VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

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sabato 29 marzo 2014

Riflessione su San Giuseppe

Abbiamo festeggiato solo qualche giorno fa la festa del papà,
noi eravamo a Medjugorje ed abbiamo festeggiato San Giuseppe
con le comunità devote di questo grande Santo.
Ma lo conosciamo bene questo Santo taciturno, ma obbediente,
credo di no, ed allora eccovi una proposta di lettura,
forse ve lo fa comprendere meglio.

 Giuseppe il grande e il giusto.

Parliamo un po’, amici, di Giuseppe uomo giusto.
Colui che ha saputo donarci una grande pagina
poetica di fiducia e abbandono nel Signore.
Giuseppe sta organizzando casa per accogliere Maria.
È un bravo ragazzo, un onesto lavoratore ed è
sufficientemente devoto, insomma: un buon partito.
È contento di accogliere Maria, che è una ragazza
timida ma decisa, gentile e di bell’aspetto: molti lo considerano
fortunato di avere in sposa la piccola adolescente di Nazareth.
In questo clima di festa matrimoniale, arriva la doccia fredda.
Matteo, tutela della privacy, non ci spiega come Giuseppe sia
venuto a conoscenza della gravidanza di Maria.
Dubito che si siano incontrati, forse è stata la madre
Anna a comunicargli la notizia, chissà.
Possiamo, però immaginare la notte insonne di Giuseppe,
la peggiore della sua vita.
Ma come? Maria? La mia piccola Maria?
E chi sarà il padre?
Io che pensavo fosse una così brava ragazza!
Che stupido sono stato!
Ma ci sarà una ragione, qualcuno avrà abusato della sua gentilezza…!
Giuseppe non riesce a prendere sonno, si gira e si rigira sul giaciglio,
come fa la porta sui cardini.
Ma, oltre alla profonda ferita di un amore tradito,
Giuseppe deve affrontare l’incubo del futuro.
Cosa deve fare?
A norma di legge (Dt 22,21), Giuseppe deve svegliarsi e radunare
altri uomini della comunità dicendo che quel bambino non è suo,
e subito Maria sarà lapidata a morte.
Per essere un buon credente e un devoto, deve uccidere Maria.
(Non è folle che, a volte, gli uomini compiano
cose orribili in nome di Dio?).
Giuseppe deve informare il rabbino del fattaccio e ripudiare
la futura sposa, che rimarrà a casa dei propri genitori
piena di vergogna, segnata per tutta la vita.
E, a questo punto, succede l’incredibile.
Giuseppe, che è un giusto, trova una soluzione.
Mentirà.
Il mentitore giusto.
Dirà che si è stancato di Maria, la ripudierà, salvandole l’onore.
Certo, nessuno prenderà più in sposa una donna
che ha avuto un figlio da un altro uomo,
ma, almeno, girerà a testa alta nelle strade di Nazareth.
Giuseppe è grandioso: non rispetta la Legge attribuita
a Dio e decide di mentire.
Matteo ci dice che Giuseppe è giusto.
A volte la legge di Dio, quella autentica, passa attraverso
la trasgressione della legge degli uomini, quella attribuita a Dio.
Giusto è un titolo straordinario, in Israele.
È, forse, il più bel complimento che si possa fare ad un ebreo.
Giuseppe è giusto come Dio è giusto, perché non giudica secondo
le apparenze, perché si sacrifica, supera il suo orgoglio
di maschio ferito (terribile!), e salva Maria.
Immenso Giuseppe, falegname abituato a riconoscere
l’essenza di un legno, a piallare un asse, non ad inseguire fini
ragionamenti che lo mettono in crisi!
Ha deciso, anche se continua a non prendere sonno.
E, proprio quando ha scelto di salvare Maria, quando si è dato pace,
quando ha superato il proprio orgoglio, arriva, in sogno,
un angelo che lo rassicura.
Va tutto bene, gli dice l’angelo, hai a che fare col mistero.
Fai bene a fidarti di Maria, è prodigioso ciò che le è capitato,
colui che porta in grembo non è il figlio di un altro uomo,
ma di Dio stesso. Caspita, mica una barzelletta!
Maria lo partorirà e tu, Giuseppe, gli darai il nome,
cioè l’identità, il carattere, l’educazione.
A Maria l’angelo chiede di collaborare.
A Giuseppe l’angelo chiede di insegnare a Dio a diventare uomo.
Anche lui, Giuseppe, deve cambiare la sua vita,
i suoi desideri, le sue scelte, adeguarli all’evento
improvviso di un Dio che decide di diventare uomo.
Giuseppe obbedisce.
Si sveglia e prende con sé Maria.
Leggo e rileggo questa conclusione sconcertante.
Si alza e obbedisce.
Non fa commenti, non approfondisce ulteriormente,
si fida e basta, accetta, accoglie.
La sua vita, ora, è radicalmente cambiata, ma va bene così:
ha a che fare con il mistero di Dio.
Grandioso Giuseppe; uomo giusto, e noi?
Speriamo, la speranza non deve mai mancare.
Impariamo da Giuseppe a fidarci; ad avere fiducia in Dio,
a credere che Lui è venuto a farsi uomo,
perché tutti noi imparassimo ad essere uomini.
Fidiamoci ciecamente, come ha fatto Giuseppe, magari non riceveremo
da custodire suo Figlio, ma di farlo conoscere ed amare, quello sì.
Rimango in attesa, allora, come spero tutti voi amici, Fausto.

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