VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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sabato 26 luglio 2014

CACCIA AL TESORO

Il Tesoro nascosto.
Matteo aveva tutto: soldi, successo, potere;
era temuto, rispettato, un "business-man" come
i tanti che si vedono anche oggi nelle nostre città.
Un giorno, però, quello sguardo dell'ospite di Pietro
il pescatore, quel tale Gesù della vicina Nazareth,
lì a Cafarnao, sul lago, lo aveva sconvolto.
Era poi così certo di avere tutto?
Il tesoro vero, il senso della vita, lo aveva davvero scoperto?
Matteo fa l'errore di lasciare la sua parte migliore emergere,
per una frazione di secondo intuisce che la sua vita è piena
di vuoto, che tutto ciò che ha è fumo, apparenza, inutile peso.
Quello sguardo lo perfora, lo trapana, lo svela a se stesso,
lascia tutto e segue il Maestro.
Da Gesù Matteo impara ad amare, a conoscere Dio,
a conoscere se stesso.
Da Gesù Matteo impara ad essere vero, a diventare
libero, e racconta, parla come un fiume in piena,
del Regno, di Dio, di lui, il Maestro.
Ora Matteo ci dice, dopo tanti anni (forse una trentina
da quell'incontro) che ne è valsa la pena, che lo
rifarebbe e che, anzi, ciascuno di noi può farlo.
Matteo dice di aver fatto il miglior affare della sua vita
lasciando tutto e seguendo il Nazareno, ci dice
che è come avere scoperto un tesoro nel campo.
Sì, amici, la mia vita, la nostra vita è
una gigantesca caccia al tesoro.
Ci vuole grinta, forza, lucidità per gareggiare;
bisogna tapparsi le orecchie di fronte ai troppi
che ammiccano vendendoti a peso d'oro le istruzioni
per trovare il tesoro, tenere duro davanti ai troppi che
ti dicono che il tesoro non c'è, che la vita
è un'immensa e macchinosa fregatura.
Matteo dice che lui, il tesoro, l'ha trovato.
Non come la fiammata dell'innamoramento che
scompare con il desiderio, ma come la lenta
consapevolezza della verità, del fiume che scorre
sotto il terreno, dell'evidenza del cuore.
Il piano di Dio è esposto, il volto che Gesù è venuto a
descriverci, ormai chiaro, la proposta del regno annunciata.
Ora tocca a noi, tocca a me decidere.
Starò ancora ad aspettare?
Dopo avere veduto, dopo avere lasciato il seme della Parola
perforare l'asfalto del mio cuore ancora tentennerò?
Dopo avere saputo che il padrone del campo permette che
la zizzania e il grano crescano insieme, perché mi ama,
aspetterò ancora che il regno si manifesti nella mia vita?
Il Signore "pescandoci", sa che dentro di noi ci sono pesci
commestibili e pesci velenosi, parti di luce e fitte tenebre.
E le ama, entrambe.
Le ama perché ama noi, le ama perché ci vuole salvi,
le ama perché è un Dio di tenerezza e compassione.
Paolo, nella seconda lettura, ha finalmente capito il
disegno di Dio, il suo piano, e ne resta affascinato.
Il nostro, ci dice, è un Dio che ci vuole salvi, è un Dio che
ci scusa, un Dio che ci insegue e ci perseguita col suo amore.
Ma abbiamo bisogno, come saggiamente chiede Salomone
nella sua preghiera, di molta saggezza, di molta sapienza.
Salomone è spaventato del suo nuovo ruolo di Re.
Non assapora il potere, non è euforico della sua posizione.
E chiede la saggezza, chiede di fare scelte giuste.
Dio è piacevolmente stupito di questa richiesta e lo premia
col dono della saggezza.
Anche noi, allora, come Salomone, come Paolo,
come Matteo, chiediamo di avere il dono dello Spirito
che sappia orientare la nostra vita verso la pienezza,
verso il senso ultimo, verso il tesoro.
Che non ci succeda di essere travolti dalla vita, che non ci
accada di restare alla porta della storia, ma che il Signore
ci dia il coraggio di investire tutto, tempo, intelligenza, affetti,
nella ricerca del Regno, nella cosa più preziosa che abbiamo.
Matteo è davvero lo scriba che ha saputo tirar fuori le cose
vecchie e le cose nuove.
Il messaggio del vangelo, pur nella stanchezza dell'abitudine
e delle nostre comunità, ha bisogno di essere capito e parlato
con parole nuove.
La fatica di Matteo, scriba che ha valutato con sapienza
la strada da percorrere è la nostra stessa fatica.
Inutile ancorarsi a fragili abitudini, a consolidate e
incomprensibili ritualità che rendono vecchio il
cristianesimo: andiamo all'essenza, con intelligenza,
con rispetto per il passato, ma con tutta la luce
devastante dell'incontro col Rabbì.
Solo così potremo dire in maniera comprensibile per
l'uomo contemporaneo che la vita è una caccia al tesoro.
Anche noi, come chi trova un tesoro, pieni di gioia
venderemo tutto per averlo.

Santa Domenica a tutti Fausto.

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