VIAGGIAMO SULLE ALI DELLA MISERICORDIA

Il nostro intento e' quello di condividere l'amore del Signore e la maternità di Maria che hanno per tutti noi anche attraverso l'organizzazione di pellegrinaggi al santuario dell'Amore Misericordioso e da alcuni anni anche a Medjugorje.



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lunedì 1 novembre 2010

Un pellegrino disilluso

Come è giusto e doveroso,
mettere gli elogi degli amici che ci
hanno seguito in pellegrinaggio,
questa volta abbiamo la possibilità di
mettere anche un lamento.
Un lamento che mi è pervenuto da un
amico di viaggio, Il quale mi dice:
“Sono venuto a Medjugorje con tanta speranza,
a causa di un problema personale,
ho sperato di ricevere un aiuto,
ormai sono passate alcune settimane e
mi ritrovo come prima di partire se non peggio!”.
Ti dico grazie per questo tuo sfogo,
che hai voluto condividere con me,
mi dispiace, credimi, ci ho pregato anch’io di cuore.
Sappi che è capitato anche a me,
tante volte, di rimanere illuso.
Ed è giusto lamentarci.
O, NO!
Permettimi di risponderti, poi,
se ti sentirai deluso puoi mandarmi a quel paese,
abbi però la pazienza di leggere
la mia risposta fino in fondo.
Inizio la mia risposta con un momento di vita di Gesù,
tormentata, letteralmente il brano del Vangelo dice:
“Si è rifugiato nella regione di Tiro e Sidone per
fuggire la tensione che cresce intorno a Lui.
Anche Lui perciò aveva i suoi problemi,
come d’altronde tutti noi,
fanno parte della nostra esistenza, purtroppo.
Ci mancherebbe che non lo fosse.
MATTEO 15,25-28.
In quel tempo,
Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone.
Ed ecco una donna Cananèa,
che veniva da quella regione,
si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide!
Mia figlia è molto tormentata da un demonio”.
Ma Egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono:
“Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”.
Egli rispose: “Non sono stato mandato se
non alle pecore perdute della casa d’Israele”.
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo:
“Signore, aiutami!”.
Ed Egli rispose: “Non è bene prendere il pane
dei figli e gettarlo ai cagnolini”.
“È vero, Signore-disse la donna-,
eppure i cagnolini mangiano le briciole che
cadono dalla tavola dei loro padroni”.
Allora Gesù le replicò:
“Donna, grande è la tua fede!
Avvenga per te come desideri”.
E da quell’istante sua figlia fu guarita.
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Un Brano del Vangelo durissimo.
Per questo ho voluto metterlo.
Una donna, sofferente per la figlia ammalata,
chiede un miracolo al Figlio di Davide il quale,
letteralmente, non le rivolge neppure la parola.
Una durezza confermata dal giudizio dato dagli apostoli,
preoccupati dalla sceneggiata fatta dalla donna.
Mi sembra comunque che tu sceneggiate non ne hai fatte.
Almeno spero.
L’insistenza però è vincente;
la donna si butta ai piedi di Gesù e chiede aiuto.
La frase di Gesù è raggelante:
“Non è bene gettare il cibo dei figli in pasto ai cani”.
È un Gesù maleducato, quello che ci presenta Matteo.
Direi!
No amico, non è così.
Gesù ci sta dando una magistrale lezione
su come far crescere le persone.
La Cananèa si avvicina a Gesù sbraitando,
invocando una guarigione;
non le importa nulla di chi sia veramente Gesù,
non è sua discepola,
vuole solo il miracolo del guru di turno.
Il Maestro non le rivolge neppure la parola,
la sua durezza, però, è voluta.
La donna insiste.
Alla fine, esausta, si mette ai piedi del
Signore e chiede solo più aiuto.
Non impone più al Signore i termini del’intervento,
(voglio che accada questo),
ma esprime un generico e più autentico,
bisogno di aiuto.
La frase del Signore—durissima—è
uno schiaffo in pieno volto:
“Bel cane che sei, non t’interessi di me,
non segui la mia Parola, solo vuoi un miracolo.
Io, prima devo occuparmi dei miei discepoli”.
Così facciamo spesso noi!
Ci avviciniamo a Dio, che regolarmente ignoriamo,
quando qualcosa non funziona,
quando abbiamo dei bisogni.
Lasciamo la nostra fede in uno stato di
penosa sopravvivenza e poi,
quando la vita ci chiede un qualche conto,
ecco i ceri che si accendono e le
devozioni che si moltiplicano.
Quando non cadiamo nel ricatto:
“Dio, se esisti, fa che succeda questo….”.
E Dio tace, non ci rivolge neppure la parola.
Se, però, insistiamo, attenti,
potremmo sentirci dire la stessa frase del Vangelo:
“Bella faccia che hai, te ne freghi di me
e ora invochi un miracolo!”.
Cavoli!
Come avremmo reagito noi al posto della Cananèa?
Sinceramente io mi sarei offeso, e me ne sarei andato.
Stanne certo!
La donna Cananèa no, riflette.
La guancia ancora le fa male,
mette da parte il suo amor proprio e confessa:
“Hai ragione, Signore, hai ragione,
sono proprio un cane,
vengo da te solo ora che ne ho bisogno.
Ti prego, però, fai qualcosa”.
Me lo vedo il volto duro di Gesù che si
scioglie in un accogliente sorriso:
“Risposta giusta, questa volta,
la tua fede ora produce miracoli!”.
Bellissimo; grandioso, che Gesù abbiamo.
Mi domando spesso:
“Ma ce lo meritiamo?”.
Sinceramente non lo so.
Perciò, non sempre chi ti accarezza ti ama,
non sempre chi ti fa dei complimenti desidera il tuo bene.
A volte, e questo brano del Vangelo lo dimostra,
anche uno schiaffo ci richiama alla verità.
Allora, ben vengano questi schiaffi di Gesù,
se servono a riportarci sulla retta via.
Non voglio essere un giudice,
e nemmeno l’avvocato di Dio.
Voglio solo farti comprendere che tante volte
sbagliamo l’approccio con Lui.
Io per primo.
Ma se non ci demoralizziamo e insistentemente
ci rivolgiamo a Lui con insistenza e umiltà,
troveremo la grazia attraverso il suo Amore.
Dio ci mette alla prova, come è normale che sia.
A noi la volontà di superarla,
e a volte per farlo servono questi momenti forti
che troviamo attraverso il pellegrinaggio.
Ti auguro di superare questa prova e di trovare
il tuo momento di gioia e di grazia nel Signore Gesù,
medico delle nostre infermità.
Non sempre però ascoltiamo il medico
e non prendiamo le medicine che ci prescrive,
siamo fatti così purtroppo.
Ecco perché a volte Gesù è duro con noi.
Ti saluto e buona cura disintossicante,
ciao con affetto e continuo a pregare per te.

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