VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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sabato 4 giugno 2011

Con noi sino alla fine

Carissimi, siamo appena tornati dal
pellegrinaggio a Medjugorje, e sul
nostro cammino troviamo la festa
dell'Ascensione del Signore.
Strana festa, questa dell’Ascensione,
è come un crinale che divide la nostra vita
di fede in due parti; un prima e un dopo.
Un prima, anzitutto; con l’Ascensione finisce
un’epoca, un momento, una storia.
La storia dell’uomo Gesù, del suo aspetto,
del suo sorriso, del suo sguardo profondo.
Non potremo più sentire la sua voce che chiama
per nome Tommaso e Maria,
non ammireremo più la sua pazienza,
mentre dialoga animatamente con i
due testimoni di Emmaus.
Neppure potremo più, commossi, guardare la
passeggiata del Maestro sulle rive del lago,
mentre prepara il pesce per i discepoli sconfortati
e—ancora—riempie il cuore frantumato di Pietro.
La storia di Gesù è conclusa, non torna,
e non nascondiamo una malinconica nostalgia
e un’invidia verso chi ha avuto la gioia inaudita
di parlare con Lui a faccia a faccia.
Ascensione non è solo la fine di un tempo che
non torna, ma l’apertura verso una nuova dimensione.
Nel Vangelo di Matteo le ultime
Parole di Gesù sono straordinarie:
“Ecco, Io sono con voi sempre”.
Ci crediamo davvero?
Siamo davvero convinti che il Signore è qui in mezzo a noi?
Non come ricordo di un personaggio della storia,
non come emozione che proviamo leggendo le sue parole
e pensando ai suoi gesti, ma realmente presente?
Diciamolo chiaramente; forse avremmo preferito
una presenza reale, toccabile, verificabile.
Siamo alle solite; dobbiamo sempre essere noi
a dire a Dio che cosa deve o non deve fare.
Il nostro mondo, un po’ incredulo, è convinto che,
in fondo, la realtà verificabile, misurabile,
sia l’unica degna di attenzione.
Spazziamo via il mondo dell’invisibile come
una sorta di primitiva creduloneria.
Eppure; non è forse nel mondo del profondo,
dell’invisibile che abitano le cose
più importanti della nostra vita?
Cose come amore e amicizia non sono certo tangibili;
ne vediamo i segni, ne percepiamo le emozioni…!
Non si vede bene che con il cuore,
perché l’essenziale è invisibile agli occhi.
Riprendiamo allora l’invito di san Paolo a:
“Fissare lo sguardo sulle cose invisibili,
perché sono quelle che restano”.
Fidiamoci, dunque, e chiediamoci se il fatto di
non riconoscere la Sua presenza non sia
dovuto più alla nostra fede inconsistente
che a un tiro mancino fattoci da Gesù.
Dov’è presente Gesù nel nostro tempo?
È visibile nello sguardo di ogni uomo,
fatto a immagine e somiglianza di Dio,
è visibile nella nostra comunità che si ama e
si rispetta, è visibile nella Parola proclamata
e nel Pane della sua presenza.
Di più; io divento, per richiesta stessa di Gesù,
suo volto, suo sguardo per il fratello che incontro.
Sono chiamato a essere manifestazione
della misericordia di Dio.
Sarebbe bello; se riuscissimo, tutti, a diventare volto
del Dio di amore per il fratello che incontriamo…!
Abbiamo, è certo, urgente bisogno di credere,
di fidarci, di abbandonarci nelle mani di questo Dio
che accetta di passare attraverso il rischio della
nostra incoerenza pur di stare vicino ai fratelli.
Ascensione diventa, allora, la festa della presenza.
In Dio Trinità c’è Gesù di Nazareth.
Un uomo in carne e ossa, trasfigurato,
è ormai presente nella Trinità.
È il supremo sigillo dell’Incarnazione;
la nostra umanità, assunta dal Figlio di Dio,
è piena di gloria e di dignità.
La nostra carne, le nostre storie, io stesso,
sono diventato dimora di Dio.
Occorre recuperare il senso della dignità
che ci porta ad avere rispetto infinito,
per ogni uomo, per ogni donna.
In questo mondo in cui la corporeità è
esaltata soltanto se perfetta,
tempo in cui si mascherano i segni
dei tempi sui volti delle persone, tempo di top model,
abbiamo questa bella notizia da portare;
corporeità è luce, è promessa di eternità.
Questo Dio che ha assunto su di sé la
fragilità e la caduta dell’essere umano,
ne assume ora e ne trasfigura il limite.
Abbiamo di che gioire, amici;
Ascensione è il triller del nostro destino,
la caparra dell’immortalità,
la certezza dell’amore infinito di Dio.
Ecco allora, la scoperta nel pellegrinaggio.
Nello scrutare lo sguardo degli amici che ci
hanno seguito, con le loro ansie, le loro paure,
le disperazioni, le loro croci da portare;
in quegli sguardi ho rivisto lo sguardo
implorante e bisognoso di compagnia e di
condivisione di Gesù nel Getsemani, ecco
allora la sorpresa; il Signore non ci
lascia soli, ma resta con noi, lo troviamo
in ogni persona che incontriamo.
E Maria ne è l'artefice.
Coraggio allora, facciamoci compagni
di sofferenza con tutti i fratelli
che incontriamo sulla nostra strada.
Buona Domenica dell'Ascensione a tutti
voi, amici, con un saluto fraterno
ed una preghiera, con affetto Fausto.

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