VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



Per informazioni e contatti scrivere a:

FAUSTOBERTILLA@GMAIL.COM



CELL. 349/1009626

sabato 26 novembre 2011

In cammino verso il Natale

Amici, comincia l’Avvento,
prepariamoci ad accogliere
l’inaudito di Dio, che si fa bambino
per venire ad incontrare i più poveri
tra i poveri, i derelitti dell’umanità,
i pastori, e loro ci credono,
vanno e videro e tornarono entusiasti,
solo loro si sono messi in movimento
gli altri sono rimasti nelle loro
comodità ad aspettare invano.
Partiamo perciò, incamminiamoci,
solo così incontreremo quel Gesù
che viene incontro a noi.
È che Dio arriva quando meno te lo aspetti.
Magari lo cerchi tutta la vita, o credi di cercarlo,
o sei convinto di averlo trovato
e quindi dormi sugli allori e,
intanto, la vita ti passa addosso.
È che Dio è evidente e misterioso,
accessibile e nascosto, già e non ancora.
È che la nostra vita passa,
con i suoi desideri e le sue delusioni,
le sue scoperte e le sue pause,
le sue paure e le sue ironie,
i suoi entusiasmi e i suoi fallimenti.
Passa e fatichiamo a tenerla ferma in un punto,
un punto qualsiasi, attorno a
cui far girare tutto il resto.
È che intorno tutti gufano, ma tanto.
E anche a essere ottimisti e a voler sempre
vedere il mezzo bicchiere pieno
c’è da vivere in ansia perenne;
la tua tredicesima è meno dello scorso anno,
i tassi del mutuo mandano sul lastrico le persone,
il petrolio sale e la benzina ancora di più,
tuo figlio ha trent’anni e non trova
lavoro per più di sei mesi.
Insomma; per tutte queste ragioni
abbiamo assoluto bisogno di fermarci,
almeno qualche minuto,
di guardare dove stiamo andando,
di trovare un filo a cui appendere,
come dei panni, tutte le nostre vicende.
Oggi inizia l’Avvento, finalmente.
Amici; detesto il Natale.
Capiamoci; non il Natale che è lo stupore
a cui vogliamo prepararci, no.
Detesto lo sgorbio che ne abbiamo fatto,
la fiera insopportabile dei buoni sentimenti,
l’ipocrisia del politicamente corretto,
che fa del Natale una festa di compleanno
senza festeggiato, la mielosa retorica delle
nostre messe di mezzanotte, in cui preti assonnati
cercano di convincere i fedeli una tantum.
Io voglio prepararmi, ho necessità assoluta di costruirmi
un’arca, e fregarmene di quelli che mi deridono.
Ho bisogno di capire come posso trovare il Dio
diventato accessibile, fatto volto, divenuto incontrabile.
Voglio poterlo vedere questo Dio consegnato,
arreso, nascosto in mezzo agli sguardi e
ai volti di tanti neonati, ma c’è chi li uccide.
Sono poche quattro settimane, lo so.
Ma voglio provarci ancora,
è da qualche anno che ci provo.
Perché possiamo celebrare cento natali senza
che mai una volta Dio nasca nei nostri cuori.
Nessuno possiede Dio in modo tale
da non doverlo più attendere.
Eppure non può attendere Dio chi non sapesse
che Dio ha già atteso lungamente lui.
Iniziamo a leggere Marco, da oggi.
Giovane discepolo di Gerusalemme,
la sua vita s’intreccia con quella di Pietro,
di cui sarà segretario e di cui raccoglierà le riflessioni,
ordinandole nel primo, più breve e sgrammaticato dei vangeli.
Ma il suo schema sarà ripreso, copiato da Matteo e Luca.
Dio è discreto, modesto, quasi timido,
non impone la sua presenza,
come la brezza della sera è la sua venuta.
A noi è chiesto di spalancare il cuore, di aprire gli occhi,
di lasciar emergere il desiderio.
Come? Non lo so, amici.
Io cerco di farlo ritagliandomi uno
spazio quotidiano alla preghiera,
per meditare la Parola, per potervela regalare nel blog,
senza far arrabbiare mia moglie
perché stò troppo davanti al computer.
Cerchiamo di prepararci bene e fare un Natale cristiano,
facciamo qualcosa, anche se piccola,
per chiederci se Cristo è nato in noi,
per non lasciarci travolgere dal diluvio
di parole e cose che ognuno vive.
Ma, ad aggravare la nostra situazione, non dobbiamo
solo combattere contro la dimenticanza.
Ci tocca pure combattere contro il finto natale,
il Natale taroccato.
Non capisco perché una festa splendida,
la festa che celebra la notizia dell’inaudito di Dio
che irrompe nel mondo, sia stata travolta
dalla melassa del buonismo natalizio.
È un dramma, il Natale, è la storia di un
Dio presente e di un uomo assente.
Non c’è proprio nulla da festeggiare, non abbiamo
fatto una gran bella figura, la prima volta.
Natale è un pugno nello stomaco, una provocazione,
un evento che obbliga a schierarsi.
Natale è l’arrendevolezza di Dio
che ci obbliga a conversione.
Quindi; viva i regali, viva la festa.
Ma che sia autentico ciò che facciamo,
che sia presente il festeggiato, Dio,
alle nostre ipercaloriche cene,
che i bimbi capiscano che è il suo compleanno,
e a noi fanno i regali.
In questi anni ho visto con sgomento che il Natale,
per i poveri veri, per chi ha subito un abbandono,
un trauma, un lutto, è diventato una festa odiosa e insostenibile.
Di fronte alle immagini della famiglia felice
intorno all’albero e armonia e canti di angeli
che ci propinano i media, chi, invece,
vive affettività fragili e solitudini è
travolto da un insostenibile dolore.
E tutto questo mi fa arrabbiare.
Il Dio dei poveri, il Dio che viene per i pastori,
emarginati del tempo, il Dio che non nasce
nel Tempio di Gerusalemme,
ma nella grotta di Betlemme,
viene sostituito dal dio piccino
del nostro ipocrita buonismo.
Se i nonni soli, se le persone abbandonate,
se i feriti dalla vita non hanno un sussulto di
speranza nella notte di Natale,
significa che il nostro annuncio è ambiguo,
travolto e sostituito da un inutile
messaggio di generica pace.
Esagero? Prego Dio che sia esagerazione.
Tra quattro settimane celebreremo il Natale.
Non giochiamo a far finta che poi Gesù nasce,
Gesù è già nato, morto e risorto, vive accanto a me.
Il problema è, semmai, se io sono nato.
Spero che ognuno di voi si accorga di avere accanto
l'inaudito di Dio, Gesù Cristo.
Buon cammino e Santa Domenica a tutti voi da Fausto.

Nessun commento:

Posta un commento