VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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domenica 30 ottobre 2011

25 Settembre 2011 Medjugorje evento particolare.

Carissimi amici e pellegrini, eccovi la Santa Messa
con la visione della Madonna in cielo al momento
della Santa Comunione Domenica 25 Settembre 2011.
Sono certo che sarà cosa gradita questo segno
dell'amore materno di nostra Madre, credo che
questo sia stato un segno tangibile per tutti noi,
per comprendere che Lei ci è sempre vicina,
sempre presente nelle nostre avversità, si fa
nostra consolatrice nei momenti critici della
nostra vita, in particolare durante la malattia
e asciuga le nostre lacrime come ha fatto con
Pietro dopo il suo tradimento.
Coraggio amici non siamo soli come vedete,
ma siamo sempre in buona compagnia, sta a
noi volerlo, ciao a tutti da Fausto.

Messaggio della Madonna a Medjugorje.

Cari figli, oggi vi invito in modo particolare alla lotta
contro satana per mezzo della preghiera.
Cari figli, rivestitevi dell'armatura contro satana e
sconfiggetelo con il rosario in mano.
Ho bisogno di questa Madre.
Ho bisogno della Madre che è più
forte del mio nemico, che è più forte del dragone.
Sì, il nostro nemico esiste davvero;
ma quì c'è nostra Madre.
Sarai vincitore con Lei, e Lei sarà vittoriosa con noi.

sabato 29 ottobre 2011

N° 2 Il vero prodigo: Gesù.

Eccovi amici il secondo paragrafo della
meditazione del Figliol preodigo.
Parliamo del mistero di Gesù diventato
il figlio prodigo per amore nostro.
Ha lasciato la casa del Padre celeste,
è venuto in un paese straniero,
ha dato via tutto quello che aveva ed è tornato,
attraverso la croce, alla casa di suo Padre.
Tutto questo lo ha fatto non come figlio ribelle,
ma come figlio obbediente, inviato sulla terra per
riportare a casa tutti i figli perduti di Dio.
Anche Gesù, che ha narrato la parabola a quelli che
lo criticavano perché si accompagnava ai peccatori,
ha vissuto il lungo e doloroso viaggio che descrive il figlio prodigo.
Perciò quel giovane affranto che si inginocchia davanti al padre,
non è che l’Agnello, “l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”?
Non è l’innocente che si è fatto peccato per noi?
Non è colui che, ”non considerò un tesoro geloso la
sua uguaglianza con DIO, ma divenne simile agli uomini”?
Non è il figlio di Dio senza peccato che gridò a gran voce sulla Croce;
“DIO mio, DIO mio, perché mi hai abbandonato”?
Gesù il figlio prodigo del Padre prodigo, che ha
dato via tutto ciò che il Padre gli aveva affidato
perché io potessi diventare come lui e tornare
con lui alla casa di suo Padre.
Vedere Gesù stesso come il figlio prodigo significa andare
al di là della interpretazione classica della parabola.
Tuttavia questo modo di considerare la
parabola possiede un grande segreto.
Sto scoprendo gradualmente cosa significhi dire che:
“La mia condizione di figlio da parte
di Gesù sono la stessa cosa, che il mio ritorno
e il ritorno di Gesù sono la stessa cosa.
Non esiste alcun viaggio verso DIO all’infuori
del viaggio che, Gesù stesso ha fatto.
Colui che ha raccontato la storia
del figlio prodigo è il Verbo di Dio,
“tutto è stato fatto per mezzo di Lui,
e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”.
Egli, “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”,
e ci ha fatto partecipi della sua pienezza.
Quando rileggo la storia del figlio prodigo con
gli occhi della Fede, il “ritorno” del prodigo,
diventa il ritorno del Figlio di Dio che ha attirato
a sé tutti gli uomini e li porta alla casa del Padre suo celeste.
Come dice San Paolo: “Perché piacque a Dio di fare
abitare in Lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare
a sé tutte le cose,
le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli”!
A voi tutti amici, una Santa Domenica nel Signore
alla prossima da Fausto

martedì 25 ottobre 2011

Messaggio della Madonna da Medjugorje

Pregate in modo particolare davanti alla Croce,
dalla quale vengono grandi grazie.
La Madre, dall'inizio, ci porta davanti alla Croce
e ci dice di guardarla, di meditare sulla Croce;
e di pregare davanti ad essa.
Io non ho paura.
Non ho paura di satana, dell'inferno o del male.
Il mio Dio mi ama. Il mio Dio mi perdona.
Ne ho la prova, ne ho il segno: è la Croce.

Messaggio del 25 Ottobre 2011 della Madonna dato a Marja

Cari Figli, vi guardo e nei vostri cuori non vedo la gioia.
Oggi io desidero darvi la gioia del Risorto perché Lui
vi guidi e vi abbracci con il suo amore e con la sua tenerezza.
Vi amo e prego incessantemente per la vostra conversione
davanti a mio figlio Gesù.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

sabato 22 ottobre 2011

Il vero prodigo: Gesù

Carissimi amici, a qualcuno di voi avevo preomesso
di mettere sul blog la meditazione del
figliol prodigo, quando l'avrei terminata,
ora è pronta, ma essendo piuttosto lunga
ve la metto a puntate mettendo ad ogni
puntata i numeri partendo dal n° 1 così
non vi potete sbagliare.
Poi mi fareste un favore se me lo
commentaste, così capisco se posso
mettere altre meditazioni, grazie.
Parliamo del mistero di Gesù diventato
il figlio prodigo per amore nostro.
Ha lasciato la casa del Padre celeste,
è venuto in un paese straniero,
ha dato via tutto quello che aveva ed è tornato,
attraverso la croce, alla casa di suo Padre.
Tutto questo lo ha fatto non come figlio ribelle,
ma come figlio obbediente, inviato sulla terra per
riportare a casa tutti i figli perduti di Dio.
Anche Gesù, che ha narrato la parabola a quelli
che lo criticavano perché si
accompagnava ai peccatori,
ha vissuto il lungo e doloroso viaggio
che descrive il figlio prodigo.
Perciò quel giovane affranto che si
inginocchia davanti al padre, non è che l’agnello,
“l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”?
Non è l’innocente che si è fatto peccato per noi?
Non è colui che, ”non considerò un
tesoro geloso la sua uguaglianza con DIO,
ma divenne simile agli uomini”?
Non è il figlio di Dio senza peccato che
gridò a gran voce sulla Croce;
“DIO mio, DIO mio, perché mi hai abbandonato”?
Gesù il figlio prodigo del Padre prodigo,
che ha dato via tutto ciò che il Padre gli
aveva affidato perché io potessi diventare
come lui e tornare con lui alla casa di suo Padre.
Vedere Gesù stesso come il figlio prodigo significa andare
al di là della interpretazione classica della parabola.
Tuttavia questo modo di considerare la
parabola possiede un grande segreto.
Sto scoprendo gradualmente cosa significhi dire che:
“La mia condizione di figlio da parte
di Gesù sono la stessa cosa, che il mio ritorno
e il ritorno di Gesù sono la stessa cosa.
Non esiste alcun viaggio verso DIO all’infuori
del viaggio che, Gesù stesso ha fatto.
Colui che ha raccontato la storia
del figlio prodigo è il Verbo di Dio,
“tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”.
Egli, “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”,
e ci ha fatto partecipi della sua pienezza.
Quando rileggo la storia del figlio prodigo con gli occhi della Fede,
il “ritorno” del prodigo diventa il ritorno del Figlio di Dio
che ha attirato a sé tutti gli uomini e li
porta alla casa del Padre suo celeste.
Come dice San Paolo: “Perché piacque a Dio di fare
abitare in Lui ogni pienezza
e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose,
le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli”!

A Medjugorje la Madonna mette il rosario nelle nostre mani.

Messaggio della Madonna da Medjugorje.
Cari figli, vi invito a pregare il rosario.
Il rosario sia per voi un impegno da compiere con gioia.
così comprenderete perchè sono da così tanto tempo con voi,
desidero insegnarvi a pregare.
A Lourdes e a Fatima il rosario era nelle mani della Madonna.
E nelle Sue mani a Medjugorje.
Oggi, Lei lo mette nelle nostre mani.
Il rosario; la mano della Madre nella nostra mano.
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mercoledì 19 ottobre 2011

I cinque sassi della Madonna

Un messaggio della Madonna a Medjugorje. Se pregate, satana non può nuocervi minimamente perchè voi siete figli di Dio e Lui tiene il suo sguardo su di voi. Pregate! La corona del rosario sia sempre nelle vostre mani, come segno per satana che appartenete a me.... Il rosario nella nostra mano e la preghiera nel nostro cuore. Nei cinque misteri del rosario, io vedo i cinque sassi del profeta Davide. Non c'è niente che noi non possiamo vincere. Questa è l'arma contro il nostro Golia, contro il nostro nemico. Sì, noi possiamo difendere la nostra Gerusalemme e il nostro Israele. Noi possiamo credere che siamo il Davide della Madonna? Non dobbiamo temere! Oggi, la Madonna mette il rosario nella nostra mano e il dono della preghiera nel nostro cuore.Visualizza altro

La preghiera del rosario.

Messaggio della Madonna a Medjugorje.
Io sono con voi e vi amo con l'amore senza misura di Gesù.
Grazie per tutti i vostri sacrifici e preghiere.
Pregate affinchè io possa aiutarvi ancora di più.
Le vostre preghiere mi sono necessarie.
Facci diventare, o Signore, rinnovatori della preghiera.
Facci diventare, o Signore, profeti, missionari della preghiera.
Effondi su di noi il Tuo Spirito di preghiera.
Concedi ogni volta che teniamo il rosario nella mano,
di poter sentire la Tua mano, o Madre benedetta,
di percepire la sua grazia e il suo dono.
Quando meditiamo i misteri del rosario e la vita di Gesù,
fa che arriviamo a conoscere Gesù, ad amare Gesù e a seguirlo.

lunedì 17 ottobre 2011

Il pellegrinaggio

Un messaggio della Madonna a Medjugorje.
Cari figli, anche oggi vi invito alla preghiera.
Ho bisogno delle vostre preghiere perchè,
attraverso voi, Dio sia glorificato.
Il pellegrinaggio è nostro desiderio che diventi per voi,
lo stimolo ad aprirvi alla preghiera,
in modo che niente possa più separarvi dalla preghiera,
e che voi nella preghiera, possiate essere gioiosi e benedetti.
Quando vi unite a quelli che pregano,
tutta la preghiera è per voi.
La preghiera è come il fiume, e voi siete come i pesci.
Venite, entrate nel fiume.
Non dovete aver paura.
L'acqua non vi farà annegare.
Vi darà la vita.

sabato 15 ottobre 2011

Cesare o Dio?

Amici, siamo ritornati da Medjugorje
ancora una volta più ricchi interiormente,
abbiamo scoperto che lo stare assieme e
condividerne le bellezze per lodare il Signore
è una cosa speciale, che, ti rende felice,
sereno e pieno di gioia, anche se c’è sempre
qualcuno che cerca di rovinare queste bellezze.
Dobbiamo darne atto, la trappola tesa a Gesù
è geniale; dobbiamo pagare le tasse o no?
In un paese occupato, in cui i venti della
rivolta soffiavano impetuosi, l’umiliazione di pagare
le tasse al potere romano era insostenibile;
se Gesù avesse risposto “sì”,
avrebbe di fatto avallato l’occupazione,
rifiutarsi di pagarle lo avrebbe invece schierato
nel gruppo degli estremisti di tutti i tempi.
Falsi ipocriti, dice il Maestro,
facendosi dare una di quelle monete che i farisei
si rifiutavano di restituire a Cesare e che
riempivano le loro tasche; ipocriti e opportunisti.
La risposta di Gesù è elegante e tagliente;
date a Cesare quel che è di Cesare,
a Dio quel che è di Dio.
Un’affermazione che ci pone davanti allo
scottante problema del rapporto tra la fede e le realtà del
mondo e—in particolare—tra la fede e la realtà politica.
Proviamo a elencare le conseguenze di questa semplice
affermazione, leggendo la realtà alla luce della Parola.
“Date a Cesare quel che è di Cesare”;
le realtà terrene hanno, quindi, una loro autonomia,
una loro logica interna, non c’è bisogno di coinvolgere
Dio direttamente nelle decisioni che dobbiamo prendere.
Questa è una grande verità che applichiamo in ogni
ambito; nella scienza, nella conoscenza, nella tecnica.
Dio creatore costruisce dal nulla il cosmo
e lo rende autonomo; a noi scoprire il
funzionamento e le leggi di cui è fatto.
Di più; ciò che è creato è buono in sé,
l’uomo è chiamato a custodire questa bontà,
questa bellezza usando la sua intelligenza.
Che cosa mi dice quest’affermazione?
Due splendide verità, una su di me e una su Dio.
Su di me; sono chiamato a scrutare le cose
e la vita per capirne il significato, non ho la verità
in tasca, devo attuare quella splendida virtù che
è il dialogo per vivere con gli altri;
non possiamo appellarci a Dio per far
passare qualche nostra opinione, non è rivelato se
io debba o no costruire quel ponte od operare quella
scelta politica o attuare quella prassi economica.
Su Dio; ancora Gesù mi dice che sono trattato da adulto,
che Dio non mi allaccia le scarpe né mi soffia il naso,
che mi è data la capacità di affrontare le difficoltà,
che sono considerato capace di vivere.
“Date a Dio ciò che è di Dio”;
meditando il vangelo e le lettere di Paolo,
ci si rende conto che Gesù pone l’attenzione
al Padre prima di ogni cosa.
Come a dire: “Occupati anzitutto della tua interiorità,
del grande progetto che Dio ha su di te,
il resto verrà di conseguenza”.
Il rapporto con la realtà, in particolare quella politica,
si gioca in questo difficile equilibrio;
mantenere un’autonomia delle realtà mondane,
lasciando che esse ritrovino la loro origine in Dio.
L’atteggiamento di chi rifiuta il mondo rifugiandosi
nel suo Dio è contrario al Vangelo; Gesù si è schierato,
ha denunciato l’ipocrisia del gioco politico,
è stato spazzato via proprio a causa della sua franchezza.
Contrario, però, al Vangelo è anche l’atteggiamento
di chi si compromette col mondo, di chi usa la politica
per ottenere privilegi, o di chi pensa di imporre la fede.
C’è chiesto un atteggiamento ben più difficile; quello
di lavorare al dialogo per ricondurre a verità ogni cosa.
Nella Bibbia non troveremo nozioni di economia o di genetica,
ma ispirandoci al Vangelo potremo giudicare la realtà.
Il mondo dice; al centro dell’economia vi è il profitto.
Il Vangelo dice; al centro dell’economia vi è l’uomo.
La scienza dice; ciò che è possibile è lecito.
La Parola dice; la vita è Mistero, va rispettata,
ha una sua sacralità che va riconosciuta.
Certo, di questi tempi, in questo momento storico,
il rischio non è certo quello del compromesso con le
realtà mondane, quanto più, invece, il rischio del
rifugio intimo nella religiosità disincarnata.
Dove sono i cristiani nell’economia,
nella politica, nella scienza?
Amici che leggete; mettete la vostra preparazione
e la vostra intelligenza a servizio dell’uomo e
del Vangelo, lasciate dialogare la verità di
Dio con le cose di cui vi occupate.
In questi tempi acerbi, appena i cristiani parlano,
si chiede loro di occuparsi dello spirito!
No! Cittadini del mondo,
toccati dalla gioia di aver conosciuto il Cristo,
chiediamo di essere ascoltati e di ascoltare,
di portare una luce diversa sulla realtà,
una prospettiva che ci conduce più in alto.
Ora dopo essere ritornati alle nostre
problematiche quotidiane, dopo aver sperimentato
in questi giorni trascorsi assieme l’Amore materno di Maria,
non possiamo tacere, ma far scoprire ai nostri fratelli
la nuova luce della fede che ci è piovuta addosso
per grazia del Signore Gesù Cristo.
Con affetto una Santa Domenica a tutti da Fausto.

sabato 8 ottobre 2011

Noi, invitati alle nozze

Noi che Lunedì partiamo ancora una volta
per Mediugorje, ci sentiamo invitati alle nozze,
per incontrare Maria e il suo Figlio Gesù
e con loro sicuramente faremo festa,
una festa piena di gioia di serenità e di pace.
Il regno di Dio, ci spiega Matteo,
è una bella festa di nozze riuscita.
Vi è già successo?
A me sì, ho partecipato a delle
splendide feste nuziali,
dov’era l’amore a far la festa,
non la lunghezza del menu.
Pensate allora alla più bella
festa cui avete partecipato;
la presenza di Dio è qualcosa di simile.
Non per niente San Giovanni inizia il suo Vangelo
con una memorabile festa nel villaggio di Cana!
L’incontro con Dio è festa, gioia,
danza, sorriso, bellezza indescrivibile.
Ma allora—scusate—perché molti pensano
alla fede come al più triste dei funerali?
Perché si fatica così tanto a testimoniare
alle persone in cerca di senso che l’incontro
con il Vangelo è un’esperienza straordinaria?
Che bello incontrare Dio!
Ripenso alla mia esperienza e posso dire
con assoluta serenità che la ragione
della mia fede è la gioia.
Io credo, perché non ho incontrato nulla
di più bello, di più gioioso, di più autentico,
di più esigente nella mia vita del Signore Gesù.
La Parola di oggi ci richiama alla gioia, alla festa.
Ascoltandola, provo una fitta al cuore.
Fa tristezza, vedere alle nostre Messe,
persone coi volti tristi, celebrazioni affrettate,
Comunioni date come si danno le carte
quando si gioca a briscola, con parole sbiascicate.
Che tristezza!
Riscopriamo la gioia, ve ne prego,
lasciamo che sia la bellezza di credere,
il senso della festa per l’incontro con Gesù Eucaristia.
Fino a quando daremo testimonianza
di una religiosità tristemente doverosa,
non avvicineremo nessuno alla fede!
Ma, come domenica scorsa,
emerge oggi il tema del rifiuto;
paradossalmente davanti alla gioia dell’essere
invitati a nozze accampiamo mille scuse.
Ho da fare, non ho tempo, altre incombenze urgenti,
sono le scuse ricorrenti per non partecipare alle nozze.
Non anteponiamo nulla all’amore di Gesù!
La parabola ci ricorda che la chiamata del Signore
è per tutti, che non sta a noi stendere,
la lista degli invitati, anzi,
proprio chi all’apparenza è distante è invitato alla festa.
Questo dev’essere lo stile delle nostre comunità;
uno stile che si fa accoglienza
verso chi arriva, come fa Dio!
Senza dividere i fedeli col devotimetro.
Davanti a Dio siamo tutti uguali,
anzi se fa qualche eccezione,
la fa per gli ultimi, per i più diseredati.
Coraggio,
accettiamo sempre l’invito del Signore con gioia,
andiamo alla Cena Pasquale dell’Agnello,
con il sorriso e la gioia di un incontro speciale,
l’incontro col Risorto,
accostiamoci alla mensa con la consapevolezza
che Lui è lì vivo e si fa cibo per nutrire la nostra anima.
Credo che, dopo essere stati ad una
bellissima festa di nozze,
come lo sono sempre i pellegrinaggi a Medjugorje,
non possiamo ritornare a casa delusi o scoraggiati;
ma pieni di speranza e di amore,
per continuare il nostro cammino con più serenità,
sicuri di aver ritrovato due amici sinceri;
Gesù e Maria, l’amore e la pace.
Santa Domenica con una preghiera da Medjugorje
per tutti voi da Fausto.

domenica 2 ottobre 2011

Messaggio da Medjugorje.

Carissimi, eccovi il messaggio della Mamma Celeste.
Medjugorje, messaggio della Madonna attraverso Mirjana.
"Cari figli, anche oggi il mio Cuore materno
vi invita alla preghiera, ad un vostro rapporto personale
con Dio Padre, alla gioia della preghiera in Lui.
Dio Padre non vi è lontano e non vi è sconosciuto.
Egli vi si è mostrato per mezzo di mio Figlio e vi ha
donato la vita, che è mio Figlio.
Perciò, figli miei, non fatevi vincere dalle prove che
vogliono separarvi da Dio Padre.
Pregate! Non cercate di avere famiglie e società senza di Lui.
Pregate! Pregate affinché la bontà che viene solo da mio Figlio,
che è la vera bontà, inondi i vostri cuori. Solo cuori pieni
di bontà possono comprendere ed accogliere Dio Padre.
Io continuerò a guidarvi.
In modo particolare vi prego di non giudicare i vostri pastori.
Figli miei, dimenticate forse che Dio Padre li ha chiamati?
Pregate! Vi ringrazio. "

sabato 1 ottobre 2011

Il dolore di Dio.

Eccoci, amici, ritornati da Medjugorje,
perché proprio in quella pietraia?
Perché la, attraverso Maria il Signore
ha piantato una vigna, la vigna dell’amore,
la vigna della pace, la vigna della gioia,
la vigna della salvezza.
Sta a noi andare a raccogliere i
frutti buoni della vigna; attenzione però,
non facciamo come i fittavoli cattivi,
che dopo averla avuta in affitto
vollero impadronirsi dei frutti.
Il dolore di Dio, si sente nel sofferto
discorso di Isaia ripreso da Gesù!
Questo sconcertante racconto è una chiave
di lettura della Storia e della vita.
Anche a me succede di entrare in crisi,
specialmente quando faccio uno scontro
frontale con la vita; accade normalmente
quando incontro persone a cui voglio bene
o anche amici incontrati nei pellegrinaggi;
mi parlano dei loro problemi, descrivendo
sofferenze degne di un romanzo; persone
rimaste sole dall’infanzia, amori falliti,
bambini desiderati e morti in tenera età,
malattie gravi, inganni e malvagità
capaci di rovinare una vita.
In quel momento avverto tutta l’impotenza,
la fragilità delle parole
usurate dal tempo e dal pietismo,
e sento forte la domanda del senso;
perché, Signore?
Dove trovare una risposta autentica, non sbrigativa?
Davanti al grande dolore del mondo,
al non senso dei bambini che
saltano sulle mine antiuomo,
agli inquietanti venti di guerra, ai rumori
dei muscoli ostentati e della violenza che cresce,
davanti al grande mistero che è
(e resta) in ciascuno di noi,
sento forte l’esigenza di trovare un senso, di avere
delle certezze, una risposta, anche non esplicita.
Certo; qualcuno evita di farsi domande, fugge,
semplicemente, cercando di non rispondere mai.
O si rifugia in concetti e immagini
solo all’apparenza consolanti ma che,
in fondo, rivelano tutto il limite del
nostro ragionamento, anche religioso.
Il dolore di Dio, questo mi sconcerta,
mi zittisce, mi riempie e mi inquieta.
Gesù parla; sussurra quasi, lo sguardo abbassato,
la voce rotta dall’emozione; che fare? Che farò?
La storia dell’umanità, ci svela Gesù,
è una storia d’amore in crisi,
di un innamorato passionale—Dio—e
di una sposa tiepida e opportunista; l’umanità.
Leggete bene la parabola, per favore;
quanta dignità in questo padrone che prepara
con cura e amore la vigna da dare in affitto;
leggete dell’arroganza idiota di questi fittavoli che
pensano—uccidendo il figlio del padrone—di diventare eredi.
Immagine dell’umanità che non riconosce il proprio Creatore,
il proprio limite, questa tragica parabola è la
sintesi della storia fra Dio e Israele, fra Dio e l’umanità.
L’uomo non riconosce il suo Creatore,
si sostituisce a Lui; ecco il peccato fondamentale,
la tragica fragilità dell’uomo;
credere di essere autosufficiente,
senza dover rendere conto, misconoscere il proprio limite.
Così accade ancora oggi, all’umanità che invece
di orgogliosamente realizzarsi nel dare frutti,
pensa a come fregare il proprietario,
che nega l’evidenza, che si crede onnipotente.
Che fare?
Gesù, ora, stenta a parlare, pensa alle sue parole,
ai suoi gesti, alla tanta tenerezza, alla profonda
e virile umanità mostrata negli anni dell’annuncio.
Il problema principale, amici, è che all’uomo
un Dio così proprio non importa, non lo vuole.
Preferiamo un Dio scostante e irritato, forse,
onnipotente e freddo, da placare o convincere.
Che fare?
Questo Dio sconsiderato che rischia la vita del figlio,
illudendosi di suscitare rispetto
nell’uomo, se non giustizia.
Invece no, anche questo gesto è stravolto, incompreso.
Che fare?
Gesù non sa più cosa dire, ora,
aspetta una risposta dai fittavoli
che—ingenuamente—nella
durezza del loro cuore non capiscono
che proprio di loro sta parlando.
E inveiscono; morte, punizione,
vendetta, maniere forti!
Già, replica il Rabbì, già…
Così non sarà, così non avverrà.
Solo l’ultima parte del consiglio si avvererà;
ad altri sarà data la vigna, cioè a noi.
Il Rabbì, invece, non si vendicherà, ma si lascerà
spazzare via piuttosto che usare violenza.
A noi ora, amici.
Questa è la Storia, questa è—oggi come
allora—la morale della favola.
L’uomo si dimentica di essere vignaiolo,
di guardare altrove, si scorda di vivere
nella gratitudine il dono della vita,
di scoprire il proprio destino e la propria
chiamata ed è accecato dalla propria violenza
e dalla propria arroganza, semplicemente.
A noi—non più fittavoli ma coeredi—il compito
di vivere nella gioia di coltivare la vigna di Dio,
sopportando con pazienza evangelica la
violenza nel nostro e nell’altrui cuore,
opponendovi, come esorta San Paolo:
“Tutto quello che è vero, nobile,
giusto, puro e amabile”.
Ecco amici perché siamo andati a Medjugorje,
per raccogliere i frutti e non
essere come i cattivi vignaioli,
ma dei buoni fratelli in Cristo Gesù e
condividere con i fratelli che incontriamo,
tutto quanto di bello e di buono abbiamo raccolto.
Buon raccolto e una Santa Domenica a tutti da Fausto.