VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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sabato 19 novembre 2011

La concretezza dell'Amore

Sono ritornato dal Santuario
dell’Amore Misericordoso e mi
sono portato nel cuore una cosa grandiosa;
l’Amore che il Signore ha per ciscuno di noi,
tutto questo lo capiamo nel Vangelo di
questa domenica di fine anno liturgico.
Fine.
Anzi, no, inizio.
Oggi termina l’anno liturgico,
anno passato con Matteo manager riuscito
e temuto, che ha gettato alle ortiche le sue
presunte conquiste per essere conquistato
dal Rabbì, Gesù di Nazareth, che ci ha
insegnato a essere discepoli.
E, al solito, l’anno termina con la
festa di Cristo Re dell’Universo.
Un ultimo invito a riflettere su chi è
Dio e su chi è il discepolo di questo Dio.
Tenetevi ai braccioli della poltrona,
perché ciò che oggi leggiamo è il non
senso di Dio, la negazione dei nostri (falsi) sogni.
Non siamo più o meno tutti convinti che
Dio sia Eterno, Onnipotente, onnipresente,
Assoluto, eccetera?
Non ce lo immaginiamo come un vecchio
con la barba, seduto su un alto trono dorato,
che sovrasta l’Universo e la Storia,
girando inpercettibilmente e stancamente,
lo sguardo sulle sue creature?
Non ci sgoliamo nelle preghiere, scocciati e affranti,
quando non veniamo esauditi?
Tutto vero. Abbastanza.
Perché, in realtà, il Dio di Gesù è più sconfitto
di tutti gli sconfitti, fragile più di ogni fragilità.
Un re senza trono e senza scettro,
appeso nudo a una croce,
un re che necessita di un cartello per essere identificato,
un re senza potere se non quello (devastante) dell’amore.
Ecco; questo è il nostro Dio, un Dio sconfitto.
Ma un Dio sconfitto per amore, un Dio che, inaspettato,
manifesta la sua grandezza nell’amore e nel perdono.
Dio, Lui si, si mette in gioco, si scopre,
si svela, si consegna, si ostende.
Dio non è nascosto, misterioso;
è evidente, provocatoriamente evidente;
appeso a una croce, apparentemente sconfitto,
gioca il tutto per tutto per piegare la durezza dell’uomo.
Gesù è venuto a dire di Dio, a raccontarlo.
Lui, Figlio del Padre, ci dona e ci dice veramente chi è Dio.
E l’uomo replica; “no grazie”.
Forse preferiamo un Dio un po’ severo e scostante,
sommo egoista, bastante a se stesso, potente,
da convincere e tenere buono.
Forse l’idea pagana di Dio che ci facciamo
ci soddisfa maggiormente perché ci assomiglia di più,
non ci costringe a conversione, ci chiede superstizione;
non piega i nostri affetti, solo li solletica.
La festa di Cristo Re ci rivela il destino
finale della nostra storia.
È una pagina da imparare bene,
visto che svela il trucco della salvezza,
visto che i termini del contratto sono espliciti.
Alla fine dei tempi, davanti al Cristo
in maestà che succederà?
Lo trovate scritto, leggete bene,
e mettete da parte il taccuino in cui abbiamo
segnato le nostre ore di preghiera, le
noiose messe e confessioni che abbiamo subìto,
e le eventuali giustificazioni da tirare fuori.
Il Signore ci chiederà se lo avremo riconosciuto
nel povero, nel debole, nell’affamato, nel solo,
nell’anziano abbandonato, nel parente scomodo.
Sì; avete capito bene.
Il giudizio sarà tutto su ciò che avremo fatto.
E sul cuore con cui lo avremo fatto.
La fede è concretezza, non parole,
la preghiera contagia la vita, la cambia,
non la anestetizza, la celebrazione continua
nella città, non finisce nel tempio.
Allora, certo, la preghiera, l’Eucaristia,
la confessione sono strumenti di comunione
col Cristo e tra noi per fare della
nostra vita il luogo della fede.
Nel mio ufficio, sul mio luogo di lavoro,
nella mia scuola, in casa a spadellare, mi salverò.
Se saprò portare la fede da dentro a fuori,
da lontano a vicino, e riconoscere il volto
del Cristo adorato nel volto del
fratello che incontro ogni giorno.
La regalità di Cristo, oggi,
si manifesta nei nostri gesti.
Cristo è Signore se sapremo sempre di più
amare i fratelli, renderli partecipi della nostra fede.
La fine di quest’anno ci richiama ancora, allora,
alla concretezza, ti fa cambiare la vita.
Un saluto ed una preghiera a tutti voi amici,
con la consapevolezza di essere amati di un
amore folle da parte del nostro Signore Gesù.
Santa Domenica di Cristo Re da Fausto.

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