VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



Per informazioni e contatti scrivere a:

FAUSTOBERTILLA@GMAIL.COM



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sabato 28 giugno 2014

Festa dei Santi Pietro e Paolo

LE COLONNE DELLA CHIESA.
Oggi è la festa di Pietro e di Paolo, del nostro passato,
del dono della custodia e dell’annuncio della fede.
Pietro e Paolo; così diversi,
così straordinariamente diversi.
Pietro; il pescatore di Cafarnao, uomo semplice e rozzo,
entusiasta e irruente, generoso e fragile.
Paolo; l’intellettuale raffinato, lo zelante persecutore,
il convertito divorato dalla passione.
Nulla avrebbe potuto mettere insieme
due persone così diverse.
Nulla! Solo Cristo!
Pietro, anzitutto; Pietro il pescatore di Cafarnao,
uomo rude e semplice, di grande passione e istinto,
Pietro che segue il Maestro con irruenza,
poco abituato alle sottili particolarità teologiche,
Pietro che ama profondamente Gesù, che ne scruta i passi,
Pietro il generoso e che pure sa poco di diplomazia e il più
delle volte interviene grossolanamente e a sproposito…!
Pietro che è scelto, proprio lui, non Giovanni il mistico,
per essere il capo del gruppo, per garantire nella fede i fratelli.
La storia di Pietro ha un’impennata inattesa, brutale;
Pietro dovrà essere masticato dalla croce,
sbattere pesantemente il naso contro il proprio limite,
piangere amaramente la propria fragilità per poter essere
davvero il punto di riferimento dei cristiani.
Nessuno di noi conosce la sua fede fino a quando
questa non è messa alla prova; così Pietro,
che si sentiva ormai adulto nella fede,
fondato nelle sue convinzioni, deve fare i conti con la sua
(che è la nostra) paura e rinnega il Maestro e piange.
Infine l’incontro, splendido, unico, al lago di Tiberiade,
l’incontro col Risorto che gli chiede, ora, di amarlo.
Pietro abbassa lo sguardo, sente tagliente
bruciare la ferita dentro di sé.
Eppure crede, eppure ama; ora sì,
è davvero capace di confermare i fratelli, ora sì,
sul serio, può accompagnare il cammino dei fratelli.
Grande Pietro, noi ti amiamo.
Uomo abituato alle ruvidi corde,
all’odore pungente del pesce,
alle lunghe notti passate a governare la barca,
sei stato scelto per esserci pastore,
per custodire la fede, non migliore di noi ma vero,
autentico, capace di piangere i tuoi sbagli.
Per questo pianto noi ti amiamo, Pietro,
per questo silenzioso singhiozzo di cane fedele,
perché la tua fragilità e la tua paura sono le nostre paure.
A Pietro il Signore chiede di conservare la fede,
di tenerla intatta, di lasciarla crescere
dentro di sé e confermare i fratelli.
Perché mai Pietro è stato scelto
come garante della nostra fede?
Perché crede!
È l’unico che si è buttato nel lago andando incontro a
Gesù che camminava sulle acque, impulsivo come sempre.
Allora, amici, quando parliamo di Pietro,
dell’attuale Papa, andiamo all’essenziale.
Pietro, ancora oggi, è lì a garantirci che la fede
che viene annunciata è la stessa che da
duemila anni professano i discepoli del Maestro.
Paolo, così diverso da Pietro, Paolo lo studioso,
l’intellettuale, il polemico, il credente intransigente e
fanatico che si trova per terra davanti alla  luce del Nazareno,
ci ricorda l’ardore della fede, l’ansia dell’annuncio,
il dono del carisma, il fuoco dello Spirito.
Senza di lui il cristianesimo sarebbe rimasto chiuso
nell’angusto spazio dell’esperienza d’Israele,
grazie a Paolo le mura sono state abbattute,
grazie a lui e alla sua forza il Vangelo ha valicato la storia.
Paolo il passionale, il focoso,
che ama e dona la vita alle sue comunità.
Difficilmente si sarebbe riusciti a mettere insieme
due figure più diverse, eppure la Chiesa è così,
fatta di gioiosa diversità, di dilagante ricchezza.
Pietro il pescatore, Paolo l’intellettuale,
le due colonne su cui poggia la nostra fede,
Pietro e Paolo, le colonne della fede,
c’insegnino a vivere nella tenerezza
dell’appartenere alla Chiesa.


giovedì 26 giugno 2014

Messaggio della Madonna a Ivan

Apparizione straordinaria a Ivan del 24
Giugno 2014 sul Podbrdo alle ore 22:00
Carissimi, ecco le parole di Ivan sull’apparizione da lui avuta
stasera, 24 giugno 2014, sul Podbrdo alle ore 22:00:
«Anche oggi, come ogni giorno dopo l’incontro con
la Madonna, vorrei avvicinare e descrivere anche a voi
ciò che è più importante dell’incontro di stasera.
Oggi è un giorno particolare: oggi, in questo luogo,
trentatré anni fa, il Cielo si è aperto e sono iniziati
gli incontri con Lei. L’incontro di oggi è stato veramente
molto gioioso e particolare.
La Madonna è venuta particolarmente gioiosa e felice
e ci ha salutato tutti col suo materno saluto:
“Sia lodato Gesù, cari figli miei!”.
Poi, davvero con grande gioia, ha steso le mani ed
ha pregato qui su tutti noi.
Ha pregato in particolare qui su voi malati presenti.
In seguito ha pregato per un tempo prolungato
particolarmente per la pace nel mondo e per la
pace nelle famiglie.
Poi ci ha benedetto tutti con la sua benedizione
materna e ha benedetto tutto ciò che avete portato
perché venisse benedetto. Ho anche raccomandato
tutti voi, i vostri bisogni, le vostre intenzioni,
le vostre famiglie e, in modo particolare, i malati.
Oggi ho raccomandato in modo speciale questa
parrocchia, che è scelta in modo particolare,
e tutti i parrocchiani.
Poi la Madonna ha pregato per un periodo di tempo
particolarmente per questa parrocchia e per i
sacerdoti che lavorano ed operano in questa parrocchia.
Poi la Madonna ha continuato a pregare qui su tutti
noi con le mani distese e in questa preghiera se n’è
andata nel segno della luce e della croce, col saluto:
“Andate in pace, cari figli miei!”.
Ecco, questo è ciò che è più importante
dell’incontro di stasera.
Ripeto ancora una volta che quello di oggi è stato
davvero un incontro eccezionale, particolare.
Voi stessi sapete che domani è il 25 e che la Madonna
rivolgerà un messaggio per tutto il mondo.
Aspettiamo domani per vedere cosa vuole
dirci la Madonna. Grazie!»


martedì 24 giugno 2014

Le foto del Viaggio a Roma di Aprile 2014

Eccovi amici le foto del bellissimo viaggio a Roma per
l'udienza generale di Papa Francesco del 23 Aprile 2014.
Bella esperienza e soprattutto aver avuto la possibilità di
conoscere tante persone splendide con cui condividere
le nostre esperienze, sono stati tre giorni splendidi vissuti
in armonia, voglio ringraziare Ornella Nicolini che mi ha dato
la possibilità di questa esperienza che rimarrà nel mio cuore,
colgo l'occasione di salutare tutti i componenti del viaggio,
con una promessa, stiamo organizzando per l'autunno una
domenica per incontrarci e stare assieme ancora una volta,
un abbraccio a tutti voi ed un saluto in particolare agli amici
del Friuli che saluto nel loro dialetto; Mandi Mandi.
Eccovi le foto di quelle giornate.









































domenica 22 giugno 2014

Pace, Pace, Pace

SENZA LA PACE VOI NON POTETE SPERIMENTARE L’AMORE
DI GESÙ NÈ OGGI NÈ NELLA VOSTRA VITA QUOTIDIANA
La pace nei nostri cuori è la condizione che permette a Gesù
di nascere nel nostro cuore, un evento che non dipende dai
giorni di festa o da date particolari, ma dipende dal nostro
rapporto con Dio e con gli uomini.
La pace è una grazia di Dio e il frutto dell'amore, del perdono,
della riconcilia­zione e della misericordia.
È il frutto della combinazione di queste cose.
Per tale ragione, la pace è la condizione per la nascita di Gesù
nel nostro cuore.
Ci è data l'occa­sione di vivere costantemente il Natale, il che
significa vivere circondati dalla pace e dalla gioia.
Altrimenti, rischiamo addirittura di non sperimen­tare il Natale
nemmeno nel giorno che gli è dedicato.
Ci lamentiamo spes­so che la nostra vita quotidiana, stressante
e frettolosa, non ci permette di pregare, di digiunare o di andare
alla messa, ma se cambiamo la nostra mentalità la nostra vita
può diventare una Betlemme.
Gesù nacque in una stalla, quindi in un contesto non molto umano
e que­sto ci indica qualcosa di molto importante.
Anche se nella vita di tutti i giorni ci troviamo costretti ad
accettare molte cose inumane e non cristia­ne, nonostante tutto
il sudiciume questa nostra vita quotidiana può diven­tare il luogo
di nascita di Gesù.
Dio ci ha reso possibile fare il primo passo, ma ad un'unica condizione,
quella di essere aperti a Lui.
Con quest'unica condizione soddisfatta, Egli può venire a noi.
Se consentiremo alle nostre fantasie e ai nostri desideri di muoversi
liberamente, allora ci troveremo di fronte alla possibilità che la nostra
vita quotidiana diventi un Natale.
Ciò implica una costante apertura fra tutti noi, fra tutta l'umanità,
fra tutte le nazioni e uno sforzo costante a scambiarci l'un l'altro
i doni e a sorprenderci l'un l'altro con l'amore.
In tal modo, la vita potrebbe diventare molto bella per ognuno.
Inoltre, non dovremmo dimenticare che non abbiamo bisogno di tante
cose per essere felici; è sufficiente costruire nuovi rapporti.
Più invece ci allontaniamo da un'atmosfera cristiana, più difficile
ci risulterà soddisfare i desideri del nostro cuore.
Che il Signore della Pace ci consenta di essere condotti da
quell'atmosfe­ra natalizia in ogni nostra decisione nella nostra
frettolosa vita quotidiana.
La stessa Medjugorje è un Natale perpetuo come a Betlemme,
dove molti vanno come pastori a scoprire Maria assieme a Gesù,
a vivere la pace, per poi tornare a casa cantando, vivendo in pace
e con il desiderio di por­tarla agli altri.
Cerchiamo, con l'aiuto del Signore di vivere in pace, perchè senza
la pace il nostro cuore e di conseguenza la nostra mente vanno in 
tilt, ed allora succedono cose assurde, stiamo vedendo ai nostri
giorni cose tremende.
Invochiamo la regina della Pace, perchè interceda presso il Signore
della Pace per tutti noi.  


Ed eccoci ad una grande Festa con;

Il dono della Presenza del Maestro
*                  Che strana festa il Corpus Domini...!
*                  Un momento in cui facciamo il punto della nostra fede,
confrontiamo le nostre piccole comunità e le nostre
piccole eucarestie al grande sogno di Dio.
Già: la Messa. Che ne abbiamo fatto?
Serve quasi a identificare il cristiano "buono", come se
quell'andare a Messa fosse, in fondo in fondo l'unica
cosa che caratterizza la nostra fede.
O, ancora, i molti, troppi amici che si definiscono "credenti
e non praticanti", come se qualcuno potesse dire "sono
innamorato non praticante della mia ragazza ...".
Quanti pensieri! Quanta amarezza sulle labbra.
Sì, amici, dobbiamo percuoterci il petto, sinceramente una
volta tanto, abbiamo gettato le perle ai porci, abbiamo
strappato la tunica, abbiamo banalizzato l'immenso dono
di Dio: la sua presenza.
La festa di oggi è lì a ricordarci che Gesù ha scelto di stare
in mezzo a noi in maniera concreta, visibile, tangibile.
Là dove una comunità si raduna e prega insieme al proprio
pastore, per la potenza dello Spirito il Signore si fa cibo.
Che ci crediamo o no, che lo vogliamo o no, ancora il Signore
si dona, si offre, si fa pane spezzato per la nostra vita.
Più della manna nel deserto, più del pane moltiplicato
a Cafarnao, Gesù ci ripete che la sua carne è vero cibo
e il suo sangue vera bevanda.
Il dono inaudito della presenza di Dio, la possibilità concreta,
reale, di "nutrirci" di Dio, di essere assimilati a Lui
("Chi mangia di me vivrà per me!"),
dimora troppo spesso ignorato nelle nostre comunità.
Allora permettetemi di guardarmi intorno e dentro e di
dire alcune cose che abitano il mio cuore.
Vedete: il problema non è che la Messa è troppo lunga
o i canti inadatti, anche se, è bene ricordarlo, dovremmo
dare il massimo perché le nostre liturgie siano belle e vivaci.
Credo che il problema vero sia la nostra poca fede.
Non importa se la predica (spesse volte!) è lunga, o noiosa
o lontana dalla mia vita.
Il fatto è che noi veramente non crediamo che Dio venga e ci
dia appuntamento.
Che fare? Crescere nella fede, anzitutto.
Ogni volta che ci prepariamo a partecipare all'Eucarestia,
attendere questo momento come l'inizio della settimana,
la chiave di volta.
Per fare questo dobbiamo ancora lavorare molto: nei paesi,
dove troppo spesso la pressione sociale imbalsama il Vangelo
(conosco gente che non fa la comunione troppo spesso perché
sennò poi la gente pensa che sia bigotto!), avendo il coraggio
di mettere Cristo al centro.
Nelle nostre città, dove l'assemblea è spesso anonima, avendo
il coraggio di appartenere alla comunità, di sentirsi bene
accolti, attesi, riconosciuti.
E' finito (grazie a Dio!) il tempo della presenza per non
sfigurare davanti al prete.
No: partecipare all'Eucarestia (ho detto: "partecipare"
non "stare parcheggiati"), significa mettersi in gioco,
in un atteggiamento di accoglienza e di fede.
Certo allora le nostre comunità dovranno riappropriarsi
della celebrazione: che la Messa parli di Dio!
Nell'attenzione ai gesti, all'ambiente, alle parole, ai canti,
ai segni, nel silenzio, nel desiderio della preghiera...!
Tutto dovrebbe parlare di Dio.
E per voi preti l'esigenza di lasciarvi cambiare dalla Parola,
renderla comprensibile e piacevole.
Parlare di Cristo prima delle esigenze morali, raccontare,
voi che avete avuto la gioia di seguirlo, del suo fascino e della
sua pienezza, più che di sottolineare astratti concetti teologici.
Abbiamo bisogno di riscoprire la freschezza e la gioia del ritrovarsi
a celebrare la misericordia di Dio, a riempire la nostra bisaccia
così che nessuno esca a mani vuote dalle vostre liturgie.
Quel gesto di Gesù che-in obbedienza al Rabbì e
al suo "Fate questo in memoria di me"-riproponete ogni domenica,
è uno squarcio aperto nel petto di Dio, la possibilità di accostarci
con verità e misura alla grande tenerezza del Signore.
Riscopriamo questo immenso dono!
Santa Domenica del Corpo e Sangue di Cristo a tutti voi.

sabato 14 giugno 2014

Santissima Trinità

SS. Trinità; Tre Persone che per il grande
Amore che hanno ne vediamo una sola.

Conversando con un Teologo mi disse: "Supponiamo che il papa,
per un colpo di sole, si alzasse una mattina e dicesse: "ci siamo
sbagliati, Dio non è Trinità, è unico!", cosa cambierebbe,
in concreto, nella nostra vita?".
Domanda spinosa e birichina che colpisce al cuore la nostra
fragile fede: non è un'inutile complicazione questa idea della Trinità?
Eppure Gesù è morto per svelarci il mistero stesso di Dio, anzi,
aiutati dal poderoso soffio dello Spirito Santo ricevuto, noi
professiamo un Dio comunione.
Proviamo ad approfondire il volto di questo Dio che è venuto a
raccontarsi perché tutti lo possiamo incontrare ed amare.
Gesù ci svela qualcosa di inaudito, inimmaginabile, inatteso:
Dio è Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Cioè: Dio non è il solitario perfetto, l'incommensurabile,
l'onnipotente - certo - ma solitario Motore Immobile (sommo
egoista bastante a se stesso?).
No: Dio è festa, famiglia, comunione, danza, relazione, dono.
Dio è tre persone che si amano talmente, che se la intendono
così bene che noi - da fuori - vediamo uno.
Abbiamo una così triste opinione di Dio!
No, la Scrittura ci annuncia che Dio è una festa ben riuscita,
una comunione perfetta.
Un po' come quando vediamo una coppia di sposi o di fratelli
che si vogliono talmente bene da sembrare una cosa sola.
Che bello!
Vedere realizzato in Dio ciò che noi sempre desideriamo!
Tre persone che non si confondono, che non si annullano
in un'indefinita energia cosmica, ma che, nella loro specificità,
operano con intesa assoluta.
Riusciamo addirittura a delineare l'opera, il lavoro di ognuno,
il "carattere specifico" di ogni persona: riconosciamo l'impronta
del Padre nella Creazione, nello stupore della natura;
riconosciamo l'agire del Figlio nella sua volontà di salvezza
dell'uomo; riconosciamo lo Spirito che accompagna,
porta a compimento e santifica l'umanità pellegrina.
Ma andiamo oltre.
La Genesi ci dice che Dio per crearci si guardò allo specchio:
siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio.
Quindi - mi seguite - siamo fatti ad immagine e somiglianza
della comunione.
Adesso capisco un sacco di cose!
Capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura:
è contro la mia natura!
Capisco perché quando amo, quando sono in compagnia,
quando riesco ad accogliere e ad essere accolto sto così bene:
realizzo la mia vocazione comunionale!
Allora siamo seri: se diamo retta ai profeti di sventura del
nostro tempo che ci spingono a dar retta solo al nostro ombelico,
che mettono sempre e solo il "se" al centro, rischio di
prendere delle terribili cantonate.
Non seguite chi vi parla di "autorealizzazione", dimenticando
che è nel gioioso e adulto dono della propria vita che realizziamo
la nostra natura profonda.
Se su una cosa dobbiamo investire, è proprio nella fatica dello stare
insieme, nella relazione, perché tutto il resto sarebbe tempo perso.
La festa della Trinità, allora, è la festa del mio destino, è lo specchio
della mia attitudine profonda, è il segreto della mia felicità.
A questa comunione s'ispirano le coppie che credono nel vangelo,
tese a raggiungere la pienezza nell'accoglienza reciproca (accoglienza
della diversità, bellezza della diversità) che dona vita.
E a questa comunione siamo invitati come singoli
e come comunità cristiana.
E' alla Trinità che dobbiamo guardare nel progetto di costruzione delle
nostre comunità: la Chiesa (quella sognata da Dio, intendo, non lo
sgorbio presente nelle nostre menti fatto di rigidezze e sovrastrutture)
è lo spazio pubblicitario della Trinità nel mondo d'oggi.
Guardando alla Chiesa l'uomo si accorge di essere capace di comunione.
Uniti nella diversità, nel rispetto l'uno dell'altro, nell'amore semplice,
concreto, benevolo, facciamo diventare il nostro essere Chiesa splendore
di questo inatteso Dio comunione…!

Santa Domenica della Trinità. 

mercoledì 11 giugno 2014

Un messaggio della Madonna da Medjugorje

Cari figli, oggi vi invito a pregare in modo speciale per la pace.
Cari figli, senza la pace non potete sperimentare la nascita
del piccolo Gesù, né oggi né nella vostra vita quotidiana.
Per questo pregate il Signore della Pace perché vi protegga
sotto il suo manto e vi aiuti a capire la grandezza e
l'importanza della pace nei vostri cuori, così da poterla
diffondere dai vostri cuori nel mondo intero.
Io sono con voi e intercedo per voi presso Dio.
Pregate, perché satana desidera distruggere i miei progetti di pace.
Riconciliatevi gli uni con gli altri e offrite la vostra vita per far
regnare la pace su tutta la terra.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata!                                                                                         PACE, PACE, PACE, PACE, PACE, PACE E PACE
Nel messaggio di questo mese, la Madonna ripete la parola
pace almeno sette volte, cosa che non accade spesso.
E molto difficile dire se questo messaggio si riferisca o meno
a qualcosa di specifico che sta acca­dendo nel mondo.
In futuro sarà possibile confrontare i messaggi con le
situazioni attualmente in corso.
Vorrei menzionare due situazioni che dimostrano quanto
sia opportuno porsi questa domanda.
Anche nel mes­saggio del luglio 1990, Maria ha ripetuto
la parola "pace" sette vol­te e qualche giorno dopo
scoppiò la crisi nel Golfo Persico, e sappiamo quante
vittime ha provocato.
Poi, qualche tempo dopo, il 17 Agosto 1990, anche in Croazia si fecero
senti­re le prime tensioni, quando vennero erette le prime barricate.
Poi ancora, qualche mese dopo il 16 Novembre 1990, due giorni
prima delle prime elezioni libere in Bosnia Erzegovina, la Madonna
invitò i veggenti e i parrocchia­ni a salire sul Monte Krizevac
per la preghiera serale.
Alle 10.30 apparve ai veggenti e invitò tutti i presenti a pregare
molto e a fare sacrifici per la pace.
Quindi, l'idea che Maria, in modo molto discreto, faccia
riferimento a eventi concreti nel mondo sorge spontanea.
Quando guardiamo al grande progetto, alla realizzazione
della pace nel mondo, risulta più facile capire che queste
apparizioni sono in relazione con le situazioni nel mondo.
Fin dall'inizio, Maria ha parlato ai veggenti e a tutti gli uomini
di buona volontà con parole che non dobbiamo dimenticare: "Con
le preghiere e il digiuno si possono evitare anche le guerre".
Con quelle parole, siamo stati resi tutti personalmente responsabili
della situazione nel mondo.
Nel messaggio del 25 Ottobre 1990, la Madonna ci ha invitati
alla preghiera, al sacrificio, alle buone opere, perché Satana
cerca di distrug­gere la pace con tutta la sua forza.
Così, le nostre armi in questa lotta con­tro i poteri del male
e le loro intenzioni sono la preghiera, il sacrificio e le buone opere.
Senza essere pessimisti o profeti della fine del mondo, risulta chiaro
che questo tempo è particolarmente bello e particolarmente difficile.
Ci sono tanti movimenti e individui che si impegnano per la
causa della pace e che cercano di fare tutto il possibile
affinché la pace diventi una realtà per tutti i popoli di tutte
le razze, ma, d'altra parte, ci sono anche molti più rischi di distruzione
universale di quanti ce ne siano mai stati nel­la storia dell'umanità.
Quello che succederà dipenderà da chi di noi prega, digiuna, fa sacrifi­cio.
Possiamo ancora essere ottimisti, perché Maria è riuscita a
mobilitare molti uomini di buona volontà in tutto il mondo,
che si impegnano instan­cabili nella causa della pace e
che la seguono sul suo cammino.
IN MODO SPECIALE
Ancora una volta ci possiamo chiedere cosa può significare
questa espressione e a questa domanda dobbiamo trovare
una risposta soddisfa­cente.
Per farlo, dobbiamo accettare che esiste un modo normale
di prega­re e di impegnarsi, un modo che non è speciale,
che è invece quello al quale la Madonna ci sta invitando.
Il modo normale potrebbe essere quello che adottano
molti cristiani quando, a volte, pregano per la pace
con scarsa consapevolezza.                                   
Ogni volta che preghiamo Nostro Padre, comunque,
preghiamo per la pace, perché preghiamo per il Regno di Dio.
Lo facciamo anche a messa, ma non è ancora sufficiente.
Maria, come Regina della Pace, nella sua scuola di pace
desidera che ci impegniamo in modo molto consapevole.
In un suo messaggio, troviamo la risposta alla nostra domanda.
Lei desidera che preghiamo, che facciamo sacrificio,
che compiamo buone opere e che facciamo tutto questo
in favore della pace, perché, come abbiamo sentito,
sull'altro versante l'eterno nemico della salvezza dell'umanità
lotta contro la pace con tutta la sua forza.
Co­me dice in questo messaggio, il diavolo non si stanca mai
e corre all'im­pazzata, come un leone ruggente a caccia di prede;
allora, l'impegno cri­stiano deve farsi davvero consapevole
e chiaro nei suoi scopi.
La pace nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nella Chiesa
e nel mondo deve essere l'intenzione cara ai cuori di noi tutti.
Portarci la pace è un'in­tenzione veramente seria della Madonna e,
quindi, noi dobbiamo darLe una risposta "in modo speciale".
Anche per tale ragione, quel modo implica la preghiera,
il sacrificio e le buone opere.
Questa intenzione deve essere offerta per la pace nel mondo,
ma anche per i popoli, per i presiden­ti o i gruppi che non vogliono
la pace, bensì la guerra.
Dovremmo offrire le nostre preghiere anche per coloro che
organizzano le giornate di preghie­ra, gli incontri di preghiera
o i giorni di digiuno.
In tal modo ci muoverem­mo veramente nel senso che la Madonna intende.
Non ci è sconosciuto che lei ha chiesto chiaramente delle novene
ai veg­genti e giorni di digiuno ad alcune persone nella Chiesa e
nel mondo, ma questo rimane certamente un loro affare privato.

sabato 7 giugno 2014

Domenica di Pentecoste

Vangelo secondo Giovanni (20, 19-23) anno A.
Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi:
ricevete lo Spirito Santo.
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato,
mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano
i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù,
si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Detto questo, mostrò loro le mani e il costato.
E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi!
Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».
Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete
lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno
rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
Vieni Spirito!
Colomba ... fiammelle di fuoco ... vento ... No: decisamente
a immaginarci lo Spirito Santo facciamo una gran fatica.
Mi spiego: il Padre tanto quanto, è l'Incommensurabile,
l'Onnipotente, e allora un simpatico vecchione barbuto ci sta.
Il Figlio è facilissimo con la ricchissima descrizione che la storia
ci ha consegnato e il suo bel viso brunito contornato da una
bella barba rasa ce lo restituisce all'immaginazione.
Ma lo Spirito! Vagamente legato alla Pentecoste, lo rispolveriamo
in occasione della Cresima (ah! Sacramento difficile da vivere
per i nostri ragazzi in piena crisi adolescenziale…), rischia di
restare accantonato nelle nostre devozioni come un "qualcosa
di più" di un santo. Che tristezza!
Così pochi conoscono delle preghiere di invocazione dello Spirito.
Lo Spirito è presenza d'amore della Trinità, ultimo dono di Gesù
agli apostoli, nominato con rispetto e con titoli straordinari da
Gesù: " Vivificatore", "Consolatore", "Ricordatore", invocato
con tenerezza e forza dai nostri fratelli cristiani d'oriente.
Senza lo Spirito saremmo morti, esanimi, spenti, non credenti, tristi.
Esagero? No, è che lo Spirito, così discreto, così impalpabile,
indescrivibile, è la chiave di volta della nostra fede, ciò che unisce tutto.
L'unico esempio che mi sembra spiegare bene ciò che ho nel cuore
è questo: immaginatevi di essere una radio (a voi la scelta tra un
sofisticato apparecchio Hi-Fi o una scatolina portatile) e immaginatevi
che il Signore Gesù, la fede, la vita di Dio sia una potente stazione radio.
Bene: se non siamo in sintonia, se non cogliamo la giusta frequenza,
sentiremo solo un fastidioso ronzio.
Idem con lo Spirito (che spero mi perdoni per la bestialità di esempio!):
se non ci mette in sintonia la fede, ci giunge agli orecchi del cuore solo
un fastidioso brusio.
Davvero lo Spirito, già ricevuto da ciascuno nel Battesimo, è Colui che
ci rende presente qui e ora il Signore Gesù. Siamo soli?
Abbiamo l'impressione che la nostra vita sia una barca che fa acqua
da tutte le parti?
Ci sentiamo incompresi o feriti?
Invochiamo lo Spirito che è Consolatore che con-sola,
fa compagnia a chi è solo.
Ascoltiamo la Parola e fatichiamo a credere, a fare il salto definitivo?
Invochiamo lo Spirito che è Vivificatore, rende la nostra fede schietta
e vivace come quella dei grandi santi.
Facciamo fatica a iniettare Gesù nelle vene della nostra quotidianità,
preferendo tenerlo in uno scaffale bello stirato da tirare fuori di domenica?
Invochiamo lo Spirito che ci ricorda ciò che Gesù ha fatto per noi.
Così gli apostoli hanno dovuto essere abitati dallo Spirito, che li ha
rivoltati come un calzino, per essere finalmente, definitivamente,
annunciatori e, allora, solo allora, hanno iniziato a capire, a ricordare col cuore.
Ecco allora che le immagini del fuoco, del vento, sono quanto mai azzeccate,
e la pagina degli Atti è straordinaria in questo suo esagerato uso di parole
che sottolineano lo stupore, la meraviglia, il cuore che scoppia.
Se abbiamo sentito il cuore scoppiare, ascoltando la Parola, stiamo tranquilli:
c'era lo Spirito che, finalmente, era riuscito a forzare la serratura
del nostro cuore e della nostra incredulità!
Non ci capiamo con chi ci sta intorno, col nostro parroco, col nostro confratello?
Invochiamo lo Spirito che provoca l'antiBabele (ricordate quel bel racconto
della gene che non si capiva più?) ricucendo gli strappi del nostro
non capirci per suscitare comunioni sotterranee che vanno al di là delle simpatie.
Abbiamo bisogno, urgiamo, ci è indispensabile invocare lo Spirito perchè
ci cambi il cuore, ce lo riempia, dia una sveglia alla nostra fede.
Non è tempo perso il tempo dedicato ad invocarlo, a supplicarlo,
a fargli vedere che lo aspettiamo.
Allora, amici, ancora socchiudiamo gli occhi assieme e con fede,
con forza, con passione, sussurriamo ancora una volta: "Vieni Spirito Santo".

Santa Domenica di Pentecoste.