Il Tesoro nascosto.
Matteo
aveva tutto: soldi, successo, potere;
era
temuto, rispettato, un "business-man" come
i
tanti che si vedono anche oggi nelle nostre città.
Un
giorno, però, quello sguardo dell'ospite di Pietro
il
pescatore, quel tale Gesù della vicina Nazareth,
lì a
Cafarnao, sul lago, lo aveva sconvolto.
Era
poi così certo di avere tutto?
Il
tesoro vero, il senso della vita, lo aveva davvero scoperto?
Matteo
fa l'errore di lasciare la sua parte migliore emergere,
per
una frazione di secondo intuisce che la sua vita è piena
di
vuoto, che tutto ciò che ha è fumo, apparenza, inutile peso.
Quello
sguardo lo perfora, lo trapana, lo svela a se stesso,
lascia
tutto e segue il Maestro.
Da
Gesù Matteo impara ad amare, a conoscere Dio,
a
conoscere se stesso.
Da
Gesù Matteo impara ad essere vero, a diventare
libero,
e racconta, parla come un fiume in piena,
del
Regno, di Dio, di lui, il Maestro.
Ora
Matteo ci dice, dopo tanti anni (forse una trentina
da
quell'incontro) che ne è valsa la pena, che lo
rifarebbe
e che, anzi, ciascuno di noi può farlo.
Matteo
dice di aver fatto il miglior affare della sua vita
lasciando
tutto e seguendo il Nazareno, ci dice
che
è come avere scoperto un tesoro nel campo.
Sì,
amici, la mia vita, la nostra vita è
una
gigantesca caccia al tesoro.
Ci
vuole grinta, forza, lucidità per gareggiare;
bisogna
tapparsi le orecchie di fronte ai troppi
che
ammiccano vendendoti a peso d'oro le istruzioni
per
trovare il tesoro, tenere duro davanti ai troppi che
ti
dicono che il tesoro non c'è, che la vita
è
un'immensa e macchinosa fregatura.
Matteo
dice che lui, il tesoro, l'ha trovato.
Non
come la fiammata dell'innamoramento che
scompare
con il desiderio, ma come la lenta
consapevolezza
della verità, del fiume che scorre
sotto
il terreno, dell'evidenza del cuore.
Il
piano di Dio è esposto, il volto che Gesù è venuto a
descriverci,
ormai chiaro, la proposta del regno annunciata.
Ora
tocca a noi, tocca a me decidere.
Starò
ancora ad aspettare?
Dopo
avere veduto, dopo avere lasciato il seme della Parola
perforare
l'asfalto del mio cuore ancora tentennerò?
Dopo
avere saputo che il padrone del campo permette che
la
zizzania e il grano crescano insieme, perché mi ama,
aspetterò
ancora che il regno si manifesti nella mia vita?
Il
Signore "pescandoci", sa che dentro di noi ci sono pesci
commestibili
e pesci velenosi, parti di luce e fitte tenebre.
E le
ama, entrambe.
Le
ama perché ama noi, le ama perché ci vuole salvi,
le
ama perché è un Dio di tenerezza e compassione.
Paolo,
nella seconda lettura, ha finalmente capito il
disegno
di Dio, il suo piano, e ne resta affascinato.
Il
nostro, ci dice, è un Dio che ci vuole salvi, è un Dio che
ci
scusa, un Dio che ci insegue e ci perseguita col suo amore.
Ma
abbiamo bisogno, come saggiamente chiede Salomone
nella
sua preghiera, di molta saggezza, di molta sapienza.
Salomone
è spaventato del suo nuovo ruolo di Re.
Non
assapora il potere, non è euforico della sua posizione.
E
chiede la saggezza, chiede di fare scelte giuste.
Dio
è piacevolmente stupito di questa richiesta e lo premia
col
dono della saggezza.
Anche
noi, allora, come Salomone, come Paolo,
come
Matteo, chiediamo di avere il dono dello Spirito
che
sappia orientare la nostra vita verso la pienezza,
verso
il senso ultimo, verso il tesoro.
Che
non ci succeda di essere travolti dalla vita, che non ci
accada
di restare alla porta della storia, ma che il Signore
ci
dia il coraggio di investire tutto, tempo, intelligenza, affetti,
nella
ricerca del Regno, nella cosa più preziosa che abbiamo.
Matteo
è davvero lo scriba che ha saputo tirar fuori le cose
vecchie
e le cose nuove.
Il
messaggio del vangelo, pur nella stanchezza dell'abitudine
e
delle nostre comunità, ha bisogno di essere capito e parlato
con
parole nuove.
La
fatica di Matteo, scriba che ha valutato con sapienza
la
strada da percorrere è la nostra stessa fatica.
Inutile
ancorarsi a fragili abitudini, a consolidate e
incomprensibili
ritualità che rendono vecchio il
cristianesimo:
andiamo all'essenza, con intelligenza,
con
rispetto per il passato, ma con tutta la luce
devastante
dell'incontro col Rabbì.
Solo
così potremo dire in maniera comprensibile per
l'uomo
contemporaneo che la vita è una caccia al tesoro.
Anche
noi, come chi trova un tesoro, pieni di gioia
venderemo
tutto per averlo.
Santa
Domenica a tutti Fausto.
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