VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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sabato 3 settembre 2011

Modi d'Amore

In questa Domenica Gesù ci parla dell’Amore verso il prossimo,
verso i fratelli in Cristo, anche se hanno sbagliato,
far capire l’oro che li amiamo di un amore concreto,
semplice e disinteressato, senza guardare al loro passato,
di un Amore con la “A” maiuscola.
In questa settimana come avete letto il piccolo riassunto
del nostro viaggio a Medjugorje per aiutare un fratello in difficoltà,
abbiamo scoperto cosa succede quando ami.
E le Scritture di questa Domenica ne danno conferma.
Pietro scopre che il volto di Dio che Gesù racconta
è un volto amorevole e misericordioso,
ma di un amore terribilmente serio ed esigente;
la sofferenza, in questa logica, non rappresenta uno sbaglio,
un errore di percorso, una cosa da evitare a tutti i costi,
ma può diventare il modo di dichiarare l’affetto.
Gesù propone di donare la propria vita agli
altri proprio perché Lui ha fatto così.
Paolo oggi c’introduce a un approfondimento di questo tema;
i precetti che Israele ha ricevuto sono sintetizzabili tutti
nel comandamento dell’amore verso il prossimo.
Strana riflessione, quella dell’Apostolo.
Noi viviamo invece l’amore come una contrapposizione al comando;
associamo la parola “amore” a concetti come “passione”,
“creatività”, “emozione”, “follia”
e—al contrario—la parola “precetto” a
concetti come “dovere”, “costrizione”,
“rigidità”, “noia”. Sarà vero?
Siamo reduci da decenni di predicazione sul senso del dovere,
sul confronto continuo con i vari modelli di buona madre,
buon figlio, eccetera, e il nostro mondo contemporaneo
di bravi adolescenti poco cresciuti si è ribellato a questa costrizione,
proponendo in alternativa a questo modello una sregolatezza assoluta,
la propria sensazione ed emozione come criterio di giudizio su tutto.
Salvo poi arenarci sulla sponda opposta a quella evitata;
la frammentazione degli affetti, uno scontento che tenta
di alimentare la gioia con l’ebbrezza e l’eccesso.
La Scrittura, al solito, ci viene incontro con sano realismo,
in equilibrio tra rigido moralismo e dissennata emotività.
Gesù ci chiede di amare, il sogno più grande di ogni essere umano;
conferma cioè la verità della nostra intuizione profonda;
solo nell’amore realizziamo il nostro volto più autentico.
Ma che cos’è l’amore?
Spontaneamente pensiamo alla splendida esperienza dell’innamoramento.
Sappiamo però che essa è tappa necessaria ed entusiasmante
di un percorso che continua e sfocia nell’assumere l’altra persona;
ti amo nella tua pienezza, ti prendo e mi offro nella quotidianità,
voglio te come compagno di viaggio,
te come dolce presenza alla ricerca della felicità.
Così per l’amore verso i figli, arte difficile di rendere
autonomo un cucciolo d’uomo, o per l’amicizia,
complicità festosa che si trasforma in
legame indissolubile nella difficoltà.
Lo so, sono molto ottimista, ma la sintesi del Vangelo è straordinaria;
ama col cuore e con la testa, rendi concreto il tuo affetto,
mettiti in gioco oltre l’emozione, scegli, schierati, dona e donati.
Ma fallo perché hai sentito amore dal tuo grande Dio,
imitalo nel tuo gesto perché Egli ti ha riempito il cuore….!
Ama il prossimo come te stesso, prima trova equilibrio
nell’amore verso te stesso, accogli le tue fragilità senza vergogna,
mettile nelle mani di Dio con abbandono filiale…!
Nella Chiesa i rapporti tra i discepoli sono
vissuti in questa liberante logica dell’amore.
Il Vangelo c’illustra il modo di gestire i nascenti
conflitti nella comunità primitiva;
passato l’entusiasmo dell’adesione al Rabbì,
allora come oggi sorgevano i problemi di dialogo
e di comprensione col rischio di gesti estremi
(magari in nome del Vangelo!).
La prassi proposta da Gesù è piena di buon senso;
discrezione, umiltà, delicatezza verso chi sbaglia,
lasciandogli il tempo di riflettere,
poi l’intervento di qualche fratello, infine della comunità.
Quanto si è lontani da questa prassi evangelica!
Se si parla degli errori di qualcuno,
se ne sparla spesso con sadica soddisfazione,
senza compassione o delicatezza.
Se noi, discepoli del Misericordioso,
non sappiamo avere misericordia, chi mai ne sarà capace?
Tutto questo, però, senza falsi buonismi;
la franchezza evangelica è un modo concreto di amare,
di essere solidali anche con durezza.
Nelle nostre comunità abbiamo bisogno di
scoprire questo modo concreto di intervenire,
di prendere a cuore il destino dei fratelli,
senza nasconderci dietro il rispetto
sospettoso che non c’interpella.
Se davvero il Rabbì mi ha cambiato la vita,
ha cambiato anche il mio modo di vedere gli altri.
Proviamo?
Io ho provato amici, anche questa settimana,
e ho scoperto che amare il prossimo ti aiuta spiritualmente,
l’ho provato personalmente quello che senti
dentro dopo aver compiuto un gesto d’amore,
e la bellezza della riconoscenza del fratello che hai aiutato,
non sono paragonabili alle sofferenze che hai dovuto sopportare.
Provate amici, e sentirete come è
grande l’Amore e la Misericordia del Signore.
Un saluto ed una preghiera a tutti voi con la speranza
che anche voi possiate assaporare
l’Amore materno di Maria e l’Amore Misericordioso del Padre,
con affetto da Fausto, buona Domenica.

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