VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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sabato 3 dicembre 2011

Lasciamoci consolare

È vero amici, non possiamo più nasconderci,
piangerci addosso non serve a niente,
dobbiamo solo avere speranza.
Abbiamo messo in moto il periodo dell’Avvento,
tempo di preparazione per i tanti cristiani
che aspettano la venuta del Signore.
Molti cristiano pensano di essere tali
semplicemente perché credono nella
venuta del Signore Gesù;
ma non c’è bisogno di essere cristiani per crederlo!
Siamo cristiani se desideriamo,
nella semplicità e povertà del desiderio,
che Cristo nasca nei nostri cuori.
Animo, cercatori di Dio, ammaliati da Cristo,
affascinati dalla sua Parola, animo.
Uomini e donne ci annunciano la
venuta di Cristo nella gloria,
mentre a noi è dato di accoglierlo
nella storia personale di ciascuno.
Natale è Dio che, stanco di essere male interpretato,
decide di avere uno sguardo e un volto per potersi
spiegare, raccontare e ci pone dinanzi all’evidenza
disarmante di Dio che diventa neonato.
Dio non è come lo immaginiamo, ne distante
ne severo ne manipolabile ne folle.
Dio si fa povero per amarci.
Isaia, il profeta dell’Avvento, parla al popolo
in esilio in Babilonia, da decenni.
Si rivolge a un popolo scoraggiato,
molto simile a noi che viviamo in questi anni sulla terra,
un popolo che non ha più fiducia,
che constata come le promesse di Dio non si
sono realizzate, che nulla è cambiato nella Storia,
nonostante la presenza del Dio d’Israele.
E Isaia profetizza, consola, invita a disegnare
una strada che scavalchi i burroni dell’indifferenza,
che spiani le alture dell’arroganza.
Dio viene, Lui prende l’iniziativa,
a noi di accorgercene, di esserci, di lasciarci consolare.
Natale è la consolazione degli uomini,
la nascita della speranza che Dio,
almeno Lui, non si dimentica.
Non si dimentica, ribadisce il rude Pietro,
ed esercita pazienza, ci dona del tempo perché
abbiamo la possibilità di capire e di cambiare.
Capire e cambiare perché Dio ci lascia immensamente
liberi nella scelta, sempre.
Il vero volto di Dio è quello di un Dio
che interviene con discrezione,
che ci chiede di accoglierlo, di cambiare idea
su di Lui e su di noi, con calma, diventando,
noi discepoli, la consolazione di Dio agli uomini.
Quante persone vivono il Natale con insostenibile disagio!
Isaia ci sprona; noi cercatori di Dio,
noi che abbiamo accolto il vero volto di Dio,
siamo chiamati, a nostra volta,
a diventare consolatori dei nostri fratelli.
Diciamolo ai tanti che vivranno la fatica del Natale,
che Dio fa nuove tutte le cose perché si mette
dalla parte degli sconfitti e dei perdenti.
Il vero volto di Dio è Gesù Cristo;
incontrare Lui è un nuovo inizio,
una nuova creazione, una nuova genesi.
Marco, discepolo di Pietro, inizia così il suo vangelo:
“Inizio della buona notizia che è Gesù Cristo”.
Pensare che Dio possa essere diverso
dall’immagine noiosa che ce ne siamo fatta,
dice Marco, è già l’inizio di un cambiamento
radicale, di una nuova creazione.
Prepararsi al Natale vero significa, allora,
riprendere in mano la buona notizia,
che è Gesù, a farla diventare concretezza
nelle nostre scelte, danza per la nostra vita.
Come Giovanni il battezzatore possiamo
diventare profeti di Dio, aiutarci e aiutare
i fratelli a preparare la strada a Dio.
I profeti non sono coloro che indovinano il futuro,
ma coloro che interpretano il presente,
che ci aiutano a leggere la nostra vita in una luce di fede,
a indovinarne la novità, a capirne il senso.
Non è difficile vivere; è impossibile,
se non capiamo per quale strana ragione
siamo stati messi al mondo.
Superata la tentazione dei sempre presenti
idoli della nostra vita (immagine di sé, carriera, denaro)
che falsamente pretendono di riempire il
senso di infinito che ci abita, ci resta il vuoto immenso
di senso da colmare, il bisogno assoluto di capire.
Molti, ahimè, vi hanno rinunciato, hanno abdicato
a pensare, a vivere, travolti dalla quotidianità.
Dio non si scoraggia e ci raggiunge proprio nella
quotidianità, diventando uno di noi.
Abbiamo urgenza di profetismo, abbiamo bisogno di
persone che ci scuotano come un pugno nello stomaco.
Buon Dio, di persone che ci disorientano
non sappiamo che farcene.
Ciò di cui abbiamo bisogno è una Parola
che spezzi la crosta che si è formata
intorno al nostro cuore.
Accogliamo la profezia del battezzatore
e dei tanti che camminano—mascherati da uomini
comuni, in mezzo alle nostre fetide città.
Non lasciamo che la profezia abbandoni la Chiesa,
comunità dei cercatori di Dio, ma che sia sempre
presente, anche quando è scomoda.
Santa Domenica amici,
nella luce dell’Avvento da Fausto.

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