccia..,e partì.
Io ne restai tanto scossa e provavo tanta pena per quell’uomo che soffriva;
la Suora se ne accorse e mi disse; vedrai che anche a te
con il tempo ti si farà il cuore duro!
E io risposi; mi basta questo, prima che mi si faccia il cuore duro,
io me ne vado”.
All’età di 21 anni, si decide a fare il posso; è il 15 Settembre 1914,
festa di S. Teresa d’Avila, che esercita su di lei un’enorme attrazione.
Madre Speranza: “Partii dalla casa paterna con il grande desiderio
di arrivare ad essere santa, di assomigliare un po’ a S Teresa,
che era coraggiosa e non aveva paura di niente…!
Volevo essere come lei e così uscii di casa quel giorno,
lasciando mia madre nel letto del dolore e senza speranza di rivederla—
“Figlia mia, perché non aspetti?”—mi chiese:--“Madre, domani è S. Teresa
e io vorrei diventare grande santa come lei, e che mi aiuti
a seguire il Signore come essa lo seguì”.
E mia madre che era molto buona mi disse—“Figlia mia,
il Signore ti benedica, e se io muoio prega per me”.
Entra a Villena, tra le Figlie del Calvario, nell’ultimo convento
poverissimo di una comunità in via di estinzione.
Qui, al momento della sua professione religiosa, riceve il nome di Speranza.
Le Figlie del Calvario, si uniscono poi, all’Istituto delle Missionarie Clarettiane,
dedite all’insegnamento.
Anche Madre Speranza entra a farne parte.

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