VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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sabato 24 settembre 2011

Figli della coerenza.

Purtroppo, tante persone frequentano la Chiesa,
fanno anche dei pellegrinaggi, magari delle promesse,
ma poi a casa in loro non cambia niente,
tutto come prima, ecco l’errore che tanti di noi facciamo,
sembra che abbiamo paura o vergogna a testimoniare
quello che abbiamo vissuto, scoperto o trovato.
No, dobbiamo gridare al mondo
quanto di bello Gesù ci ha donato e ci dona,
far partecipi anche i fratelli più scettici di quello che
abbiamo vissuto attraverso l’amore di Gesù.
La parabola di oggi è fatta di poche parole,
ben assestate, per denunciare un atteggiamento
che può riguardare anche noi.
Domenica scorsa qualcuno mi diceva che
questo Gesù non aveva peli sulla lingua.
È proprio vero; facevo notare come l’amore non
si riduce a sdolcinate parole, ma si attua anche nel
servizio alla verità che a volte può essere scomodo.
Quella di oggi è la parabola del dire e del fare.
Gesù racconta di quei due figli che cambiano idea;
uno dice “sì”, ma non fa, l’altro dice “no”,
ma ci ripensa e fa.
La fede cristiana ha una caratteristica
che la rende unica; il fatto di avere un
Dio incarnato costringe la
nostra spiritualità a incarnarsi, obbliga la
nostra preghiera a diventare azione,
porta i nostri discorsi alla verifica continua nelle azioni.
Come sarebbe più comoda una fede che resta nei cieli!
Una religione che si esaurisce nella preghiera e nel culto!
Macchè; Gesù desidera che lo imitiamo
nelle parole e nelle opere.
La nostra fede deve conservare il doppio
polmone dell’incontro nell’intimo con Dio e
del servizio ai fratelli nella vita quotidiana.
Allora, anche se disturba il nostro orgoglio,
dobbiamo chiedercelo; quanto influisce
la nostra fede sulla nostra vita?
Quanti gesti sono cambiati da quando
il Vangelo è entrato nella nostra vita?
Questa riflessione ci obbliga a essere molto
concreti e sinceri con noi stessi.
In primo luogo, riconoscendo che credere in Dio
non significa fare ragionamento o un bell’atto
sentimentale chiuso a se stesso.
Mi chiedo; è possibile essere
”credenti non praticanti”?
In pratica credere nel Dio di Gesù Cristo
(non quello più approssimativo
che ho nella mia testa!)
e non desiderare di conoscerlo,
di condividerlo, di celebrarlo?
Un po’ come dire:
“Sono innamorato non praticante”….
Ma che significa?
Il “dire” la nostra fede significa renderla
presenza concreta nella comunità.
Che differenza c’è fra culto e vita, fra devozione
e lavoro, fra celebrazione e azione?
Corriamo il rischio di vivere in compartimenti stagni;
tiriamo fuori Dio cinque minuti al giorno,
un’ora la settimana,
finita la benedizione della messa, amen,
la vita ci aspetta fuori,
Dio lo teniamo nei tabernacoli…
Ho paura, quando celebriamo il Dio della vita
e fuori compiamo gesti di morte.
Ho paura, quando cantiamo l’amore che ci
ha riuniti e fuori stoniamo con il nostro egoismo.
Tremo all’idea di vedere radunata una comunità
di fratelli che fuori della chiesa neppure si salutano.
No, amici, o la fede detta è vissuta o siamo ipocriti.
Attenti, però!
Questo è un obbiettivo, una tensione da realizzare.
Ricercare in noi e nelle comunità la
perfezione assoluta non è evangelico!
Il Signore ci chiede l’autenticità,
apprezza di più il figlio che dice:
“Non ce la faccio, non ne ho voglia” e poi si sforza
rispetto all’altro che dice “sì” e non si schioda.
Gesù, perciò, loda quei pubblicani e
quelle prostitute che hanno accolto la
Parola calandola nella loro vita,
facendola diventare conversione,
cambiamento, ricerca.
Accusa i giusti, le persone
“per bene”, che non fanno
calare l’annuncio del Vangelo nella
concretezza della loro vita.
Che il Signore ci spinga all’autenticità,
ci doni di non fermarci alle parole ma,
con semplicità e coraggio, ci conceda di gridare
il Vangelo con la nostra vita.
Solo così potremo diventare figli di quel Dio
che continuamente cerca l’uomo
per svelargli il suo amore.
Ecco allora che Martedì partiamo ancora
un’altra volta per Medjugorje,
accompagniamo in questo pellegrinaggio tanti
fratelli che per la prima volta vengono a Medjugorje,
portiamo anche due sacerdoti,
non sembra vero ma è proprio così.
Preghiamo allora Maria perché possa riempire
il cuore di tutti noi dell’amore del suo Figlio Gesù,
ed una volta ritornati a casa essere testimoni
di tutto l’amore che abbiamo sperimentato.
Santa Domenica a tutti da Fausto.

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