VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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sabato 10 dicembre 2011

Cerchiamo la nostra verità.

Siamo alle silite, già da un pò anche la Domenica
i negozi sono aperti e tutti corrono a fare compere
per l'imminente Natale, tutti stiamo preparando
la grande festa in bellezza in barba alla crisi, ma
siamo sicuri che ci prepariamo veramente alla
venuta del Signore Gesù? o stiamo preparando
un natale taroccato, dimenticandoci di invitare
Lui, il festeggiato!
Lotta dura contro il Natale tarocco.
L’Avvento ci permette di recuperare il senso autentico
del Natale, di non lasciarci travolgere dall’onda melensa
di emozioni che dovremmo pur vivere.
Salviamo il Natale dall’approssimazione e dal (falso) buonismo per recuperare
il senso teologico, scomodo ma salutare.
Non siamo qui a far finta che poi Gesù nasce e a commuoverci davanti a
questo bambinello nudo.
Siamo qui a digerire la più brutta figura della storia dell’umanità, che,
peraltro, rinnova tale atteggiamento.
Dio è venuto, stanco di essere frainteso, esasperato dalle nostre proiezioni.
Dio è venuto e si è raccontato in Gesù di Nazareth.
Dio è venuto ma, ad accoglierlo, ha trovato poca gente, semplice e dimessa,
che farebbe poco gossip in questi (fragili) tempi mondani.
Occorre svegliarsi per accorgersi di Dio, riconoscere i profeti presenti in
mezzo a noi e diventare consolatori dei troppi fratelli persi,
occorre avere la fiducia incosciente di Maria di Nazareth per
cambiare il nostro destino.
Per vivere autenticamente il Natale, fatte tacere le tante malelingue
che ci scoraggiano, superata la tentazione di un Natale senza Dio,
dobbiamo imitare il Battista nella sua lucida autoconsapevolezza.
Giovanni è il più grande tra i figli di donna,
un profeta austero e coerente, energico e carismatico.
Verso le sponde del Mar Morto, giù nella depressione vicino a Gerico,
Giovanni ha radunato un movimento di persone diverse come cultura,
di cercatori di Dio, di insoddisfatti bisognosi di senso.
Non è tenero Giovanni, disilluso e acre, chiede un
cambiamento radicale per incontrare il Messia di Dio.
Quasi alla fine della sua breve ma intensa vita, Giovanni riceve
la visita degli inviati del Sinedrio che s’interrogano, loro i detentori
del potere religioso, su questo strano personaggio che non si spaventa
neppure di fronte alle autorità.
Giovanni è chiaro; lui non è il Cristo.
Potrebbe pensarlo, gli altri lo pensano di lui (bisognosi come siamo di Cristo).
Potrebbe approfittarne, cedere alla più subdola delle tentazioni
(noi credo, l’avremmo fatto), quella del delirio di onnipotenza.
No, dice Giovanni, lui non si prende per Dio.
Anche lui, come i penitenti, ne è disperatamente alla ricerca.
Giovanni ci ammonisce; solo riconoscendo il proprio limite,
che è opportunità, non mortificazione, possiamo essere
liberi di accogliere il Dio fragile che nasce.
Solo riconoscendo che non abbiamo in noi
tutte le risposte, possiamo metterci alla ricerca.
Chi sei, allora?
Chi siamo, allora?
La logica mondana dice; sei ciò che produci,
sei ciò che appari, sei ciò che guadagni,
sei ciò che guidi, sei ciò che conti.
Giovanni sa che non è così, che è illusoria e menzognera questa logica,
che, mai, siamo ciò che possediamo o facciamo.
Giovanni ha pensato e ha capito.
Il sole del deserto e la polvere che raschia la gola,
gli occhi bruciati dalla luce e il corpo ormai piegato alla durezza delle scelte,
l’hanno portato a capire chi è lui nel profondo.
Un mistico? Un provocatore? Un guru?
No, egli è la voce.
Voce, voce prestata a una Parola,
voce che amplifica un’idea non sua,
voce che fa riecheggiare un’intuizione di cui anch’egli è debitore.
C’immaginiamo sempre di essere dei grandi,
di compiere cose memorabili, di restare nella storia o, perlomeno,
nella piccola storia delle persone che amiamo.
Dio ci svela cosa siamo in profondità.
Ma io, tu, noi, cosa siamo?
Cosa pensiamo di noi stessi?
Forse siamo pazienza, o attesa, o sorriso, o perdono, o sogno, o inquietudine.
Contrariamente alla falsa idea del cattolicesimo
che mortifica e castra le ambizioni degli uomini
(se Dio c’è, io sono fregato, pensa Erode),
il vangelo ci svela un Dio che mi aiuta a cogliere la verità di me stesso.
Non so come stiate arrivando a questo Natale;
l’importante è che ci arriviate in maniera autentica.
Forse non è un gran periodo, forse non siete
per nulla soddisfatti di voi e delle vostre scelte.
Pazienza, Dio viene lo stesso, se avete il coraggio di invocarlo.
Perciò state o stiamo nella gioia, rallegriamoci sempre nel Signore,
teniamo buone le cose che egli ci ha donato,
gioiamo pienamente in questo Dio che non meritiamo e che si dona.
Questo mite Dio che attendiamo e che già amiamo.
Buona continuazione dell'Avvento ed una
Santa Domenica a tutti voi amici da Fausto

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